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“Facimmo ammuina…”. I neoliberisti di fronte al Covid

Criticare questa classe politica – tutta intera, di governo e di finta opposizione – è come sparare sulla Croce Rossa. L’unica differenza è che quest’ultima non se lo merita.

Una lunghissima e cervellotica serie di riunioni di governo è arrivata a partorire – pare, bisognerà vedere… – un nuovo decreto della presidenza del consiglio dei ministri (Dpcm) con le misure previste da qui a 30 giorni. Anzi, no, a 50. Modificabile al bisogno, secondo quello che succede: Decreto-Legge 2 Dicembre 2020 n.158.

Un ingorgo di dettagli, tra divieti, consigli e permessi, che difficilmente potrà essere compreso e memorizzato dalla maggioranza della popolazione. Diventa perciò prevedibile un bel caos di movimenti, tutti egualmente pericolosi dal punto di vista epidemiologico, con le singole pattuglie per strada a fare da “interpretazione autentica”, a suon di multe o chiusura di un occhio.

Prendiamo soltanto un esempio: gli spostamenti tra regioni (per ricongiungimenti famigliari o evasioni vacanziere). Secondo le indiscrezioni sarebbero vietati a partire dal 21 dicembre (un lunedì, guarda caso) al 6 gennaio.

In teoria sarebbe una “chiusura” severa, ma allo stesso tempo ministri e sottosegretari fanno filtrare l’intenzione di far diventare tutte le regioni “gialle” prima di quella data. Dunque, ci si potrà spostare tranquillamente fino a quella data e poi sarà necessario starsene da quelle parti fino all’epifania (ma il rientro nella regione di residenza sarà sempre possibile).

Il caos permette alle forze di governo di mostrarsi “responsabili” di fronte ai numeri spaventosi prodotti ogni giorno (oltre 20mila nuovi contagiati e 684 morti, il 2 dicembre), e contemporaneamente consente ai pagliacci della destra fascioleghista di recitare la parte dei difensori della “famiglia”, degli “anziani soli”, dei “bambini” e pure di Babbo Natale.

Al di là delle chiacchiere, si vedono chiaramente le pressioni delle associazioni imprenditoriali specializzate in turismo e vacanze (dagli alberghi agli impianti sciistici, dai ristoranti per cenoni alle discoteche), in alcuni casi direttamente presenti in Parlamento con “propri” deputati/senatori.

Interessi imprenditoriali allo scoperto in modo sfacciato nel caso della regione Valle d’Aosta, che si è autodichiarata “zona gialla”. Della serie: pur di far aprire gli impianti siamo disposti a far contagiare tutti (e a far morire quanti ne moriranno). Eppure si tratta di una “giunta progressista” (col Pd, insomma….).

Per “venire incontro” anche a queste categorie, e alle regioni con un grandi quote del “mercato invernale”, il governo ha anche autorizzato la riapertura delle piste da sci a partire dal 7 gennaio.

Detta seriamente: tutto questo bla bla non serve assolutamente a nulla, se l’intenzione è quella di “contenere il virus”. Andare a infettarsi/infettare a pranzo o a cena, non fa differenza. A messa o in discoteca, idem.

Dunque, tutto questo castello di carte serve solo a traghettare gli assetti attuali oltre la fine d’anno quando, prevedibilmente, comincerà ad arrivare qualche dose di vaccino e chi governa potrà dire “ce l’abbiamo quasi fatta”. Prima di dirlo bisognerebbe guardare alla montagna di morti (olre 57mila, fino a ieri) che questo modo idiota e criminale di gestire la pandemia ha provocato e sta continuando a provocare.

Ma tutto l’Occidente neoliberista ha adottato la stessa strategia: “convivere con il virus”, stringendo i bulloni solo quando gli ospedali rischiano di esplodere, per poi riaprire e ricominciare da capo, pronti a dar la colpa “ai cittadini” che hanno interpretato le riaperture per quel che sono (se si può circolare e fare la spesa, si fa). “Facimmo ammuina”, come nella più classica delle farse sa sagra paesana; il problema è che qui si muore davvero, non per finta…

Il “primo comandamento” di tutti i ceti politici occidentali è stato “far proseguire il business”, perlomeno quello di grandi dimensioni (a pagare effettivamente sono stati i “piccoli”, quelli che appunto campano di microservizi e “movida”, in senso lato).

Lo si capisce chiaramente dalla decisione dell’agenzia inglese di controllo sui farmaci, che ha dato il via libera al vaccino Pfizer così velocemente – tre o quattro giorni dal momento della richiesta di autorizzazione – da far dubitare persino che abbiano letto la documentazione (che dovrebbe comprendere le relazioni individuali sulle migliaia di test individuali effettuati).

Non a caso, l’Unione Europea (la relativa agenzia del farmaco) ha fatto notare che non modificherà i suoi normali tempi di verifica, promettendo una “sentenza” (non necessariamente positiva, ma difficilmente ci sarà una bocciatura vista la “pressione” di governi e imprese) entro la fine del mese per il prodotto Pfizer e per metà gennaio nel caso di Moderna.

Esplicita, inoltre, l’accusa di aver bruciato le tappe – e la credibilità delle autorità scientifiche inglesi – per consentire a quel pagliaccio residente a Downing Street di pavoneggiarsi in tv mentre si aggira tra le provette e rivendicare la “superiorità” britannica, una volta usciti dalla Ue.

Per farsi un’idea, il vaccino Pfizer è per metà statunitense e per metà tedesco (BionTech). Gli inglesi fanno solo la parte di chi compra a scatola chiusa…

Tutti ci auguriamo che qualcuno dei vaccini annunciati funzioni davvero – ossia: impedisca di contagiare altri, oltre a proteggere chi lo ha ricevuto – e che si possa uscire al più presto da questo incubo.

Ma abbiamo chiarissimo che mai come in questa occasione è uscita fuori la natura intimamente criminale e suicida delle “ragioni del profitto”. Non solo, infatti, hanno provocato una strage infinita che non si fermerà tanto presto (1,5 milioni di morti, fin qui; di cui oltre 400.000 nella “civile Europa”), ma non sono neanche riusciti ad impedire il più grave crollo economico dal secondo dopoguerra. Una strategia “geniale”, insomma, da generali italiani sul fronte dell’Altopiano nella prima guerra mondiale…

Come ci spiegano gli scienziati non venduti al profitto, visto quel che il capitalismo sta combinando nel pianeta, “non è che l’inizio”

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