Il 30 giugno il governo Draghi lascerà scadere il blocco dei licenziamenti. D’altronde è questo che chiedono, da tempo, Confindustria e tutte le associazioni padronali. Ed è questo che preannunciano i 5000 licenziamenti di Alitalia o le lavoratrici e i lavoratori cui già ora è stato negato il posto di lavoro a partire dalla Embraco a Torino.
CHE SIGNIFICA CONCRETAMENTE LO SBLOCCO DEI LICENZIAMENTI?
Significa che centinaia di migliaia di persone – alcune stime parlano di circa 600.000 lavoratori – finiranno in mezzo alla strada. Un aumento esplosivo di disagio economico e sociale che si sommerà al milione di precari che ha già perso il lavoro durante la pandemia. Ecco cosa sta dietro alla ristrutturazione selvaggia delle imprese, e poco importa se questa scatterà subito o in un secondo tempo.
RIPRESA ECONOMICA, MA PER CHI?
Non è una necessità, ma è una scelta quella di una ripresa economica fondata sui bassi salari, la distruzione dei diritti e della salute, la precarietà. Non è un caso che i licenziamenti di massa vadano a braccetto contro gli attacchi e la campagna assolutamente reazionaria contro il reddito di cittadinanza.
Basta aprire un giornale o ascoltare una trasmissione tv per vedere come i politici fremono per obbligare i disoccupati ad accettare lavori da schiavi, per la liberalizzazione ulteriore degli appalti, per la riduzione delle tutele e dei controlli sulle condizioni di lavoro.
La maggioranza delle forze politiche – senza ombra di dubbio quelle parlamentari e di Governo – ha deciso di “uscire” dalla crisi pandemia assecondando gli interessi dei grandi gruppi economici e industriali, scaricando tutti i costi sul mondo del lavoro e sulle classi popolari.
NON RESTIAMO A GUARDARE: IL 30 GIUGNO FACCIAMOCI SENTIRE!
Un’alternativa sarebbe possibile e realizzabile: bisognerebbe redistribuire complessivamente nella società ricchezze e benessere. Come? Tassando i patrimoni milionari, riducendo l’orario di lavoro, fissando per legge un salario minimo decente, estendendo gli ammortizzatori sociali e, infine, ripristinando le garanzie dell’articolo 18 (misura cardine in passato per bloccare i licenziamenti di massa nelle grandi imprese).
Tutto questo non rientra minimamente nelle priorità del governo Draghi, dei partiti di maggioranza, dei vertici della UE. Le classi dirigenti pensano di “ripartire” rilanciando le politiche liberiste e di austerità a causa delle quali il paese ha subito i colpi più duri della pandemia, ricominciando esattamente dalle ingiustizie e dalle scelte sbagliate del passato.
E’ per questo che abbiamo scelto di mobilitarci il prossimo 30 giugno, data simbolica in cui termina il blocco dei licenziamenti. In tutta Italia saremo davanti alle sedi di Confindustria e davanti ai luoghi simbolo dello sfruttamento: grandi aziende, luoghi di vertenze lavorative in corso.
Invitiamo tutte e tutti a farlo insieme a noi: contro il Governo Draghi e le sue politiche. Non saranno i lavoratori a pagare, ancora una volta, il prezzo più caro!
IL 30 GIUGNO LICENZIAMO GLI SFRUTTATORI
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