Si registrano anche oggi scioperi spontanei in diverse fabbriche e magazzini nel nostro paese. Gli operai hanno fatto subito tana all’ambiguità dell’ultimo decreto d’emergenza varato ieri sera dal governo. “Tutti a casa”, anzi “dentro casa” per contenere la pandemia del coronavirus, ma per milioni di lavoratori questa indicazione non è valida e quindi possono ammassarsi nelle fabbriche o sui bus per andare al lavoro.
L’imposizione da parte della Confindustria di non fermare la produzione e la circolazione anche dei beni non essenziali (alimentari, farmaci etc.), ha visto un governo ancora una volta obbedienti ai poteri forti piuttosto che ai pareri degli esperti medici e scientifici.
E la reazione non ha tardato a farsi sentire. Sono partiti scioperi immediati in varie fabbriche. Dall’Electrolux di Susegana, alle Acciaierie di Terni, alla Dkn, in fabbriche come Mtm, Ikk, Dierre, Trivium, alla Corneliani di Mantova, alla Whirlpool di Cassinetta, alla Fincantieri di Muggiano (dove come alla Iveco e alla Piaggio) si registra la conferma del contagio per un operaio. Scioperi anche in alcuni stabilimenti della Puglia.
L’Usb ha convocato da oggi 32 ore di sciopero per fare copertura agli operai che decideranno di fermarsi per tutelare la propria salute e sicurezza (come tra l’altro previsto dalla Legge 140). Ma sono molte le Rsu che unitariamente hanno dichiarato lo sciopero immediato.
In una nota Usb diffusa questa mattina scrive che: “È vero però che gli scioperi di questi giorni hanno costretto Conte a segnalare la necessità di mettere in sicurezza i reparti e questo rappresenta per tutti i lavoratori e per tutte le strutture e i delegati di USB uno spazio di intervento sindacale, soprattutto di fronte al silenzio assordante dei sindacati complici. I decreti e le ingiunzioni al rispetto dei parametri di sicurezza vanno utilizzati ogni qualvolta si riscontrano irregolarità e dove è possibile bisogna ricorrere allo strumento dello sciopero per obbligare i padroni a tutelare la salute di chi lavora e quella dell’intera cittadinanza. Ancora una volta se non ci difendiamo NOI, lavoratori, cittadini, a prescindere dalla mansione, dal genere, dall’etnia, con la solidarietà e l’intelligenza collettiva, non c’è nessuno che lo farà per noi”.
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