Cosa possiamo dire della prima settimana di rientro a scuola in alcune regioni? Com’è stato organizzato il comparto a sei mesi dall’inizio del lockdown? Quali insegnamenti sono stati tratti da questo lasso di tempo?
La sintesi del lavoro fatto dal ministero dell’Istruzione guidato dalla pentastellata Lucia Azzolina è tutta nella parola d’ordine lanciata dall’Opposizione Studentesca d’Alternativa per la giornata di mobilitazione del 25 settembre, la seconda di quelle organizzate assieme ai sindacati confederali conflittuali e di base: dimissioni.
Dimissioni perché il ministro del “MoVimento del cambiamento” si è posta in perfetta linea di continuità con i suoi predecessori, inquadrando la scuola in una logica di società dominata dal mercato, dove quello che conta è ingoiare competenze in grado di soddisfare esigenze produttive particolari, e non produrre conoscenza critica generale in grado di leggere, e modificare dove necessario, la società.
Dimissioni perché a mesi di distanza dall’inizio della pandemia non si sono messe in campo le uniche due risposte necessarie per affrontare la straordinarietà della situazione, garantendo istruzione di qualità per tutti e in totale sicurezza: utilizzo di spazi pubblici e assunzioni, vere e in quantità.
Dimissioni perché non si è messo in discussione il sistema del “preside manager”, lasciando, in curiosa analogia con il caos creato dal conflitto Stato-Regioni sulle chiusura in primavera, ampio margine di manovra alle singole scuole, col risultato che chi ha i fondi sufficienti potrà meglio rispondere alle esigenze di personale e studenti; scuole e studenti di serie A e di erie B insomma.
Invece si è preferito tergiversare sulle commesse dei banchi a rotelle, poi singoli, mascherine sì / no / forse, autobus in riduzione all’80% (manco fosse una ricetta), assunzioni a tempo con la Spada di Damocle dell’eventuale nuovo lockdown e via dicendo…
Una buffonata, irriguardosa dei più elementari diritti sociali e civili, oltre che della popolazione di cui dovrebbe essere rappresentante.
E dunque, dimissioni per manifesta incapacità di assolvere ai suoi compiti peraltro nel momento di massimo bisogno, incapacità inoltre condivisa, se così si può dire, con il resto del governo.
Per questo, il 24 (a Montecitorio coi lavoratori) e il 25 (al Miur con gli studenti) settembre in piazza ci sarà tutto quel mondo della scuola che, superando la titubanza causata dal Covid (gli organizzatori garantiscono massimo rispetto delle normative vigenti), e pur non avendo ancora rappresentanza nell’arco parlamentare, ha deciso di non rimanere in silenzio, di non subire la scelleratezza della classe politica, la propaganda del “nulla può cambiare”.
Gli studenti dell’Osa, tra i promotori della giornata, usciranno dalle scuole per comunicare il voto sull’operato del ministro e il suo governo. Bocciatura senza appello.
Di seguito, il comunicato dell’Osa.
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Dopo oltre sei mesi di chiusura delle scuole la situazione che gli studenti e tutto il personale stanno vivendo è inaccettabile.
Già il 10 giugno eravamo in piazza a manifestare contro le condizioni pietose in cui versavano i nostri istituti chiedendo un serio piano di investimenti sulla scuola pubblica, ma in questi mesi nulla è stato fatto e niente è cambiato.
Azzolina, insieme a tutto il governo Conte, ha rifiutato qualsiasi dialogo con gli studenti e con le componenti della scuola raccontando da una parte favole e continuando dall’altra con il processo di distruzione della scuola pubblica, esattamente come i governi precedenti.
Infatti il rientro in aula si è rivelato, come del resto ci aspettavamo, disastroso. Non si sono trovati nuovi spazi per l’istruzione, senza risolvere quindi il problema delle classi pollaio e di un’edilizia fatiscente.
Non si sono stabilizzati centinaia di migliaia di precari che da anni aspettano il realizzarsi dei propri diritti e della propria dignità, lasciando scoperte quelle cattedre che di riflesso non garantiranno a noi studenti la continuità didattica.
Inoltre la ministra continua ad affermare la validità della DaD (rendendola oggi didattica integrata), che in realtà toglie spazi di socialità e di crescita, dequalifica la didattica e acuisce le differenze sociali.
In sintesi, la ministra Azzolina, perfetta espressione di un governo contro gli interessi degli studenti e dei lavoratori, si è rivelata non solo evidentemente incompetente, ma soprattutto connivente con le logiche neoliberiste che tolgono da anni a noi studenti e il diritto all’istruzione, il diritto al futuro.
È per questo che chiediamo le dimissioni immediate della ministra Azzolina come prima tappa per un autunno di lotta e mobilitazione che vedrà gli studenti riprendersi in mano i loro diritti e la loro scuola.
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