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Brasile. La destra mobilita la piazza contro il governo di Dilma Roussef

Migliaia di persone sono scese in piazza ieri in tutto il Brasile in una giornata nazionale di protesta chiedendo l’impeachment della presidente, Dilma Rousseff, espressione del PT, il Partido de los Trabahadores. La presidente è accusata di corruzione e di essere coinvolta nello scandalo Petrobras, oltre che di essere la responsabile della crisi economica del Paese dopo un lungo periodo di espansione economica.

Proteste di piazza contro la Rousseff si erano già tenute in Brasile in marzo e in aprile, ma c’erano state anche grandi manifestazioni di sostegno al governo di Dilma e del Pt.  I sostenitori dell’ impeachment affermano che Dilma Rousseff non potesse non essere a conoscenza del ricco giro di tangenti attorno alla compagnia petrolifera nazionale Petrobras , ma Dilma ha sempre negato qualsiasi suo coinvolgimento nella vicenda e un’inchiesta su di lei è stata archiviata dalla magistratura. Tre mesi fa un ex manager della Petrobras ha tirato direttamente in ballo Dilma Roussef, accusandola di aver autorizzato, quando nel 2006 era ministro nel governo di Lula e amministratrice di Petrobras, l’acquisto di una raffineria negli Stati Uniti a un prezzo superiore a quello di mercato. Dilma Roussef ha sempre detto di essersi opposta a quell’acquisto.

E ‘vero che per Dilma la vita si era già complicata con l’ultimo campionato mondiale di calcio tra giugno e luglio di un anno fa. Gli enormi investimenti per la costruzione delle infrastrutture richieste dalla FIFA, erano stati apertamente messi in discussione nel corso di manifestazioni popolari di massa il giorno precedente l’apertura del campionato. Sono stati contestati per la loro “convivenza” con i deficit in materia di istruzione, sanità, occupazione e l’aumento del prezzo dei trasporti.

Il punto è che in America Latina il Brasile è un attore chiave nella geopolitica regionale. E gli Stati Uniti lo vedono come un attore attivo contro i loro interessi. Il Brasile è il braccio latinoamericano dei paesi Brics. Ma visto dal di dentro, il Brasile può sembrare un anello debole per molti dei problemi sociali interni sui quali i governi del PT hanno fallito o che non sono riusciti a risolvere.
Alla testa degli attacchi contro la presidenza di Dilma si trova il conglomerato mediatico del Gruppo Globo, il quale sostiene apertamente la destituzione della presidentessa. Il direttore del Gruppo Globo, già a febbraio con una vasta campagna su face book esigeva la destituzione o l’impeachment di Dilma.
Ma l’opposizione”politica” al governo di Dilma e del Pt, è guidata dal Partito della Socialdemocrazia Brasiliana (PSDB), il cui candidato presidenziale Aécio Neves ricorda il venezuelano Capriles, ossia i teorici del golpe “soft”. Il “golpe soft” viene sollecitato e finanziato dalle fondazioni di destra degli Stati Uniti; “Siamo nel bel mezzo di un processo di destabilizzazione del governo del Presidente della Repubblica, Dilma Rousseff” – afferma lucidamente il direttore del giornale Carta Maior, Joaquim Palhares – “Il tentativo sarebbe “in linea con tutti i tentativi in corso in America Latina testati proprio in questi ultimi anni: colpo di stato costituzionale, rovesciamento parlamentare, colpo di stato al rallentatore”.

Un altro commentatore brasiliano, Beto Almeida, ha affermato che “l’opposizione mira a privatizzare il petrolio del Brasile e venderselo alle transnazionali. Se questo avvenisse sarebbe un grande arretramento del paese. Ai settori golpisti disturba il fatto che il Brasile sia inserito in un processo di integrazione e per questo punta a creare un clima di destabilizzazione”

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