Il Pew Research Center ha condotto un sondaggio sui giovani e l’Europa, nella seconda metà dello scorso anno. In Italia, e in particolare su alcuni temi più divisivi, emerge che l’orientamento dei giovani sotto i 30 anni, rispetto ai diritti civili è più progressista rispetto a quello degli adulti (20 punti in più sul consenso rispetto alla possibilità che una coppia omosessuale adotti bambini, per fare un esempio), ma è inferiore rispetto ad altri paesi europei oggetto della ricerca . Se su questo tema si arriva al 58% in Italia, in Germania si sale al 73%, in Francia al 79% fino ad arrivare all’84% del Regno Unito e addirittura il 90% in Spagna o in Svezia.
Secondo l’indagine del PRC, giovani italiani risultano i meno convinti della possibilità che gli immigrati possano rendere la nostra economia più forte (la percentuale è del 52%, mentre tutti gli altri paesi registrano dati più alti di almeno 25 punti percentuale). A sorpresa gli adulti italiani sono più favorevoli sulla questione immigrati.
Ma la vera sorpresa della ricerca del Pew Research Center riguarda l’orientamento dei giovani italiani nei confronti della permanenza del nostro paese all’interno dell’Unione Europea. Sembra proprio che il “mito europeista” abbia esaurito la sua aura di consenso tra i più giovani.
Non solo la popolazione italiana nel suo complesso ha la percentuale più alta di euroscettici in assoluto (come era già stato dimostrato da un recente aggiornamento dei dati dell’Eurobarometro del Parlamento Europeo), ma addirittura tra i giovani c’è ancora meno fiducia che tra gli adulti sull’Unione Europea. Curiosamente, dal sondaggio del PRC si rileva che il paese in cui i giovani sono più favorevoli all’Unione Europea rispetto agli adulti è la Gran Bretagna che ha deciso due anni fa di uscirne con la Brexit.
Interessante l’osservazione che viene avanzata dalla autorevole rivista statunitense Wired di fronte ai dati emersi dal sondaggio.
La ricerca del Pew Reserach Center rileva che in Italia i cittadini sotto i 30 anni che si dichiarano di sinistra, sono pari al 28%, e che la stessa cifra si rileva tra gli over 50. I dati non sono così bassi in termini assoluti. Di fatto gli adulti italiani, nonostante la criminalizzazione e il revisionismo storico rovesciato sulla società in questi decenni, risultano essere i più “di sinistra” nell’Europa Occidentale.
Secondo Wired, “mobilitare l’elettorato più giovane per le campagne su temi “di sinistra” continua a essere una buona idea, ma i risultati potrebbero essere assai più modesti rispetto a ciò che si potrebbe ottenere con strategie simili in altri paesi dell’Europa occidentale”. In secondo luogo, secondo Wired, i motivi
che potrebbero spiegare questa tendenza più conservatrice dei giovani italiani sono rappresentati dalla paura del futuro, del diverso e da una certa sensazione di abbandono che i giovani sentono di voler denunciare nei confronti delle istituzioni politiche, in primo luogo di quelle europee.
Quindi, in che modo dovrebbero comportarsi le forze progressiste per riguadagnare la fiducia dei giovani? “La “sinistra” deve moderarsi per evitare di perdere il voto della parte più conservatrice dei giovani, o al contrario deve provare a radicalizzare la propria proposta, il proprio linguaggio, i processi di rinnovamento della propria classe dirigente per provare a guidare un processo di slittamento delle opinioni degli elettori più giovani verso posizioni più progressiste”?
Una osservazione, questa di Wired, decisamente interessante, soprattutto per una sinistra che continua ad avere paura delle parole (rottura, Italexit, sovranità, diventate praticamente dei tabù) e che abbassa continuamente i toni, i contenuti, le piattaforme che consentirebbero invece una polarizzazione politica più netta, sia contro la destra che contro gli europeisti liberali e “progressisti” ossia le due facce della stessa medaglia, anzi della stessa gabbia. Rompere questa gabbia e costruire una alternativa a tutto campo (da contenuti sociali più avanzati alla nuova moneta, dalla collocazione internazionale ad un nuova area di integrazione regionale cooperativa), diventa non solo necessario ma anche più credibile che in passato.
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