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Amministrative di Torino. Il feudo in subbuglio

A Torino le voci di un risultato deludente per il Pd trovano una clamorosa conferma negli scrutini. Il Pd non è più il primo partito torinese: 29,78% contro il 29,96 del Movimento 5 Stelle. In un voto in cui l’affluenza alle urne è diminuita rispetto alle precedenti consultazioni del 9% (57,17% contro il 66,53 del 2011) le percentuali lasciano il tempo che trovano. Vediamo dunque i risultati assoluti.

Rispetto a cinque anni fa, Fassino come candidato sindaco perde 95 mila voti ed il Pd 32 mila, passando rispettivamente da 255 a 160 mila, e da 138 a 106 mila voti. Un vero crollo. Bisogna mettere nel conto, rispetto alle elezioni del 2011, l’assenza dalla coalizione di Sel e dell’Italia dei Valori, che però messe insieme non hanno raccolto più di 15 mila voti, con l’IdV annichilita.

Il Movimento 5 Stelle, vero vincitore, sfonda con 107 mila voti che gli fanno sfiorare il 30%, e diventa così il primo partito a Torino.

Se il Pd crolla soprattutto nelle periferie ex operaie, l’ex dirigente della Fiom-Cgil Giorgio Airaudo e la sua lista di sinistra raccolgono i risultati migliori nelle zone in cui anche Fassino è più forte: centro e quartieri gentrificati. L’autonomia dal Pd affermata ambiguamente già sul piano politico («Chi appoggeremo al ballottaggio? Mah boh si vedrà…») s’innesta su una sostanziale contiguità a livello sociale: Airaudo raccoglie i voti di sinistra nelle zone del Pd, come da tradizione per Sel. A ‘sto giro, però, negli stessi quartieri raccatta voti anche la lista di sinistra alleata con Fassino, e Airaudo arriva a un deludente 3,7% con 14 mila voti.

Il cadavere del Pdl, quantificabile in un 10%, viene spartito equamente tra Rosso (candidato centrista) e Forza Italia.

La distribuzione territoriale del voto è interessante. Fassino perde in termini assoluti voti ovunque, ma il Pd rimane forte nei quartieri ricchi: il massimo distacco tra il sindaco uscente e i 5 Stelle si registra nei quartieri centrali di Torino dove Fassino, riuscendo a intercettare i voti persi dal centrodestra, raggiunge la maggioranza assoluta (51%) contro il 23% della candidata pentastellata Chiara Appendino. Nelle circoscrizioni abitate dal ceto medio in via di impoverimento i risultati sono in linea con la media cittadina, col Pd che va leggermente meglio nelle zone più residenziali. Fassino crolla però ignobilmente nei quartieri popolari, dove finisce dimezzato: da 31 a 16 mila voti in circoscrizione 5 (Borgo Vittoria, Madonna di Campagna, Lucento, Vallette), da 23 a 13 mila in circoscrizione 6 (Barriera di Milano, Falchera ecc.). Zone in cui i 5 Stelle raccolgono i maggiori consensi con la Appendino che raggiunge la maggioranza relativa nella quinta (17 mila voti), e arriva seconda di un solo punto e mezzo nella sesta circoscrizione (12 mila voti). In queste zone l’astensione, già più alta rispetto alla media cittadina nell’ultima tornata elettorale, è cresciuta meno sensibilmente. I pentastellati sono riusciti a intercettare una parte rilevante del malcontento popolare e a tradurla in voti; la sinistra di Airaudo nelle zone popolari non riesce a mettere neppure un’unghia: qui raccoglie un po’ dappertutto percentuali inferiori anche alla già bassa media del resto della città.

E i lepenisti? Nelle zone più disagiate non raccolgono quasi nulla: in media appena un punto e mezzo in più rispetto alle altre zone della città. Un vero flop.

Insomma astensionismo alto, soprattutto nei quartieri popolari; che però, quando votano, scelgono Movimento 5 Stelle.

Ora dritti al ballottaggio, tra due settimane: attendiamo frementi di sapere chi si unirà all’ammucchiata del centro-centrosinistra, dove la sinistra porterà i suoi (pochi) voti e tutto il resto. Però una certezza in tasca ormai ce l’abbiamo: il signorotto si è chiuso nella cittadella dei ricchi, ma fuori qualcosa (finalmente) sta cominciando a muoversi.

 

Redazione Contropiano Torino

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1 Commento


  • stefano battolla

    analisi ineccepibile. Purtroppo i primi a non saper leggere o , meglio, a NON VOLER leggere il significato del voto popolare sono proprio i 5stelle. Nel mio piccolo avevo provato, in occasione del voto locale di due anni fa nella mia città ( Firenze ) a spiegargli, dati alla mano, come il disgio sociale delle periferie si esprimesse decisamente ( come a Torino e Roma, ma credo ovunque ) nel voto a loro favore e come invece la “sinistra borghese” ( Sel e affini ) restasse relegata, appunto, ai quartieri borghesi…con tutte le implicazioni che ben conosciamo ( la sinistra borghese quando non collegata al disagio e alle lotte popolari finisce inevitabilmente per “riunirsi” alla destra borghese, abbandonando i ceti subalterni all’ intossicazione fascistoide ).
    Credo che i 5stelle , al momento, rappresentino l’ “urlo disperato” del popolo, non so se siano in grado di porsi come guida strutturata e capillare della rivolta. Temo, ahimè, che non ne abbiano neppure l’ intenzione.

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