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Sanità pubblica. Tra tre anni ricominciano i tagli, “Ce lo chiede l’Europa”

Quando si dice che il diavolo si annida nei dettagli si dice il vero. Il Sole 24 Ore è andato a spulciare la Relazione tecnica allegata alla Legge di Bilancio (oggi Legge di Stabilità), e sulla sanità pubblica ha individuato un dettaglio che deve far scattare l’allarme sin da ora per non ritrovarsi, tra qualche anno, nella condizione di collasso delle strutture sanitarie in cui il paese si è trovato con l’esplosione dell’emergenza Covid-19.

L’articolo 72 della Relazione tecnica indica  che sulla sanità pubblica “il fabbisogno standard è normativamente stabilito solo fino all’anno 2021”. E poi aggiunge che “dall’anno 2023 per effetto dei processi connessi alla riorganizzazione dei servizi sanitari anche attraverso il potenziamento dei processi di digitalizzazione, si prevede una minore spesa di 300 milioni di euro annui, con conseguente riduzione del livello del finanziamento”.

Qualcuno già si affanna a dire che un taglio di 300milioni su un budget di 120 miliardi del Fondo sanitario nazionale è poca cosa. Ma l’insidia non è nella quantità ma nel contesto in cui si tornerà ai tagli alla sanità pubblica.  Infatti, secondo il Sole 24 Ore, nello schema della stessa Relazione tecnica, per il 2022 e gli anni successivi non viene specificato l’ammontare del fondo ma si parla già di tagli permanenti da 300 milioni all’anno a partire dal 2023, e non delle risorse complessive del fondo in quell’anno. Insomma c’è solo la sottrazione ma non l’indicazione del budget del Fondo Sanitario da cui i 300 milioni verranno tagliati.

E poi c’è la cosa più vera, dunque più grave ed emblematica della gabbia dentro cui la spesa sanitari è imbrigliata: i vincoli dell’Unione Europea.

Come noto infatti, nel 2021 e nel 2022 per l’ Italia è prevista una manovra espansiva (che solo per il 2021 prevede uscite aggiuntive per lo Stato da 18 miliardi). Ma già nel 2023, su indicazione della Commissione Europea, questa tendenza espansiva andrà rivista e le misure che verranno adottate dovranno tornare alla casella di partenza, cioè al rapporto tra deficit e Pil al 3% previsto dai vincoli dei Trattati europei. Concretamente questo significherà 5 miliardi di tagli.

Come se in questi mesi di emergenza sanitaria non fosse successo niente. Chi parla di accettare il MES è un mentitore seriale e criminale.

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