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Una nuova truffa sulle pensioni per ramazzare un po’ di consenso…

Il referendum si avvicina e il governo rischia seriamente di perderlo. Sorge dunque la necessità di costruire velocemente consenso per evitare il defenestramento di un esecutivo servo delle banche, ma utilissimo dal punto di vista del capitale multinazionale. Uno dei temi utili è stato individuato nel nodo pensioni, dove bisognerebbe dare almeno l’impressione di voler mitigare le punte più folli della “riforma Fornero”.

Il probema però è: come ottenere consenso con ritocchi sulle pensioni senza spendere (quasi) nulla?

A restringere il cerchio delle opzioni non c’è soltanto la Commissione Europea, che deve dare il suo ok a ogni legge di stabilità e che ritiene addirittura “un esempio per tutti” la riforma di Monti e Fornero. C’è soprattutto il forte rallentamento della giù stentatissima “ripresa”, tanto che pure il governo si è rassegnato a porre l’obiettivo – per l’anno in corso – al di sotto dell’1%.

Con queste premesse di bilancio, le misure allo studio non possono che essere “comsetiche”, adattabili allo storytelling renziano ma del tutto insignificanti – o addirittura dannose – per i pensionandi.

Di sicuro è dannoso, economicamente parlando, il meccanismo pensato per dare la lbertà di “anticipare” l’età del pensionamento fino a 3 anni. Come avevamo capito fin dal primo accenno (https://contropiano.org/news/politica-news/2016/04/28/pensione-anticipata-la-paghi-tu-gli-interessi-078410), al pensionando viene “concesso” di farsi un mutuo per andare in pensione prima. In pratica, l’uscita dal lavoro avviene con un doppio sacrificio: un assegno pensionistico molto più leggero (che può arrivare oltre il 10% in meno) e una rata mensile da versare alla banca che anticiperà all’Inps la cifra per pagare la pensione per tutto il periodo di “anticipo”.

Il “mutuo pensionistico” dovrebbbe avere una durata ventennale ed è abbastanza agevole fare due calcoli. Per un assegno pensionistico da 1.000 euro netti al mese – ma la maggior parte sarebbe comunque al di sotto di questa cifra – un lavoratore che vuol smettere tre anni dovrebbe “ottenere” circa 40.000 euro di “prestito”, da restituire in “comode rate” da 167 euro al mese (senza interessi, altrimenti sarebbero di più). Il suo assegno mensile sarebbe perciò pari a 1.000 – 167 – 100 (il 10% perso con la richiesta di anticipo): ovvero 733 euro. Un bel “regalo” governativo, no?

Ammettiamo che il nostro calcolo è grossolano (non abbiamo tenuto conto delle addizionali Irpef, per esempio), ma non più di quanto non stia avvenendo ai tavoli convocati dal governo. In questo modo, è la loro speranza, si metterebbe insieme la capra (il desiderio di molti lavoratori di non morire sul lavoro) con i cavoli (soldi che il governo non ha o non vuol mettere). Il conto, naturalmente, lo pagheranno le capre…

Il bello – si fa per dire – è che dal governo “giurano” che non si tratterebbe comunque di un mutuo, perché dal meccanismo del rimborso, in caso di morte del pensionato prima della scadenza ventennale, verrebbero esclusi… i figli! Insomma, lo Stato si accollerebbe in questo caso le rate ancora da versare, senza chiamare gli eredi a pagare al posto dello scomparso…

Altremisure in discussione comportano invece minori entrate o maggiori uscite, ma sembrano ancora più fondamentali per l’obiettivo di creare consenso. Da un lato ci sono le “ricongiunzioni” dei vari spezzoni di cariere contributiva (riguardano tutti quei lavoratori che sono stati in parte nel settore privato, in parte nel pubblico o addirittura come “autonomi”, partite Iva ecc). Fin qui queste ricongiunzioni hanno comportato un onere a carico del lavoratore, spesso così pesante da rendere la ricongiunzione stessa un danno. Eliminare quest’onere comporta ovviamente minori entrate per l’Inps, che lo stato dovrebbe andare a coprire.

Stesso discorso per le quattordicesime per gli assegni bassi. Un’estensione della platea – alzando la soglia dell’assegnominimo per averne diritto – oppure una cifra più robusta per la stessa platea comporta comunque un aumento dei costi. Così come un leggero innalzamento della “no tax area” (attualmente fissata a 7.750 euro per i pensionati under 75 e 8.000 per gli over).

Per tutte queste operazioni, che riguardano parecchi milioni di pensionandi e pensionati, però, il governo ha fin qui trovato appena 1,5 miliardi. Sarebbero queste le “risorse rilevanti” promesse dal ministro Poletti ma subito ridimensionate da Tommaso Nannicini, sottosegretario alla presidenza del consiglio e responsabile di tutta questa partita.

Da sottolineare che Cgil, Cisl e Uil non hanno trovato nulla da obiettare sul meccanismo dell’”anticipo” (se vuoi andare prima in pensione te la paghi tu…), e limitano le loro critiche alla dimensione “striminzita” delle risorse scovate dal governo. Una critica davvero “striminzita” per un’operazione mirante a cercare voti senza neanche contropartite reali…

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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3 Commenti


  • Dante Casora

    Sulle clausole “di premiorenza” sarà una assicurazione privata (obbligatoria per legge) che costringerà il pensionato (vale già oggi per le cessioni del quinto pensionistico) a firmare la “Dichiarazione di Buono Stato di Salute”.
    La Dichiarazione-questionario è un vero è proprio imbroglio legalizzato che costringe il pensionato, pena la mancata erogazione del prestito, a dichiarare una salute “da olimpionico”… Basta solo anche dichiarare l’utilizzo della comune cardioaspirina per far saltare la concessione. Non parliamo di diabete, artrite o interventi chirurgici. La Dichiarazione è una autocertificazione. Direte voi: “Basta dichiarare una buona salute, no?”. Non è così, poichè l’accettazione della polizza, obbligatoria, ripeto, per legge, autorizza legalmente la compagnia di assicurazione ad abolire il segreto medico professionale e a ricevere ogni tipo di informazione sanitaria sulle condizioni pregresse e attuali del richiedente.
    Dunque avete capito bene: NON C’E’ ALCUNA SICUREZZA CHE IN CASO DI PREMORIENZA IL PREMIO ASSICURATIVO VENGA PAGATO ALLA BANCA E CHE LA BANCA NON SI RIVALGA CONTRO FIGLI ED EREDI DEL PENSIONATO!!


  • paolo regolini

    governo utilissimo alle multinazionali? ma non ci avete ricordato voi stessi che de benedetti gli ha dato ruvidamente il benservito?
    Delle due l’una oppure andiamo a vuoto.
    regolins


  • cettina

    Riutilizzare ghigliottina subito

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