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La guerra del pesce/1. Mediterraneo: tensioni tra Italia e Libia

Mercoledì una motovedetta della Guardia costiera libica è intervenuta contro tre pescherecci italiani. Secondo le testimonianze dei pescatori italiani dall’imbarcazione sono stati sparati alcuni colpi e Giuseppe Giacalone, comandante del peschereccio “Aliseo” della flotta di Mazara del Vallo, è rimasto ferito dalle schegge di vetro causate da alcuni proiettili.

L’incidente è avvenuto una trentina di miglia al largo di Misurata e ha coinvolto i pescherecci “Aliseo”, “Artemide” “Nuovo Cosimo”, spintisi in una zona molto pescosa che lo stesso governo italiano considera “ad alto rischio”.

Un portavoce della Marina libica ha assicurato che sono stati sparati soltanto “colpi di avvertimento in aria per fermare imbarcazioni che avevano sconfinato nelle nostre acque territoriali”. Ma questa versione respinta viene dai pescatori.

La Marina militare italiana è intervenuta con la fregata Libeccio in soccorso dei tre pescherecci mitragliati e ha curato a bordo Giacalone, le cui ferite sono lievi.

Le imbarcazioni italiane si trovavano “nella Zona di protezione di pesca libica” a 35 miglia a nord della costa di Al Khums. Nei giorni scorsi da una motovedetta libica erano stati sparati colpi contro un altro peschereccio mazarese, il “Michele Giacalone”.

Nella serata di ieri il ministero degli Esteri italiano ha fatto sapere che “sono in corso accertamenti sulla dinamica di quanto avvenuto” sottolineando che da tempo il governo ha avvertito che quel tratto di mare è “ad alto rischio” e il 28 aprile aveva avvertito otto pescherecci italiani che si erano spostati a circa 35-40 miglia dalle coste di Bengasi nonostante fosse sconsigliato.

L’incidente“, si legge nella nota del ministero degli Esteri, “conferma nondimeno la pericolosità della zona prospiciente le coste della Libia dove“, viene sottolineato, “non si può pescare“.

Secondo i racconti dei marittimi, all’arrivo della nave militare italiana “Alpino” e di un elicottero della Marina Militare, un militare libico che aveva abbordato un peschereccio italiano  danneggiando il radar di bordo, sarebbe tornato sulla motovedetta libica, intimando ai pescatori di abbandonare la zona.

La vicenda rientra nella cosiddetta ‘Guerra del pesce’, nella quale rischiano il sequestro i pescherecci siciliani impegnati nelle acque antistanti le coste libiche e incluse nella Zee (Zona Economica Esclusiva), tutelata dalla comunita’ internazionale entro le 12 miglia, ma rivendicata da Tripoli fino a 62 miglia e recentemente diventata oggetto di contenzioso con l’Egitto ma anche con l’Italia.

Primo di quest’ultimo episodio,  alla fine dello scorso anno, cera stato il sequestro dei pescherecci Antartide e Medinea, dove le forze navali militari del gen. Haftar sequestrarono 18 pescatori in Libia per 108 giorni, fino al rilascio avvenuto in seguito ad una visita istituzionale a Bengasi dell’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e del ministro degli Esteri, Luigi di Maio.

Di fronte a quest’ultimo incidente nelle acque del Mediterraneo, Fratelli d’Italia, Liberi e Uguali e Noi con l’Italia hanno chiesto che il governo riferisca immediatamente in Parlamento.

Una cosa è certa, che c.

E in Italia gli ambiti politici ed economici che spingono affinché l’Italia “mostri i muscoli” con la propria Marina Militare nel Mediterraneo (ma anche nel Mar Rosso e nel Golfo Persico) stanno crescendo. Anche questo è un segno dei brutti tempi in cui ci è toccato di vivere.

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