Ciao Paola …
La sera del 18 ottobre 2020, uno dei cento fiori è volato via, volato nel mondo dei giusti…
Paola De Luca ci lascia in eredità forza e lucidità, passione e autoironia. Serena, consapevole e degna, fino alla fine.
Militante di Potere Operaio durante il biennio rosso 68-69, Paola è tra i protagonisti dell’assalto al cielo degli anni ’70.
Una stagione indimenticabile di lotte, dove lo scontro fu necessario, esaltante e doloroso. Lei lo affrontò con rigore e coscienza.
Finite le lotte, Paola ha attraversato il tempo dell’esilio nel pieno della sua maturità.
Prima, in un lungo, difficile viaggio ed il confronto, entusiasta, con culture sconosciute. Pronta a nuove sfide. Il vento che la portava era il piacere per la bellezza del mondo e delle genti.
Ma dicendo che « dovunque vada o sia, io ci arrivo tutta intera ». Con la sua storia, una lunga cavalcata attraverso dieci anni d’insurrezione.
Poi, ritrovò i suoi a Parigi.
Nell’autunno della vita, non perse il gusto della battuta romanesca, né del ridere contagioso.
Paola non ha mai enfatizzato il passato e non ha mai rinnegato nulla. All’inizio degli anni ottanta, aveva scritto da una terra lontana: «Mi sento sempre come ‘sto sassolino che puo’ far inciampare il potere… ».
Ora che te ne vai, Paola, saluto l’amica e la compagna di una grande avventura. Davanti al Muro dei Comunardi, lasceremo la rosa rossa della speranza e dell’amore che ti hanno accompagnato per tutta la tua esistenza esemplare.
Ciao Paola …
Luigi Rosati
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Ciao Paolona , te ne sei andata come hai voluto , con coraggio , dignità e con la tua ironia e cercando ancora tra i bei ricordi romani. E qualcuno dei Centocellaros ti ricorda con affetto attraverso questa poesia dall’Antologia di Spon River:
“Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio –
è una barca che anela al mare eppure lo teme.”
Che la terre ti sia lieve , cara Paola , la nostra gioventù accumulata continuerà a spingere la barca ! Ciao Luciano
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PAOLA// …e oggi, Paola. Paola ”la Lunga”. Paola ”Paolona”. Paola DE LUCA, da Roma. Paola, come morta due volte — ma ogni volta, anche se la seconda è annunciata, lo sgomento, e già il ‘manque’, è identico. Morta, dicevo, o come se già…, una prima volta una mesata fa, quando aveva deciso ”BASTA ! Basta l’accanimento terapeutico, basta la ‘charcuterie’ da ancor viva, ‘senziente’…”.
Accanimento, agguerrito pervicace, fors’anche deontologicamente doveroso per i terapeuti – che ne sappiamo…che pretendiamo saperne. Sapere, giudicare… Ma accanimento, prim’ancora che insensato – e non lanciamoci in epilogazioni ! –, crudele, che persino Woytila ridotto a ‘nuda vita’… Non è manco questione di senso, o di figura dell’Assurdo, concettualizzata.
È l’Urlo come in Munch, ma di carne e sangue e psiche, concreti. È ”Urla dal silenzio”, è Lucio* che disse solo col codice degli occhî «Ho paura»…
Sono i coma popolati di incubi nelle ‘bare di plexigas’ come un tempo il polmone d’acciaio, doppiato da cinghie di contenzione, moltiplicato da psichismo attivo, ‘chimica mentale’, eternità di panico, incubi, nebbie, terrore del terrore… Come le esperienze reali degli esseri – e di specie dannata a pensarsi – ‘sepolti-vivi’.
Aveva detto ”NO”, Paola. Non oltre. Non ancora una volta, non più.
Come esser tentati di dissuaderla? L’avevo chiamata ‘per errore’, scambiando il numero di un Amico di sempre a cui volevo chiedere se…,
se non fosse intrusione brutale il chiamarla. A me che ripetevo ”Eugè !, mi senti ?”, aveva risposto una voce chiara, giovane…”Ma, Oreste, sono Paola”. Incapace di farfugliare l’involontariamente atroce ”Come stai…, come va ?”, avevo biascicato un ”Allora…”. E lei, come – ho saputo poi – diceva anche ad altre orecchie e voci attonite all’altro capo del filo, «Eh, sto morendo». Con una sorta di intensa, certo disperata ma intensa, serenità. Aveva aggiunto, presente e lucidissima, ‘vigile’, parole esatte, pertinenti (solo dopo ho saputo che qualcuna, qualcuno, le stava tenendo il telefono, ché altrimenti non avrebbe potuto, così come prendere una ciliegia, o una sigaretta… Ho visto altri così, Roberto alla fine, Armando nipote, e ancora…, chiedendomi sempre come potessero non manifestare, almeno, un panico claustrofobico).
Parole giuste, e anche tenere, presenti : «Vogliamoci bene… ». Disponibile a una visita, un saluto, con Luigi e Lucia… E qui di nuovo un guizzo della a volte folgorante ironia, e autoironia : « Si, certo, solo che bisogna che… Sai, mi hanno fatto un’agenda da ministro…».
Di Paola la Compagna, parleremo, parleranno, si parlerà… Se non posso dire ”C’è tempo”, posso pero sapere che questo ‘arbre à palabras’ va venir…
Ho passato in questi giorni in rassegna, fin dove arrivavano conoscenza e memoria, le figure dei suoi ‘paesaggi’, territorî esistenziali.
Comprese le incomprensioni, a volte le rotture, a volte aspre – ma come sembrano sfocate, lontane…
Comprese le serate, a Paris e dintorni, dei ”nostri” compleanni in comune – eravamo ”omocromi”, se così si può dire, ‘venuti – a,o – al mondo’ lo stesso giorno a un centinaio di chilometri di distanza.
Comprese chitarre, fisarmonica, cantate – anche le sue : una su tutte, romanesca, passionale, che guarda caso ora mi nascondo negli scherzi delle sinapsi… Una, tipo ‘A tocchi a tocchi la campana sôna’, tipo ‘Le mantellate /sô’ delle suore’…, una che lei cantava, certo per noi, mejio di Gabriella Ferri o Giovanna Marini ; una…, passionale, truculenta, una….
Ora mi fermo qui, se ho detto troppo e non ‘commilfo’ ‘…che posso farci? Questo mi è sgorgato (e ho riletto alla sola Lucia, dopo averne parlato assieme qualche momento). Questo mi sgorga, in questa sensazione – se c’è chi vuol diagnosticare, faccia pure – di star qui a tentare di vivere ancora, in mezzo a una serie concentrica, decentrica, dall’intimo al globo e ritorno, di ‘mouroir’…
A dopo, a dopo…. Oreste, con Lucia (e trasmettendo anche un’emozione, intensa, da RossaLinda). Siamotra le molte persone solidali con chi più le è stato caro/a, per il dolore che sta vivendo. Ciao, ciao. A dopo, a dopo…
Oreste Scalzone
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