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“Acceleriamo sui vaccini!”, ma non ci sono…

Nel mondo fantastico della “comunicazione” tutto è possibile. E nonostante Rocco Casalino abbia abbandonato Palazzo Chigi tutto continua come prima, peggio di prima. Tanta pubblicità, zero fatti.

Stiamo parlando di vaccini, ossia dell’unica soluzione possibile per fermare la strage (i 100.000 morti saranno raggiunti in pochi giorni, poi andremo oltre…). Un argomento serissimo, su cui chiunque dovrebbe abbassare la voce, evitare gli annunci, tacitare gli imbecilli.

E invece ministri e media fanno a gara a chi la spara più improbabile. Si parte con il silenzioso occupante del posto più alto, Mario Draghi, il quale – assicura Repubblica, quindi è giusto dubitare che sia vero – avrebbe stabilito la linea: “accelerare con le vaccinazioni”.

Intorno a lui tutto gira, ossia è immobile, esattamente come prima.

Il ministro Speranza vorrebbe non far riaprire un serie di attività commerciali, considerate giustamente occasioni straordinarie per la diffusione del virus, ma dimentica – come da un anno, ormai – di nominare le attività produttive più varie (fabbriche, uffici, ecc), che secondo i dati Inail sono state responsabili di centinaia di migliaia di contagi sul lavoro (cui aggiungere quelli in itinere e poi a casa).

I “governatori” (titolo abusivo) delle Regioni vorrebbero, come da un anno a questa parte, non chiudere niente, magari neanche le discoteche.

La Lega è su questa linea, esattamente come prima. E Salvini ci ha aggiunto anche la defenestrazione del commissario Arcuri. Bersaglio facile, viste quante ne ha sbagliate… Ma se uno poi sente che vorrebbe magari Bertolaso al suo posto, c’è da metter mano all’artiglieria pesante.

Sul piano vaccinale tutti si sbracciano. Persino l’emiro del paraculistan, ossia il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, si conquista le prime pagine “mettendo a disposizione le fabbriche” per vaccinare, se non altro, i dipendenti diretti.

Vengono annunciati accordi con i medici di base, perché facciano altrettanto nei loro studi, in modo da accelerare le pratiche. Poi però a un disattento cronista televisivo scappa detto che ad ognuno di loro arriveranno circa “20 dosi ogni 15 giorni”. Niente, insomma…

Potremmo andare avanti all’infinito (le Regioni sono una miniera di annunci, uno più farlocco dell’altro), ma è inutile. Tutto questo rumore di fondo serve a una sola cosa: nascondere il fatto che i vaccini non ci sono.

Due giorni fa, gli ineffabili amministratori di Astrazeneca hanno ridotto unilateralmente di un ulteriore del 15% le forniture promesse in base ai contratti, dopo una sforbiciata del 60% ancor prima di ricevere il nulla osta dell’Ema (agenzia europea del farmaco).

Pfizer e Moderna avevano già fatto la stessa operazione, con percentuali leggermente minori ma simili.

Contemporaneamente vien fuori che agli ineffabili “governatori” regionali si presentano degli “intermediari” che offrono dosi reperite sul “libero mercato”, a un prezzo giusto un po’ superiore a quello fissato nei contratti sottoscritti dall’Unione Europa (che ha centralizzato gli acquisti per tutto il Continente).

Tirare le somme non è difficile. Le forniture fissate contrattualmente con le multinazionali vengono in questo momento “erose” in due direzioni: a) la pretesa dei governi Usa e Gran Bretagna, “patrie” delle tre multinazionali in questione, di avere più dosi del pattuito per cercare di uscire il prima possibile dal fondo della crisi pandemica, b) la “cessione ad intermediari” sul “libero mercato” per massimizzare i profitti.

Al dunque, la situazione è questa: tutti parlano di “accelerare” sui piani vaccinali, facendo finta che il materiale per farlo ci sia. Un po’ come partire tutti eccitati per le vacanze il giorno in cui scioperano i benzinai…

In più, per quanto riguarda l’Italia, c’è il solito ciu ciu del formicaio impazzito chiamato “ceto politico”, che ha l’unico scopo di scavarsi nicchie di visibilità individuale, tanto c’è Super Mario che risolve i problemi meglio di mr. Wolf in Pulp Fiction.

Senza neanche capire che, così facendo, anche Super Mario viene messo in una situazione insostenibile: produrre gli stessi risultati (scarsi) di “Giuseppi” Conte. Perlomeno su questo piano…

Per il Recovery Fund sarà certamente tutta un’altra cosa, visto come ha blindato i ministeri necessari per quell’operazione. Ma su temi più visibili e urgenti, come la catastrofe sanitaria, il rischio “erosione” del consenso costruito a forza intorno al suo nome è alto.

Tutto questo non era e non è un “destino cinico e baro”, ma la conseguenza di una scelta politica fatta 30 anni fa dall’Unione Europea (per quanto ci riguarda), con la delega in bianco alle imprese – multinazionali e non – di produrre ciò che preferivano, contando sulla favole del mercato che garantisce la “migliore allocazione delle risorse”.

Abbiamo verificato proprio con la pandemia che così non è. Le imprese vanno dove si fanno più soldi, privilegiano i clienti disposti a pagare un prezzo più alto. E, su una cosa come i vaccini (che rappresentavano prima circa il 5% del loro fatturato, poca roba) sono tentatissime di aprire una specie di asta. Il bisogno è fortissimo, dunque il prezzo può e deve salire.

E’ insomma un problema di sistema, non di capacità più o meno alte di questo o quel governante. Se in un Paese ,o un insieme di Paesi associati, manca qualcosa di fondamentale (i vaccini, come l’acciaio, le armi, le telecomunicazioni, l’energia, ecc) e non sei in grado di produrli quando e quanto ne serve; se ti sei ridotto a dipendere dalla misericordia di un gruppo privato con base (e protezione) in un altro continente… arrivi presto alla canna del gas.

Qui di seguito una proposta di volantino per la campagna sui vaccini e contro il governo che ci sembra centrare con particolare precisione il problema.

Buona lettura.

*****

Niente come una pandemia dimostra se un sistema economico e politico funziona oppure è completamente sbagliato.

Niente come una pandemia dimostra quali interessi stanno nel cuore di quel sistema, se quelli di pochi potenti oppure quelli dell’intera popolazione.

Qui nell’Occidente neoliberista si era puntato tutto sul “convivere con il virus” per consentire alle imprese private di continuare a guadagnare. Sempre, con qualsiasi livello di contagi, con qualsiasi numero di morti.

Qui tutte le speranze di fermare la pandemia erano state affidate ai vaccini, mai come questa volta cercati e trovati in tempi rapidi, con colossali investimenti soprattutto pubblici (soltanto Moderna ha ricevuto più di 4 miliardi di dollari addirittura dall’amministrazione Trump).

Ma proprio l’essersi affidati a delle multinazionali private ha fatto saltare tutti i piani vaccinali. Soprattutto nei paesi che non hanno stabilimenti dedicati, di quelle multinazionali, sul proprio territorio.

Chi paga di più le dosi le ottiene prima, e nella misura promessa. Gli altri vedono ridursi le forniture, anche se hanno pagato in anticipo. Ogni paese sospetta che altri siano stati privilegiati, anche all’interno dell’Unione Europea. Nessuna solidarietà, nessun fronte comune.

E’ saltato completamente anche l’argomento “più grandi siamo, più saremo rispettati”. Lo vediamo con Astrazeneca – società anglo-svedese – che taglia del 60% le forniture ai paesi Ue prima ancora di vedere il proprio vaccino riconosciuto dall’Ema. E poi di un altro 15%.

Lo vediamo con Pfizer, società americana, che all’arrivo di Biden è stata pressata per aumentare lo stock immediato da destinare agli Usa, anche a scapito di altri “clienti”: –29%, e poi un altro -20%,

E al tragico si aggiunge il ridicolo, con la Ue che “minaccia azioni legali” e pubblica i contratti pieni di omissis, perché alle multinazionali di Big Pharma sono state concesse clausole che nessun acquirente concederebbe mai ad un fornitore. Come il risarcire con soldi pubblici eventuali danni derivanti dalla somministrazione delle dosi. Come il lasciare indefinito cosa significhi “fare il massimo sforzo” per rispettare gli impegni.

Ci sarebbe da ridere, se non vivessimo una tragedia mai vista in tempi di pace, nei paesi avanzati, nel vedere i vaccini russi o cinesi venir “rivalutati” nello spazio di un mattino: bollati come “inaffidabili” quando erano ancora allo studio (e dunque in realtà non se ne sapeva nulla), ma considerati “interessanti” o “ottimi” ora che le multinazionali occidentali ci hanno lasciato nella merda.

Perciò è confermato: niente come una pandemia dimostra se un sistema economico e politico funziona oppure è completamente sbagliato.

Questo sistema, che si era vantato di garantire meglio i “diritti umani”, in realtà sacrifica deliberatamente il primo di quei diritti: quello alla vita e alle migliori cure possibili. Per tutti.

I sistemi in vario modo socialisti – Cuba, Vietnam, Cina, Venezuela, ecc – hanno invece dimostrato concretamente che lì la vita umana viene prima del business e del profitto. E, per l’ironia della Storia, ma anche secondo logica, chi difende meglio la salute della popolazione si ritrova anche un’economia che riprende a crescere prima.

Mentre qui passiamo da un lockdown ad una riapertura, da una zona rossa ad una gialla, senza mai trovare la via per riprendere il controllo della situazione.

Il capitalismo non funziona più, sono costretti ad ammetterlo anche ex funzionari della finanza globale, come Emmanuel Macron a Davos. Ma i capitalisti non si faranno per questo spontaneamente da parte.

Se l’umanità vuole sopravvivere, superare questa ed altre pandemie che vengono già previste, deve essere in grado di trovare e fabbricare vaccini, e tutti gli altri medicinali, secondo un piano e dimensioni sufficienti a curare tutti. Per scelta pubblica, senza aspettare che qualche multinazionale ci faccia la grazia;

se vuole salvare l’ambiente e arrestare il cambiamento climatico prima che sia troppo tardi (pochi anni ancora), deve fermare e riconvertire l’intero modo di produrre (sia il cosa che il come);

se si vogliono ridurre le disuguaglianze mostruose e assicurare perciò che i conflitti non diventino distruttivi, deve redistribuire la ricchezza secondo criteri di giustizia, anche per continuare a produrla;

Mai come oggi diventa insomma chiaro che bisogna prendere un’altra strada. Bisogna uscire dalla follia dell’accumulazione senza limiti a favore di un gruppo di aziende sempre più ristretto.

Bisogna cominciare a girare il timone verso un sistema sociale che mette gli esseri umani e non il profitto al posto di comando.

Un sistema in cui la salute e la vita siano il faro di ogni decisione collettiva.

Il futuro dell’umanità sarà socialista o non sarà.

E il tempo per cominciare è ora!

In concreto, sulla vitale questione dei vaccini, le nostre proposte sono:

produzione di quelli con formule già note nelle aziende farmaceutiche sul territorio nazionale, in violazione dei brevetti internazionali; stiamo per raggiungere i 100.000 morti per Covid-19, cifre da tempi di guerra. Dunque se si vogliono evitare altrettanto sofferenze alla popolazione bisogna reagire con altrettanta determinazione sulle imprese con strutture produttive adatte, integrando eventualmente i macchinari necessari:

attivare immediatamente contratti di fornitura con Cina e Russia, che hanno già vaccini approvati dalle rispettive autorità del farmaco e stanno presentando analoga richiesta a quella europea;

opzionare con contratto i vaccini in via di realizzazione a Cuba, in modo da produrli al bisogno anche sul territorio nazionale non appena disponibile;

nazionalizzare immediatamente il vaccino “italiano” di ReiThera, per evitare che le “logiche di mercato” la società produttrice possa “privilegiare” chi è disposto ad offrire un prezzo maggiore;

offrire collaborazione per la produzione/distribuzione con i Paesi più poveri, che rischiano di non veder arrivare mai le dosi necessarie; e che resterebbero dunque serbatoi di contagio futuro.

rafforzare al massimo la sanità pubblica, ripristinando i finanziamenti tagliati nel corso degli ultimi 30 anni e assumendo il personale necessario;

eliminare ogni finanziamento alla sanità privata; chi vuol fare profitti sulla salute della gente corra pure tranquillamente il suo “rischio di impresa”.

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1 Commento


  • Walter Gaggero

    Ci sono anche gli emoderivati che distruggono il virus anche in persone immunodepresse.

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