Dovremo cominciare a declinare al femminile una categoria fino a oggi riservata agli uomini. L’establishment europeo ha infatti indicato due donne, Cristine Lagarde e Ursula von der Leyen, rispettivamente alla guida della Banca Centrale e della Commissione Europea. La prima è l’attuale direttrice del Fmi, la seconda è il ministro della Difesa della Germania.
Dopo tre giorni di trattativa, i ventotto governi della Ue sono riusciti a trovare un accordo sui nuovi vertici degli apparati di comando in Europa. Ma l’intesa raggiunta deve ora essere ratificata dal Parlamento europeo.
Oltre alla Lagarde e alla von der Leyen, il quadrumvirato di comando indica per il Consiglio europeo il liberale belga Charles Michel (altro uomo di punta dell’austerity) e il socialista spagnolo Josep Borrel per il ruolo di Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza.
L’accordo preliminare raggiunto sui nomi per gli incarichi – giunto alla fine di un vertice straordinario, iniziato addirittura domenica pomeriggio – è stato il risultato di un delicatissimo esercizio di acrobazia politica tra le varie componenti del “partito europeista del Pil”.
Ursula von der Leyen, è una esponente democristiana tedesca, attualmente è ministro della Difesa del suo Paese dal 2013. La von der Leyen sostiene l’esigenza di mettere in campo un asse con la Francia, a cominciare da un esercito comune europeo. Una tappa di questo percorso è l’accordo quadro sullo sviluppo del “sistema di combattimento aereo del futuro (Scaf)”, un ambizioso progetto promosso da Parigi e Berlino e a cui di recente si è aggiunta la Spagna. Nel 2016, ha dato esecuzione ad una inversione di strategia nella gestione delle forze armate tedesche annunciando il reclutamento di migliaia di nuovi soldati nella Bundeswehr, rafforzando in particolare la presenza alla frontiera con la Russia. La von der Leyen si è detta convinta che la sicurezza tedesca passi inevitabilmente dall’Unione europea e dalla Nato, ma soprattutto è sostenitrice della inquietante tesi che la pace in Europa non è più scontata come mission dei governi e che la Germania è troppo grande per non avere ambizioni militari.
Christine Lagarde è attualmente direttrice generale del Fondo monetario internazionale. E’ stata ministro con il presidente Jacques Chirac e poi ministro all’economia con il presidente Nicolas Sarkozy. Nel 1999, è stata presidente del consiglio d’Amministrazione della Backer & McKenzie negli Usa. Quando il Fmi è stato il perno della troika che ha dissanguato la Grecia, la Lagarde era alla guida. Difficile dimenticare la visione quasi nazista della Lagarde sulla insostenibilità dei costi per l’accresciuta aspettativa di vita delle popolazioni.
Secondo le indiscrezioni l’idea di proporre la signora von der Leyen alla guida della Commissione è stata del presidente francese Emmanuel Macron e ovviamente la cancelliera Angela Merkel ha accettato, anche se ha preferito astenersi dal voto nel Consiglio europeo poiché la scelta della von der Leyen non era stata decisa dalla Grosse Koalition al governo in Germania.
Il Sole 24 Ore scrive che non è chiaro se e come l’accordo raggiunto ieri “verrà accettato dai principali partiti politici che dovranno eleggere il nuovo presidente della Commissione a metà mese.” Da Strasburgo, dove si sta riunendo il Parlamento europeo per la sua prima sessione plenaria dalle elezioni del maggio scorso, sono giunte voci critiche. “È molto chiaro – ha detto la deputata socialista polacca Tanja Fajon –. La maggioranza dei socialisti è contraria a questo accordo”.
Infatti i socialisti hanno visto sfumare la candidatura dell’olandese Frans Timmermans alla guida della Commissione Europea e l’intesa starebbe creando tensioni anche all’interno della Grosse Koalition in Germania. Per ora i Verdi europei hanno respinto il pacchetto di nomine, mentre i popolari si sono detti tristi per una decisione poco trasparente, ma hanno annunciato che appoggeranno il pacchetto, “dimostrando responsabilità”.
“Queste due rappresentanti pure della élite occidentale conservatrice liberista e guerrafondaia sono state designate all’unanimità alla guida della Commissione UE e della BCE. Il che vuol dire che i cosiddetti sovranisti, italiani compresi, sono buffoncelli duri coi migranti e servi dei poteri europei che contano davvero e che i governi di centrosinistra, da quello spagnolo a quello greco, sono anche essi dentro il gioco” è il commento di Giorgio Cremaschi affidato ai social. “Neppure nelle pagine di Lenin sull’imperialismo troviamo la descrizione di un potere così sfacciatamente guidato dalla finanza e dal complesso militare industriale, come la nuova Unione Europea. Essere contro di essa è quanto di più giusto e di sinistra oggi si possa fare” sottolinea uno dei due portavoce di Potere al Popolo.
Allo stato dell’arte, e in attesa della ratifica del Parlamento europeo, lo starnazzamento del governo italiano sulle nuove nomine ai vertici di Bruxelles e Francoforte, ha prodotto l’esatto contrario di quanto strombazzato nei mesi scorsi. L’ironia della sorte sarebbe se all’Italia, come figura di rappresentanza nelle istituzioni europee, venisse indicato David Sassoli (Pd) a presidente del parlamento di Strasburgo. Solo la stupidità di un giornale come La Repubblica può vedere il lato positivo in questo cambio di guardia al vertice degli apparati dell’Unione Europea. Segnalarlo è doveroso.
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