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I fatti di Roma, visti con gli occhi di un agente

Sui fatti di Roma, l’omicidio di un carabiniere e l’arresto di due turisti statunitensi, ci è arrivata questa lettera di un agente della Polizia locale di Milano.

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Chi mi conosce sa che vengo da una lunga storia di militanza politica e sindacale. Sempre a sinistra, senza indugio, perchè lì sono piantate le mie radici.

Dopodichè da ormai 27 anni, indosso una divisa, quella della Polizia Locale di Milano. Un osservatorio straordinario. Al servizio del cittadino e delle istituzioni.

In questi anni, questa particolare miscellanea mi ha consentito di vedere ed interpretare la realtà con occhi diversi.

Una realtà che si presenta a tutti noi con molte contraddizioni al suo interno e che necessita di essere compresa.

Non è facile e non a caso le mie riflessioni non termineranno mai con un punto ed a capo.

Mai rinuncerò a quel pragmatismo che è connotato essenziale del mio lavoro ed a quella onestà intellettuale che fa parte della mia storia.

Contrario a qualsiasi dogmatismo e sempre aperto al confronto costruttivo, perchè non ritengo di avere alcuna verità in tasca.

Peccato che oggi come oggi, questo approccio sia sempre più raro, perchè si preferiscono gli slogan ed una superficialità deleteria.

La morte a Roma il 26 luglio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, non può lasciare indifferenti.

A prescindere dagli sviluppi che potrà avere la vicenda, visto che vi sono ancora alcuni punti da chiarire, vi è una certezza.

La vera ed indiscussa vittima di questo tragico episodio è il carabiniere assassinato. Guai chi volesse ridimensionarne la gravità.

Ed al signor Vittorio Feltri, direttore di Libero a cui piace sfrugugliare anche in presenza di simili tragedie, voglio dire di imparare a tener chiusa quella bocca piena di aristocratica saccenza.

Ha senso disquisire se Mario Cercella Rega sia un eroe oppure no, visto che si era dimenticato di portare con sè l’arma di ordinanza?

Aggiungendo poi che “un vicebrigadiere che dimentica la pistola in caserma e si fa accoltellare da un ragazzotto mezzo scemo, fatico a definirlo eroe”.

Tutto ciò mi appare inopportuno e tra le altre cose cinico. Pessimo esempio di giornalismo.

” Uno di meno…” Purtroppo anche questa considerazione è apparsa sui social. Chiunque abbia scritto, detto o anche solo pensato tutto ciò, è persona indegna. E’ una considerazione deplorevole e priva di umanità. Non siamo in guerra e credo che nessuno, con o senza divisa,  possa meritarsi undici coltellate letali.

Posso dire che anche queste persone sono vittime di quel cattivismo di cui Salvini è il primo seminatore? E magari lo detestano….ma poi fanno inconsapevolmente il suo gioco. Simili affermazioni sono il trionfo di quel cattivismo che sta rendendo Salvini il salvatore della patria.

Salvini lo usa contro gli immigrati ed i diversi in genere, queste persone lo riversano contro i tutori dell’ordine. Stiamo parlando della stessa moneta.

Peccato, che poi tutto ciò inneschi quella guerra tra poveri che distrugge valori portanti quali solidarietà e rispetto reciproco. Vince Salvini, vince questo cattivismo ormai esasperato e bieco.  Perdiamo tutti noi.  Le persone oneste e di buonsenso. Chi indossa una divisa e chi quella divisa la rispetta, pur consapevole delle criticità presenti.

E qui veniamo all’altra questione correlata con l’omicidio del vicebrigadiere.

Mi riferisco alla bendatura degli occhi di Christian Natale Hjorthv uno dei due turisti americani coinvolti nell’omicidio. Tengo a precisare, per dovere di cronaca, che non è l’autore diretto dell’assassinio.

Trovo insopportabile mettere in contrapposizione l’omicidio ed il trattamento avvenuto durante il fermo.

In molti hanno voluto mettere sul piatto della bilancia da una parte l’omicidio e dall’altra l’episodio del fermo.

Molta opinione pubblica si è divisa su questo, senza comprendere che esistono pesi e misure diverse.

Senza comprendere che il carabiniere è indubbiamente la vittima, ma lo stato di diritto non può mai interrompersi.

Salvini ha rilasciato immediatamente dichiarazioni inequivocabili.  Per lui, l’unica questione importante rimane l’omicidio del carabiniere.

Grave questa presa di posizione del Ministro degli Interni che ancora una volta ha scelto la demagogia.

La stessa demagogia che ha utilizzato, stavolta dimostrando leggerezza, quando ha avallato che i presunti omicidi fossero 2 nordafricani.

Errore grave che ha visto protagonisti anche Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia e Paolo Gentiloni del PD che hanno tweettato la notizia.

Lasciamo perdere gli altri… ma posso dire che da un Ministro degli Interni mi attendo ben altro atteggiamento?

Possibile che senza attendere conferme, il primo sospettato è l’immigrato di colore?

E’ poi possibile, che di fronte ad una foto che ha fatto il giro del mondo, un Ministro degli Interni possa fare simili dichiarazioni?

” A chi si lamenta della bendatura di un arrestato, ricordo che l’unica vittima per cui piangere è un uomo, un figlio, un marito di 35 anni, un carabiniere morto in servizio per mano di gente che, se colpevole, merita solo la galera a vita”.

Caro Ministro, d’accordo sul dolore e sul cordoglio, ma davvero può pensare che agli americani non interessino come vengono trattati i loro cittadini?

Certo grande strumentalità da parte loro, ma…..

La tragedia del Cermis grida ancora vendetta e noi offriamo su un piatto d’argento l’opportunità di una scorciatoia?

Purtroppo, il mondo non si ferma per la morte di un carabiniere.

Come dicevo prima, neppure lo stato di diritto può concedersi pause. L’articolo 608 del nostro codice penale parla chiaro. Parla di misure di rigore non consentite dalla legge nei confronti di persona arrestata. Prevede per il pubblico ufficiale una pena fino a 30 mesi di reclusione. Tutto ciò non può essere sottovalutato, anche perchè il mondo ci guarda…

Ma anche perchè la Magistratura non può esimersi dal perseguire un possibile reato. Ne va della credibilità del nostro Paese.

Non è un caso che il Generale Nistri abbia stigmatizzato l’accaduto, perchè consapevole che così si lede l’immagine dei carabinieri. Un corpo, un’istituzione nel nostro Paese.

I provvedimenti nei confronti di chi ha scattato la foto e bendato l’americano sono inevitabili e a mio parere giusti. Importante sarà individuare i veri responsabili…

Quella foto mi ha colpito e credo abbia fatto lo stesso effetto a molti, perchè ci riporta indietro negli anni.

Ad un immaginario collettivo che ha formato intere generazioni. Alle immagini delle torture nelle dittature sudamericane, a Guantanamo e ovunque vi sia assenza di democrazia. Mi ha ricordato quanto accaduto alla scuola Diaz e nella caserma Bolzaneto di Genova, durante la riunione del G8 del 2001. Fatti gravissimi per i quali vi è stata tra le altre, anche la condanna della Corte Europea dei diritti dell’uomo. Una foto così non poteva essere archiviata come un errore di percorso, perchè ne va della reputazione delle ns forze dell’ordine.

Qualcuno sosterrà che in altri Paesi anche europei, tutto ciò non farebbe notizia.

Credo che tutto ciò meriterebbe un riscontro un po’ più serio di alcune foto apparse su facebook, ma rimane un fatto. Le leggi italiane non consentono simili trattamenti ed io a quelle devo fare riferimento.

Io, che indosso una divisa, ne ho piena consapevolezza e non voglio sottovalutare.

Purtroppo, nel bene e nel male, noi rappresentiamo le istituzioni e le istituzioni devono far rispettare le leggi.

Comprendo bene il dolore e la rabbia che possono aver provato i carabinieri, che avevano fra le mani i responsabili della morte di un loro collega. Per giunta una morte così violenta e ingiustificabile.

Posso comprendere anche il forte sentimento di vendetta che possono aver avuto, l’avrei provato anch’io.

Dopodichè, bisogna essere fermi e coerenti su un principio fondamentale.

L’uomo può ipotizzare la vendetta, perchè è umanamente comprensibile.

La Giustizia italiana non può ammetterla, perchè anche il più efferato degli assassini va tutelato fino a sentenza avvenuta.

Uno stato di diritto ha regole ben precise.

Non è uno stato poliziesco emanatore di una dittatura.

Uno stato di diritto deve mirare alla salvaguardia ed al rispetto dei diritti e delle libertà dell’uomo.

Può contenere regole non sempre condivisibili, soprattutto quando la tragedia ti colpisce in prima persona, ma non si può derogare.

Tanto più per chi indossa una divisa ed è preposto a far rispettare le leggi vigenti.

Mi rendo conto, che qualcuno di chi mi legge mi accuserà di eccessivo garantismo, ma non è così.

Il ragionamento deve essere onesto e non deve prestarsi a malintesi.

Quanto ho descritto prima, corrisponde esattamente a quanto viene insegnato in qualunque scuola militare, scuole di polizia varie e università di giurisprudenza. A mio avviso andrebbe ripreso e ribadito in ogni scuola italiana, evidenziandone l’essenzialità.

Chi indossa una divisa deve essere un esempio per i cittadini di questo Paese. Io ci credo ancora in questo ruolo e cerco di essere coerente nel mio lavoro quotidiano.

Dopodichè voglio essere molto chiaro, nel sottolineare quanto sia sempre più difficile e complicato il nostro lavoro.

Lo voglio evidenziare, perchè sono troppi i cittadini che si permettono di sentenziare sul nostro operato senza conoscere nulla.

E troppo spesso arrivano sentenze di condanna legate ad ignoranza e pregiudizi. Sono come quei pensionati che per passare il tempo, osservano il lavoro degli operai nei cantieri ed hanno sempre motivo per criticare e discettare, spesso senza neppur conoscere la materia. Sono quei cittadini che non raramente sulle strade, con insolenza, ti ricordano che sono loro a pagarti lo stipendio…..

In realtà, il nostro è un lavoro complicato e pieno di rischi. Sono frequenti le situazioni che mettono a rischio la nostra incolumità.

Spesso sono gli stessi giudici a non comprendere la complessità di certi interventi. Dove devi contenere persone alterate, violente, prive di scrupoli.

Troppo frequentemente mancano quelle indicazioni essenziali ed anche quella formazione costante che ci aiuterebbe molto. Per non parlare di quelle famose sinergie, che dovrebbero risolvere tutto e invece sono troppo spesso inesistenti.

E’ tema centrale il dovere di garantire sicurezza al cittadino.

Chi potrebbe metterlo in discussione? Peccato che questa sicurezza debba essere garantita da persone in carne ed ossa.E qui casca l’asino.

Troppo poco o quasi mai, si parla dei pericoli che corrono gli operatori di polizia che pagano sulla loro pelle le insufficienze e le inefficienze del sistema.

E’ difficile poter garantire sicurezza al cittadino se l’operatore non lavora in condizioni di sicurezza. Una grande questione che si preferisce rimandare e non porre all’attenzione dell’opinione pubblica.

Ho voluto commentare a modo mio i fatti di Roma, perchè in questi giorni le discussioni fra i colleghi e non solo con loro, sono molto accese.Crescono di giorno in giorno, le strumentalizzazioni politiche ed ancora una volta le tifoserie hanno il sopravvento.Nulla di più deleterio nell’impedire che prevalga consapevolezza e buonsenso.

Io detesto tutti coloro che si riempiono la bocca di slogan, senza sforzarsi di fare dei ragionamenti. Purtroppo i social sono strumenti perversi ed i politici pompano secondo convenienza.

Continuerò a sforzarmi di ragionare e riflettere in piena autonomia, perchè sono geloso dei miei pensieri…….

*agente della Polizia Locale di Milano

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15 Commenti


  • Vittorio

    Mi sembra ineccepibile. Se avessimo più tutori dell’ ordine con la testa dello scrivente di cui sopra,avremmo un paese migliore. Se poi i nostri governanti fossero piu seri,pensassero di più al futuro e meno di come rimanere di più con il culo sulla poltrona avremmo raggiunto quasi la perfezione. Per chiudere sarebbe buona cosa che una parte dei soldi devoluti agli ” onorevoli ” venissero utilizzati per migliorare la vita e le attrezzature dei suddetti tutori dell,’ordine. Buona giornata.


  • droy

    compagno si, compagno no, compagno un cazz


  • antonio

    …?, please connettere il cervello con le dita prima di smanettare chissà cosa, grazie


  • Fidelista

    Tutori di quale ordine? Quello del potere costituito? Ma non dovevamo abbatterlo?


  • lamberto

    un articolo che mi lascia perplesso. Adatto alle pagine dell’Unità degli anni ’70, quando il pci, servo dello stato, dava spazio ai “bravi sbirri di sinistra”. Nulla da dire sull’uomo in divisa che ha scritto questo articolo, sui suoi gunuini pensieri di frattellanza; gli credo, però anche se è vero che non siamo in guerra, come afferma lui, esite da tempo immemore la lotta di classe e le scelte individuali si pagano, prima o poi. L’uomo in divisa è consapevole che difende vampiri al servizio del gran capitale? Credo di sì, quindi lo stato di diritto che tanto decanta dovrebbe saperlo meglio di me che è sempre stato preso in giro dai suoi stessi governanti e tutori della repressione. Poi rispetto a qualunque morte violenta pure io rimango attonito anche se ormai abbiamo imboccato una caduta che non immaginiamo ancora a quali atrocità ci può portare.


    • Redazione Contropiano

      Non è un articolo, è una lettera. Non è il punto di vista nostro )abbiamo publicato abbastanza, sull’argomento, basta leggere). E’ interessante conoscere altri punti di vista, per non essere solipsisti e autoreferenziali. Ergo, inutili…


  • Aldo S.

    Eroe fu Salvo D’Acquisto; eroe fu Gaetano Bresci; eroi furono i kamikaze giapponesi. Qui di eroico non se ne vede l’ombra.

    27 anni di servizio – lo comprendo – una certa deformazione professionale la lasciano. Quanto all’ordine che le

    “forze dell’Ordine” difendono .. beh non è il mio ordine.


  • vittorio

    In attesa del sol dell’avvenire cosa ne facciamo dei diritti umani?pretendiamo o no verita’ su Bolzaneto,Cucchi,Uva.eccetera?caro compagno indefettibile, dubito che QUI ED ORA riusciremmo a vivere senza scannarci in assenza di controllo di legalità. Tu obietterai che trattasi di legalita borghese.ovvio.ne hai una pronta per sostituirla immantinente a furor di popolo?Te lo chiedo perché domattina non vorrei attraversare la strada col verde e finire investito da qualcuno certo di farla franca grazie allo scioglimento del corpo dei vigili urbani.


  • Aldo S.

    Tranquillo Vittorio, il codice stradale non è di destra nè di sinistra***. E lo lasciamo in vigore, e stesso dicasi per i vigli urbani. E chi romperà pagherà.

    ***Di Maio ce lo vedo bene come Capo dei Vigili. :))))


  • Manlio Padovan

    1) Se ai morti, anche carabinieri, spetta il diritto della pietà , non si può e non si deve nascondere la verità che li ha coinvolti in vita: il Rega era un immaturo cialtrone
    2) perché non c’è mai tanto profluvio di parole, ed azioni conseguenti, quando i delinquenti sono ai vertici delle istituzioni?
    3) ma da chi può provenire la volontà di quella foto se non dall’interno d e l le istituzioni?
    4) per i carbinieri, in particolare, non si può dimenticare che, sempre fedeli nei secoli, hanno debiti d’onore verso la società che risalgono alla prima guerra mondiale e mai pagati: ve li ricordate quelli uccisi a freddo con co lpo alla nuca perché non volevano fare la fine che quel teste di cazzo alla Cadorna desideravano (e alle quali abbiamo ancora vie e piazze intestate).
    5) ho fatto fatica a leggere tutta la lettera; l’ho trovata prolissa eun po’ qualunquista: come diceva Togliatti per 1984 di Orwell alla fine si arriva al peccato originale che tutti condanna: sia quelli che muoiono di fame come quelli che di fame fanno morire.


  • Manlio Padovan

    Aggiungo: perché lo scrivente ed i suoi colleghi non si fanno parte diligente per arrivare alla condizione che (FINALMENTE!) le forze dell’ordine (o del disordine troppo spesso) siano facilmente identificabili durante il servizio?


  • Manlio Padovan

    Non volendo lasciare dubbi e per giustificare la mia posizione, aggiungo che non può essere considerato che immaturo un personaggio che si sposa in alta uniforme e che evidentemente non è orgoglioso del proprio lavoro ma della divisa e ciò ne giustifica l’appellativo di immaturo; di cialtrone: culturalmente per quanto sopra e professionalmente se, andando in servizio, dimentica la pistola e casa che è, forse, l’unica cosa di cui si deve ricordare.
    Un operaio, pur orgoglioso del proprio lavoro, non andrebbe mai a sposarsi in tuta blu con la scritta, magari davanti e didietro, del nome dell’azienda p’er cui orgogliosamente lavora.
    Grazie.


  • Francisco

    Sarà, ma dal primo momento ho avuto l’impressione che i gendarmi si siano recati all’appuntamento con estrema leggerezza, sapevano che erano due americanotti bianchi, innocui e in vena di bravate.
    Se avevano sentori diversi, tipo neri o tossici ignoti, sarebbero stati più accorti e con più forze al seguito.


  • michele castaldo

    Esiste una differenza sostanziale tra la persona e il ruolo che riveste. P.P. Pasolini si sbagliava proprio perché non riusciva a cogliere questa differenza. Il personale delle forze dell’ordine riveste un ruolo: quello del mantenimento dell’ordine capitalistico e borghese. Il punto in questione è: in quali circostanze è stato ucciso il vicebrigadiere? Certamente NON DURANTE UNA MOBILITAZIONE DI MASSA come a Genova 2001, ma durante un normale controllo per un “furto a scopo estorsivo”, un incidente di percorso, né più né meno. L’accanimento sul “personaggio” o sul “fatto” fa parte della morbosità di questa fase di fronte al vuoto di una società in decomposizione.
    La vera gravità sta nella gestione politica del fatto che non andrebbe lasciata all’estremismo salviniano e al democraticume della cosiddetta sinistra storica. Ma tant’è.
    A mio modestissimo avviso l’estremismo politico di sinistra negli anni settanta coniò uno slogan molto efficace: LA DISOCCUPAZIONE TI HA DATO UN BEL MESTIERE; MESTIERE DI MERDA; CARABINIERE. Che poi una persona si senta in quella divisa un generale di corpo d’armata con incarichi speciali, fa parte della meschinità umana.
    Michele Castaldo


  • lamberto

    mi scuso per l’aver confuso lettera con articolo per il resto non cambio il mio parere e se non mi interessassero altri punti di vista non avrei nemmeno iniziato a leggere l’articolo. E’ che il signore in divisa mi sembra o un grande ingenuo uno che gli piace combattere battaglie perse. Nel suo caso, per ciò che riguarda il ruolo sociale di cui è suo malgrado protagonista, credo sia impossibile cambiare le cose dal di dentro; è difficile per uno spazzino o stradino comunale ( ora tutti appaltati) figuararsi chi deve ” obbedir tacendo”.
    Un saluto da un solipsista di sinistra.

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