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Roma. Oggi il referendum sulla privatizzazione dell’Atac. Un NO chiaro e forte

Domenica prossima 11 novembre i cittadini romani potranno votare il referendum consultivo sulla privatizzazione del trasporto pubblico locale, promosso da Radicali Italiani e sostenuto dal Pd. Da tutti viene definito come il “referendum sull’Atac”, dal nome della azienda municipalizzata che copre oltre l’80% del trasporto pubblico della capitale perché il 20% è già stato privatizzato e gestito dal consorzio privato Roma Tpl. Il referendum è consultivo e per ritenersi valido devono votare almeno il 33% degli aventi diritto. Unici precedenti nella città furono i referendum contro la privatizzazione di Acea e Centrale del Latte nel 1997 nei quali la privatizzazione vinse per un pelo e con un “rovesciamento di risultati” nel cuore della notte.

Sostenere le ragioni del No rappresenta una battaglia sociale fondamentale per scongiurare l’ennesimo cannibalismo delle aziende private sui servizi pubblici, patrimonio della collettività. Difendere il trasporto pubblico, non solo vuol dire difendere un diritto costituzionale, al pari di quello alle cure e all’istruzione, ma significa scongiurare un aumento dei costi pubblici e delle tariffe per i cittadini.

Al contempo, il trasporto pubblico deve tornare ad essere sinonimo di qualità ed efficienza. Perché questo possa realmente accadere occorre tornare ad una gestione pubblica al 100%, eliminando di fatto modelli come quelli di Atac che, pur essendo un’azienda pubblica, è di fatto una Società per Azioni e pertanto un soggetto di diritto privato.
Si vota domenica dalle 8 alle 20 con una finestra temporale più breve rispetto a quella per le normali consultazioni (alle ultime comunali e alle ultime politiche si è votato dalle 7 alle 23, per esempio). In merito al luogo dove si vota, invece, non ci sono cambiamenti: chi vorrà partecipare alla consultazione si dovrà recare ai seggi nelle scuole dove va per le normali consultazioni. Le operazioni di scrutinio inizieranno subito dopo la chiusura dei seggi.

Noi sappiamo che quando il privato mette le mani su un settore così strategico come quello del trasporto, il mantra del profitto provoca o un servizio inaccessibile alla fasce più deboli, o uno smantellamento del servizio stesso. La tragedia del Ponte Morandi a Genova è l’ultimo esempio di cosa possa provocare l’inseguimento del “guadagno a ogni costo” scrive in una nota il Comitato Lavoratori e Utenti, “Questo referendum è quindi l’occasione per ribadire il No alla privatizzazione, un No che sia il viatico per un’inversione di quella tendenza che regala alla speculazione individuale la gestione di una necessità collettiva”.

Nel VIDEO le ragioni del NO sostenuto dal Comitato Lavoratori e Utenti in difesa del trasporto pubblico.

 

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