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Quando tre NO possono diventare un SI al cambiamento

Come riprendersi il controllo su economia e processi decisionali in presenza dei vincoli dell’Unione Europea? Sabato 3 febbraio a Roma, Eurostop/Potere al Popolo, ha organizzato su questo tema una giornata di confronto e discussione pubblica insieme a tutte le componenti che hanno dato vista alla lista unitaria alle prossime elezioni politiche.

Eurostop ha aderito convintamente all’esperienza di Potere al Popolo, ma ritiene che la rottura dell’Unione Europea sia un passaggio necessario per ogni ipotesi di emancipazione collettiva sul piano politico, economico e sociale del nostro paese. Su questo tema Pd, Forza Italia/Lega, M5S e LeU non presentano alcuna significativa differenza tra loro ma solo subalternità ai diktat di Bruxelles. Eurostop si è costituito intorno a tre No, alla Ue, all’euro e alla Nato, ma è evidente che misurandosi sul piano politico generale – e le elezioni sono un aspetto di questo piano – i tre No devono diventare una proposta di soluzione alternativa. Dentro il programma di Potere al Popolo vengono declinati due di questi tre NO (alla Ue dei trattati e alla Nato) e la discussione continua ad essere aperta, anche se meno drammatica che in passato.

Secondo un numero crescente di osservatori e soggetti politici, fortunatamente anche nella “sinistra”, la natura liberista e le disuguaglianze sociali connaturate ai trattati europei, sono incompatibili con lo spirito della Costituzione italiana. Il NO sociale nel referendum del 4 dicembre 2016, è stato anche questo. A peggiorare le cose sono venute le scelte imposte da Bruxelles come la modifica dell’art.81 in Costituzione che prevede l’obbligo del pareggio di bilancio, e l’attuazione del Fiscal Compact.

Su tutto pesano poi i parametri vincolanti, arbitrari come si è saputo successivamente, introdotti nel 1992 dal Trattato di Maastricht,  che nel 2000 hanno dato vita anche all’Unione Monetaria e dunque all’Eurozona. Ragione per cui separare la rottura con l’euro da quella tutta politica con l’Unione Europea, è semplicemente una sciocchezza o, nella versione fascio/leghista, una ingannevole stupidaggine del tutto strumentale.

Dunque stiamo dentro una gabbia di ferro articolata su una struttura di trattati vincolanti che stritola non solo gli aspetti economici e sociali – con gli esiti devastanti sotto gli occhi di tutti, in Grecia come nei ¾ dell’Italia – ma anche gli aspetti decisivi della sovranità democratica di un paese.

Da qui l’esigenza di mettere al centro il terreno della “rottura” con questa gabbia e questi apparati, come terreno preliminare e ineludibile di qualsiasi ipotesi di cambiamento sul piano economico e sociale che ridia priorità alle esigenze popolari. E’ evidente che dentro questi vincoli  tali cambiamenti, anche di segno riformista, non sono più possibili. Occorre dunque recuperare il controllo – dunque la sovranità popolare e democratica – su tutti gli strumenti di politica economica e di decisione politica sulle scelte del nostro e – ovviamente – degli altri paesi martoriati dai diktat dell’Unione Europea.

La giornata di discussione su “Rottura dell’Unione Europea e sovranità economica” si svolgerà a Roma, sabato 3 febbraio, dalle 10.00 alle 16.00 presso il centro sociale Intifada (via Casalbruciato 15), in zona Tiburtina. Sono previsti gli interventi degli economisti Ernesto Screpanti, Andrea Del Monaco, Giuliana Commisso, di candidati di Potere al Popolo come Giorgio Cremaschi, Giuseppe Aragno, Maurizio Acerbo, Mauro Alboresi, Giampiero Laurenzano e Franco Bartolomei, di esponenti di Eurostop come Mauro Casadio e Sergio Cararo, dell’europarlamentare Eleonora Forenza.

 

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