E’ il gran giorno della Cabina di Regia (tutte rigorosamente maiuscole) per Bagnoli. Si parla di bonifiche.Di risanamento dei suoli.
Finalmente il fin qui evanescente commissario governativo e super-renziano Nastasi si appresta a fare una mossa.
Ha elaborato un piano che dovrebbe essere di inclusione delle istituzioni locali e delle associazioni della società civile: Metterle tutte a un tavolo e prendere le decisioni che vanno prese, in armonia istituzionale e pace dei sensi. Mette sul piatto, con gran colpo di fanfare a mezzo stampa, 50 milioni di euro. Addirittura. Manco fossero i 14 miliardi dell’Expo. Vuole far sentire il profumo dei soldi. Il tintinnio delle monete.
In realtà la favoletta di Nastasi non se la beve nessuno e il commissario come previsto rimane con i rappresentanti della Regione, del rettore dell’università (in forma personale), prezzemolo Legambiente, la Fondazione Idis di Città della Scienza e il Comune di Pozzuoli. Si di Pozzuoli. Ma non di Napoli. Perché sindaco e giunta comunale disertano il tavolo istituzionale. E’ da tempo d’altronde che amministrazione comunale e Governo sono in rotta. Fu proprio l’atto d’imperio su Bagnoli di Renzi a determinarla. Da allora, bisogna ammettere, De Magistris non le ha mandate a dire. Anzi si può affermare con sicurezza che il commissariamento ha determinato il deciso cambio di passo dell’amministrazione, da allora molto più permeabile alle istanze sociali.
In effetti il commissariamento, più che un attacco a De Magistris e alla sua giunta, è un attacco alla città di Napoli e al quartiere ex operaio di Bagnoli. Venti anni di bonifiche hanno notoriamente portato solo ad un esagerato spreco di denaro pubblico e a torbido malaffare; ma adesso si scavalca addirittura ogni logica democratica e si pretende di decidere su un’area strategica del territorio metropolitano senza alcun controllo pubblico o formale.
La cabina di regia insomma è la foglia di fico a coprire vergogne inenarrabili. Non le narrerà di certo il maggiore quotidiano locale Il Mattino, di proprietà di Caltagirone, in quanto gli interessi del proprietario sull’area sono notevoli. L’unica cosa che ad ora appare certa è che a rimettersi a lavoro nell’area saranno gli stessi che per vent’anni non hanno fatto nulla. Hanno intascato e basta. Sono colossi quali Cementir e Fintecna. Cacciati qualche tempo fa dal Comune di Napoli. Quando si dice le coincidenze…
Ma il meglio è altrove. Ad esempio, alle 15.30 alla Galleria Umberto I si riunisce la Napoli a cui non piace la faccia paciosa di Salvo Nastasi. Non per turbe fisiognomiche, ma perché dietro la sua tranquilla inconsistenza si nasconde il feroce esecutore degli interessi dei forti. Che non vogliono ostacoli a sbarrargli la strada.
Centinaia e centinaia di persone ad affollare la galleria storica del centro di Napoli. C’è ovviamente molta Bagnoli. L’assise per Bagnoli, il centro sociale Iskra, i disoccupati del comitato 7 novembre. Delle problematiche reali del quartiere nessuno ne sa quanto loro. Vi sono poi i ragazzi dei vari centri sociali napoletani, delegati dell’usb e dei Cobas, cani sciolti e cittadini, diciamo così, comuni. Ci sono pure un paio di assessori della giunta comunale e il sindaco. La ressa è tanta. Le telecamere e i taccuini inseguono il sindaco e gli assessori. In effetti non è cosa comune vedere un sindaco partecipare ad un’assemblea dei movimenti sociali.
Inizia l’assemblea lo storico attivista bagnolese Massimo Di Dato, a spiegare la genesi delle proteste e vent’anni di resistenza. E’ poi il turno del sindaco che si rende disponibile a sostenere la difesa al Governo Renzi a nome della città. Parla di violenza istituzionale, di mafia che ritorna, di partecipazione popolare necessaria. Applausi. L’assemblea dura poco più di un’ora perché vi è da consegnare presso la Prefettura il pacco dono per Salvo Nastasi. A pacco rispondo pacco sembrano volere dire i movimenti napoletani. Un gran pacco di cartapesta ben infiocchettato di rosso.Fa in tempo a prendere la parola anche il segretario regionale della Fiom che punta sull’orgoglio di stare dalla parte giusta. Meglio tardi che mai.
Si parte in corteo. Si parte e si arriva presto. La prefettura è nella vicina Piazza Plebiscito. E qui succede quello che non ti aspetti. L’innocuo incedere dei ragazzi col pacco di cartapesta verso i portoni della prefettura diviene motivo per caricare la piazza. In più si tenta di recintare l’area dei manifestanti attorniandoli con cordoni di polizia. Sembra un assedio. Ad una pacifica manifestazione. Ma che succede? Perché questo approccio bellico della polizia? Si fa fatica a riportare la calma.
Solo dopo tanto urlare si riesce a trattare coi responsabili di piazza e pretendere di liberare l’assedio e rimuovere i cordoni laterali di celerini. Tutto molto surreale. L’impressione è che i dirigenti delle forze dell’ordine rispondano a precisi input nazionali e abbiano avuto bisogno di creare ad arte il tafferuglio per cercare di criminalizzare una protesta sociale che vede avanzare insieme movimenti sociali e radicali e amministrazione comunale in una sinergia in cui si è autonomi l’uno dall’altra ma si converge verso l’obbiettivo comune: la difesa della città.
Non è un caso che anche le mediazioni degli assessori Piscopo e Fucito, presenti alla consegna del pacco, non abbiano sortito nessun effetto significativo nelle trattative con le forze dell’ordine. Polizia ancora una volta che si muove come forza autonoma rispondenti a interessi particolari e opachi. Un episodio che sarà bene non sottovalutare. Un episodio preoccupante.
I signori della speculazione le tenteranno tutte. Si è capito. Schiereranno in campo tutte le forze a loro disposizione. Picchieranno insensatamente e duro.
Come la polizia ieri sera.
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