Nella tradizionale cerimonia del Ventaglio in cui il Presidente della Repubblica incontra i giornalisti parlamentari, Mattarella ha sfruttato l’occasione per calare alcuni colpi che perimetrano pesantemente il presente e il futuro del nostro paese.
In primo luogo ha decretato che: “Non c’è futuro al di fuori dell’Unione europea”. Una affermazione che ci permettiamo di contestare radicalmente sulla base dei fatti, a partire dal rapporto costo/benefici sociali dell’adesione dell’Italia ai vincoli dei Trattati europei. Non solo. A conferma che le élites dominanti hanno tirato un sospiro di sollievo nelle recente elezioni europee, Mattarella ha rivendicato che “Con il voto europeo si apre una nuova fase che dovrà assecondare la richiesta di cambiamento, in particolare un atteggiamento di maggiore solidarietà soprattutto nei confronti delle giovani generazioni” (sic!).
Niente affatto sibillino sulla tela in cui sta imbrigliando l’attuale governo, è apparsa la frase in cui ha chiarito che “le istituzioni della nostra Repubblica hanno bisogno di un clima di fattiva collaborazione, per decisioni sollecite e tempestive, per un buon andamento della vita nazionale“. Sollecitudine e tempestività dovranno quindi essere le caratteristiche di questo – se vuole continuare – o del nuovo governo nell’adempiere ai diktat di Bruxelles.
Il capo dello Stato ha inoltre sottolineato come sia stato di grande rilievo l’aver evitato la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, riconoscendo così il lavoro fatto dai suoi uomini dentro l’attuale governo (Tria, Conte, Moavero Milanesi, ndr). “E’ stata una scelta saggia quella di mantenere con le istituzioni di Bruxelles un rapporto costruttivo, di confronto dialogante”. La solidità dell’economia italiana e “i provvedimenti assunti dal governo, gli intendimenti manifestati a seguito dell’intesa con la Commissione europea, con l’impegno a mantenere i conti in ordine, hanno incontrato la fiducia dei mercati finanziari, con lo spread sceso notevolmente e la borsa in buona salute”.
Secondo il Presidente della Repubblica, che è sembrato parlare più come un commissario europeo che come espressione del paese “Ora occorre mantenersi dentro questo processo e percorso virtuoso, rassicurante per i risparmiatori, gli imprenditori e gli investitori”. Da questo elenco, tutti possono notare come siano del tutto assenti i lavoratori e le lavoratrici, i precari e i disoccupati. L’ordine delle priorità è stato così ribadito ancora una volta, palesando la necessità che, se vogliamo dare un futuro dignitoso ai settori popolari di questo paese, occorre rovesciarlo radicalmente e proprio a cominciare con la rottura verso gli asfissianti diktat della Commissione europea.
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