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Lombardia. Gli ultimi dati sulla strage pandemica sono un brusco risveglio

La diffusione dei dati sanitari del 6 maggio ha creato un vero trauma in Lombardia. Infatti, più della metà  dei nuovi contagi di tutta Italia è avvenuta in Regione, dove sono aumentate anche le vittime, 222, con un incremento del 146% rispetto al giorno precedente.

Questa volta non si tratta dell’accumulo di dati non comunicati nei giorni precedenti, come avvenne il 2 maggio. E nemmeno si può imputare l’aumento alle riaperture del 4 maggio, troppo recenti. Quindi tali dati sono l’esito di una “Fase 1”, la chiusura totale, che in Lombardia non c’è stata.

Sono numeri  che fanno paura, perché il contagio continua ad aumentare e si teme che la “riapertura” di lunedì scorso possa far lievitare ulteriormente i dati di questa strage, che conta ormai 15.000 vittime lombarde sulle 30.000 italiane conteggiate dalla Protezione Civile.  Cifre sottostimate poiché  l’Istat e l’ Istituto Superiore di Sanità hanno dimostrato che la quantità  reale dei decessi è in realtà vicina al doppio.

Nonostante alcuni media abbiano voluto infantilizzare, come loro abitudine, il comportamento dei cittadini, trattandoli da idioti con il rilievo dato a qualche isolato episodio  di irresponsabilità, la popolazione agisce con grande coscienza, tanto che, secondo i dati delle Prefetture, nel corso delle  centinaia di migliaia di controlli effettuati dagli agenti, sono state elevate contravvenzioni per spostamenti non giustificati solo nel 3% dei casi.

Il clima nelle strade è pesante, si gira con la mascherina e i guanti, ci si evita, si salutano appena i conoscenti, i visi tesi,  i sorrisi spariti   dietro alle protezioni sanitarie  spesso improvvisate per la difficoltà di reperirne di qualità professionale.

La paura è tanta: anche andare a comperare un po’ di pane può essere pericoloso e la sera le strade sono deserte.  Si teme che la “Fase 2” possa volgersi  in tragedia.  Soprattutto, cresce la sensazione che i cittadini, esortati   ad avere senso di responsabilità individuale, siano abbandonati da chi invece ha responsabilità pubbliche e collettive.

La questione, paradossalmente, è semplice: per poter gestire senza rischi la cosiddetta “Fase 2” sarebbe necessario che ciascun cittadino conoscesse la sua situazione sanitaria e in particolare se è  portatore  del virus. Ciò significa fare molti tamponi e tracciare in seguito i contatti dei positivi.

Ma in questo momento, in Lombardia, è praticamente impossibile ottenere tamponi attraverso la sanità pubblica. Il 4 maggio l’assessore Gallera  ha dichiarato  che si stanno ancora effettuando tamponi sul personale sanitario e delle RSA, operazione che evidentemente avrebbe dovuto essere effettuata mesi fa.

E molti sanitari ci dicono che anche per loro il tampone non arriva. Al contempo, però, molti medici hanno ricevuto email in cui dei laboratori privati dichiarano che saranno pronti tra pochi giorni a effettuare tamponi, naturalmente a pagamento, per cifre da 120 euro in su.

Inoltre, se i decessi in Lombardia sono tanto alti rispetto ad altre regioni, è verosimilmente anche perché non si sono aumentate le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale)  incaricate di seguire gli ammalati al loro domicilio. A causa dei ritardi nell’intervento di queste squadre, in numero irrisorio  e quindi oberate di lavoro, molti pazienti restano al loro domicilio senza adeguata assistenza e sono ricoverati quando ormai è troppo tardi.

Nel caos privatistico e speculativo della Regione Lombardia si è poi inserita l’iniziativa dell’ASST Milano Nord che ha stipulato una convenzione con una cooperativa privata di medici. In base  a questa convenzione i pazienti che hanno aderito ai servizi di tale cooperativa, con esclusione di tutti gli altri, potranno fruire (non sappiamo  in quali tempi) di un check up comprensivo di tampone, radiografia del torace e altri esami.

Si prefigura quindi l’offerta di prestazioni  diverse erogate ai pazienti in base alla loro adesione ai servizi di una cooperativa privata.  Per la prima volta, una ASST, istituzione  pubblica, apre a una tale discriminazione in convenzione con i privati. Diversi ricorsi alla Magistratura sono in preparazione e andranno ad aumentare il carico di quello già presentato contro la giunta lombarda da Viola Carofalo e Giorgio Cremaschi, portavoce nazionali di Potere al Popolo.

Tra le tante e diverse follie e giravolte della giunta di destra lombarda, si attende ora una nuova delibera sui  test sierologici. Tali test, che prima erano vietati se non effettuati con gli standard della società Diasora, ora potranno essere effettuati da tutti i laboratori accreditati presso la Regione, naturalmente a pagamento e senza costi massimi fissati.

Ma c’è un risvolto inquietante: chi risultasse positivo a tale test, dovrà isolarsi a casa sino a quando la ATS sarà in grado di effettuargli il tampone. Questa attesa può durare anche settimane, durante le quali l’eventuale positivo può contagiare la sua famiglia.

Quello dell’isolamento dei positivi, anche sani, è un altro punto di micidiale irresponsabilità della giunta Fontana che ha ignorato diverse strutture disponibili per le quarantene, per le quali basta anche un albergo, come l’Hotel  Michelangelo di Milano, ancora non pienamente utilizzato.

Infine, correlata alla gestione dell’epidemia è, nella “Fase 2”, anche la gestione dei trasporti pubblici, che costituiscono un potenziale focolaio d’infezione. Se il sistema  dei trasporti regionali non è crollato completamente il 4 maggio, ciò è dovuto solo al fatto che molti lavoratori hanno scelto, per paura, di usare il mezzo privato oppure hanno ottenuto la continuazione del lavoro a domicilio.

Tuttavia Trenord, la compagnia regionale, ha potuto garantire  un servizio limitato all’80% dei treni previsti in orario, avendo tra l’altro messo in cassa integrazione una parte dei dipendenti all’inizio dell’emergenza.  Questo fatto  ha reso problematico rispettare il distanziamento tra le persone sui treni e nelle stazioni. Inoltre, molti pendolari hanno denunciato di avere viaggiato in  carrozze visibilmente sporche, cosa abituale, che però in questo momento significa sanificazione non effettuata e pericolo  di contagio.

Si deve fermare la strage in Lombardia, si devono revocare i poteri alla giunta Fontana.

 

 

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6 Commenti


  • Stefano Bersani

    Sono stato ricoverato in ospedale 26 giorni, di cui 12 in terapia intensiva. Dopo esere stato dimesso, sono ststo abbandonato a me stesso, senza che nessuno si sia informato sul mio stato di salute, nonostante da più parti si continui a sostenere che coloro che sono passati dalla terapia intensiva, entrano in un programma di controllo automatico dell’ATS, onde veriificare che la malatia non abbia causato danni collaterali ad organi vitali. La realtà può essere mistificata a coloro che non hanno avuto un’esperienza diretta, ma a coloro che, loro malgrddo, si sono ammalati, no. L’e scelte politiche abbinata all’inefficienza del sistema, sono state la causa diretta di una strage


  • Tiziana

    I tamponi per il personale sanitario non solo tardano ad arrivare:mio marito ,OSS presso il Pio Albergo Trivulzio , è in malattia dal 20 marzo, ha effettuato i 2 tamponi il 15 e il 17 aprile , ed oggi 8 maggio non abbiamo ancora ricevuto gli esiti definitivi(a quanto pare hanno comunicato dopo una settimana dal prelievo solo il risultato del primo tampone direttamente alla struttura presso la quale lui lavora)


  • Anselmo

    Una proposta collaborativa Al Governo. Vero che non possiamo pretendere tutto dallo Stato,percui sottoponiamo volontariamente al tampone paga to un ticket ragionevole. Solo così capiremo come siamo messi. Dalle mie parti si dice ragionare alla femminina. Ci siamo capiti.


  • Laura

    Tamponi con ticket a prezzo calmierato con esito comu nicato velocemente


    • Redazione Contropiano

      anche se fossero a un euro, il problema non cambierebbe…


  • Oliver

    E da non dimenticare, che tutti i trasporti dei malati e dei ricoverati sono vengono fatti dai volontari delle varie associazioni. Ripeto volontari, che gratis e senza chiedere nulla, si stanno sacrificando tappando i buchi di una gestione pubblica completamente carente. Se non ci fosse il volontariato, non ci sarebbero nemmeno i mezzi per portare i malati in ospedale, per portare il cibo ai malati, per portare le medicine agli anziani isolati, per portare i guarito a fare i tamponi in ospedale. Manca tutto e tutto quello che non è ospedale, e affidato ai volontari. È una vergogna , altro che modello Lombardo.

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