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Una botta di culo non fa primavera…

Che culo! Alla parata decisiva di Donnarumma sull’ultimo rigore, il pensiero è esploso nella testa di tutti i membri dell’establishment italiano ed europeo.

Traspariva evidente nelle smorfie sorridenti di Mattarella, madame Cristillin e Valentina Vezzali, in tribuna d’onore. Ma era immaginabile anche sui volti di Mario Draghi e della stessa Ursula von der Leyen, che si era spinta qualche ora prima a tifare Italia contro quei dannati inglesi che avevano voluto e ottenuto la Brexit.

Che culo! Dopo due minuti sembrava tutto finito. Gli europei al potere demoralizzati nel vedere che il paese calcisticamente egemone nel Vecchio Continente era quello che se n’era andato fuori da un assetto istituzionale coercitivo e strampalato.

Gli italiani al potere in subappalto già preoccupati per il mancato “effetto cocaine” sulla popolazione che deve – e soprattutto dovrà – subire gli effetti delle scelte che stanno facendo. E di cui si cominciano a vedere i risultati, intanto come licenziamenti di massa.

E invece, piano piano, con calma e metodo – due virtù assai poco italiche, a livello di classe dirigente – una squadra normale, senza grandi campioni (a parte un portiere inquietante per efficacia e dimensioni), ha riportato la situazione in parità, gestendo e imbrigliando i presuntuosissimi inglesi, talentuosi e individualisti, fino a non far vedere loro palla per lunghi minuti.

Poi, come si dice, “la lotteria dei rigori”, dove ci vuole talento e culo, fifty-fifty. Il talento per buttarla dentro o cacciarla fuori, il culo per veder finire sul palo una palla a portiere spiazzato.

La differenza calcistica tra le due squadre, a voler essere brutali, si riduce a quella palla mandata da Rashford sul legno. Pickford e Donnarumma ne hanno parati due a testa.

Come si dice, questo è il calcio. Puoi tenere palla per il 70% del tempo e perdere per un rimpallo, puoi meritare tanto e non ottenere niente, un episodio – nel bene o nel male – decide tutto ed è inutile castellarci una morale sopra.

Lo sanno meglio di tutti calciatori e allenatori, abituati ad essere osannati o vilipesi per un dettaglio in più o in meno, per una questione di centimetri.

E invece, parata la botta timida di Saka, ecco esplodere la retorica patriottarda (solo nello sport, se no sei un “sovranista”), l’uso della sofferta vittoria sportiva come “prova” che “finalmente” il paese è “sulla strada della ripartenza”. Mescolando tutto, come se un palo fortunato valesse quanto o più di una riforma delle assunzioni nella sanità pubblica che grida vendetta e metterà in ginocchio un settore decisivo. Cocaina per tutti, ballate per strada e non pensate ad altro…

E’ prassi. Ogni potere celebra le vittorie sportive in questo modo. Per il fetecchioso potere italico, però, per questa borghesia pezzente e compradora, sempre disposta al pianto per fottere lo Stato e i lavoratori, queste vittorie arrivano sempre come inattesi – insperati e immeritati – doni dal cielo.

Che culo! Appunto…

Era stato così per il fascismo impelagato nella guerra d’Etiopia e in crisi economica dopo aver cercato di difendere “quota 90” (il cambio di lire nei confronti della sterlina inglese; e aridaje…), che incassò due titoli mondiali mentre firmava il “patto d’acciaio” con Hitler e si avviava alla sanguinosa fine, con l’avventura bellica più violenta della Storia (fin qui…).

Ed era stato di nuovo così nel 1982, a sugello di una torsione autoritaria che aveva messo fine agli anni ‘70 a forza di ristrutturazione produttiva, tortura e carceri speciali.

Ed è stato di nuovo così nel 2006, quando si cominciavano a fare i primi conti con l’adozione della moneta unica fatta a un tasso di cambio suicida, il raddoppio dei prezzi a stipendi fermi e precarietà in crescita esponenziale (anche se mai come adesso).

E’ di nuovo così ora, con un governo a due strati che deve riscrivere la struttura dei rapporti sociali distruggendo quel poco che era sopravvissuto a 30 anni di privatizzazioni-liberalizzazioni che hanno prodotto aumento della povertà, scomparsa delle grandi aziende pubbliche regalate ai privati (Telecom e Alitalia su tutti), precarietà di massa, salari di merda che si vorrebbero ancora più bassi (al di sotto del pur miserabile “reddito di cittadinanza”).

Che culo!, per questo potere italico senza meriti né fantasia…

Tira fuori l’insperato da un allenatore molto capace e da una squadra “operaia”, dove tutti pressano come un sol uomo, senza primedonne e “competizione interna”, dove la causa collettiva prevale assolutamente sull’interesse individuale. O meglio: dove l’interesse individuale (la vittoria, un contratto migliore, offerte pubblicitarie, ecc) si può realizzare solo attraverso il risultato collettivo.

Ossia da un gruppo che ha praticato un logica opposta a quella che l’establishment neoliberista predica ad ogni minuto del giorno. Sperando di avere il culo di trovare una squadra degna di questo nome, che ha meritato il risultato anche al di là dell'”episodio”, dietro cui nascondere meglio il proprio istinto predatorio.

Un titolo europeo vale molto, ma meno di un mondiale. E, soprattutto, quello che questo governo va facendo sta già incidendo sulla carne viva di una massa ogni giorno più vasta.

Sfangheranno l’estate. Poi faremo i conti su quanti licenziati ci saranno stai, quanto si saranno abbassati i salari dei nuovi assunti in sostituzione, con l’assenza di altri ammortizzatori sociali, l’inesistenza di una politica dell’edilizia pubblica (zero soldi, nel Pnrr, per questa voce) e una pandemia che rialza già la testa perché sempre affrontata guardando alle preferenze delle imprese anziché alle indicazioni della scienza (con la criminale collaborazione di diversi scienziati, purtroppo).

Il culo può anche esser tanto, ma non è mai eterno.

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13 Commenti


  • pasquale

    Italiona nel calcio e italietta nella politica. Medaglie al petto per meriti sportivi e licenziamenti di lavoratori in massa con una semplice mail. Così va questo mondo di merda.
    W la Rivoluzione


  • Roberta

    No, però che palle queste letture incrociate. Che palle a tutti gli Enti Morali che sò tre giorni che ci ricordano che stamattina riprende la nostra vita di merda. In realtà ce l’abbiamo avuto sempre ben presente. È importante però , per godersi la vita, separare i piani delle cose; come il divertimento dalla subumanità. E sono una che non ha mai avuto grande dimestichezza col calcio, però ieri sera mi sono divertita, non mi sento deficiente per questo, non ho una vita triste e ho preso in braccio i cani quando si sono innervositi. Così rompete il cazzo: sò due ore di divertimento che non tolgono la gravità alle cose, ma magari hanno fatto dimenticare per due ore ai lavoratori licenziati la loro condizione e, chissà, uno spunto per ripartire. Oggi tutti ai picchetti per favore, che i comunisti non si devono divertire. Che palle.


    • Redazione Contropiano

      Se ci consenti, noi distinguiamo – anche nell’articolo – il merito sportivo (dell’allenatore e della squadra), l’immedesimazione dei tifosi (cui non abbiamo nulla da insegnare, visto che siamo nel mucchio, con più o meno sopraccigli alzati) e USO POLITICO di una vittoria sportiva da parte di un potere infame. Chi cavolo ha mai detto che i comunisti non si devono divertire? L’unico favore che chiediamo ai nostri lettori è di commentare, e magari massacrare, quello che diciamo noi. Delle paturnie degli altri non possiamo né vogliamo rispondere.


  • Stefano De Stefano

    Ma che le rispondete pure? Ha preso in braccio i cani per non farli innervosire: quella dev’essere la sua principale preoccupazione. E mo’ dite pure che sono antianimalista!


  • Roberta

    Stefano De Stefano che cazzo parli a fare, che un altro argomento caliente è stato proprio “Limortacci vostri state a fa un casino e ce spaventate i cani”. I cani basta tenerseli vicino e non usare ogni argomento idiota per sentirsi meglio degli altri. Che le rispondete pure lo dici a tua sorella. Si sta discutendo.


  • Roberta

    @Redazione Contropiano: grazie per avermi risposto! 🙂


  • Carlo

    Fatico a comprendere come una vittoria calcistica annebbi la mente di uno che ha perso il lavoro, ma evidentemente non ho sufficiente capacità mentale per arrivare a simili conclusioni. Incredibile come il cittadino reagisca come un cane rabbioso non appena gli vai a ricordare che il calcio non è la cosa più importante e che, se lo diventasse, sarebbe un suo grosso problema. Altro che oppio dei popoli, qua…


    • Redazione Contropiano

      Come abbiamo scritto, “cocaina per tutti”… Non che cambi molto…


  • Sigfrido

    Non sono d’accordo. Non è stato solo ” culo “. Questa Italia è stata superiore nel gioco e nelle occasioni già durante i 90 minuti , FUORI CASA. Ha dimostrato maggiore capacità di palleggio e maggiori fondamentali tecnici degli inglesi i quali, oltre solo ad un paio di soggetti, sono una squadra mediocre di bassa statura tecnica ( basta vedere i tanti errori di stop e altro che commettevano ). Hanno tirato una sola volta in porta e poi sono stati dietro 120 minuti, in casa.


    • Redazione Contropiano

      Rispondiamo a te per parlare ai tanti che commentano in modo simile.
      Abbiamo titolato sul “culo” riferendo chiaramente questa espressione NON alla squadra (che ha meritato ampiamente il risultato e avrebbe potuto chiudere anche prima dei rigori), ma alla CLASSE DIRIGENTE di questo paese, che ancora una volta, in un momento di difficoltà molto serie, si ritrova una buona squadra di calcio dietro cui nascondere la propria infamia e inettitudine (i precedenti, del fascismo, dell’inizio anni ’80 e del 2006 ci sembrano chiarissimi; ottime squadre, grandi campioni, governi di merda).
      Siccome era una partita di calcio, è noto che anche se domini per 118 minuti, tieni palla e tiri in porta, puoi lo stesso perdere ai rigori (era cominciata malissimo, anche lì…). E se si fosse perso, tutte queste giornate di tv esalta e media ‘mbriachi di nazionalismo governativo non sarebbero stati possibili.
      Di qui il “che culo” che si leggeva in faccia a Mattarella e Cristillin (come detto in inizio articolo).


  • Eros Barone

    L’Italia ha vinto il campionato europeo di calcio ed è esploso, per cotanto successo, un giubilo popolare che le massime autorità dello Stato, il governo e il sistema dei ‘mass media’ si sono subito affrettati a convertire in una potente arma di distrazione rispetto alla crisi economica, sanitaria e morale di un paese più che mai bisognoso di fare del calcio, come sempre avviene con l’uso pubblico di questo enorme apparato economico, ideologico e spettacolare, un anestetico, per un verso, e un eccitante, per un altro verso: il tutto all’insegna di un “surrealismo di massa” in cui lo sventolio delle bandiere tricolori si accompagna alle sponsorizzazioni pubblicitarie dei protagonisti dell’impresa calcistica (nella duplice accezione di vittoria conseguita in una gara internazionale e di stimolo all’espansione dei ‘faux frais’ del capitale in funzione più o meno anticiclica). Una cosa però è certa, anche a non voler rammentare la sarcastica battuta di Winston Churchill, secondo il quale gli italiani vincono le partite di calcio come se fossero delle guerre, e perdono le guerre come se fossero delle partite di calcio: un buon numero di quei ragazzotti, pagati a peso d’oro e vezzeggiati dalla stampa e dalla tifoseria, tutto sembrano, con i loro debordanti e ripugnanti tatuaggi (escluse le debite eccezioni), tranne che dei professionisti degni di stima e di rispetto (per intenderci, all’altezza di un Dino Zoff o di un Gigi Riva). Ma vi è di più: mai come in questi ultimi decenni, a partire dal calcio per giungere alla politica, il ceto borghese italiano è riuscito a battere sulla scena mondiale, per la totale mancanza di stile, di coerenza e di correttezza che ha contraddistinto i suoi più famosi esponenti, ogni possibile primato di sciatteria, se non di antipatia. Occorre allora cercarne le ragioni (una modernizzazione tardiva, un trasformismo politico abietto, un “imperialismo straccione”, una intellettualità meschina e servile, un’estrema debolezza ideologica del movimento operaio) ed impegnarsi ad invertire una tendenza che è, da tutti i punti di vista, semplicemente rovinosa.


    • Redazione Contropiano

      Lasceremmo fuori i giocatori dalla critica politica, perché il discorso viene deviato.
      Ogni generazione ha i suoi riti e le sue sciocchezze, i suoi slanci e le cadute,
      Restiamo concentrati sull’opera di distrazione di massa di un capitalismo straccione…


  • Stefano De Stefano

    Le letture incrociate non le fa la redazione di Contropiano, basta aver letto il Corriere della Sera di domenica 11 luglio. Secondo me ognuno è libero sia di godersi la vita che di separare i piani delle cose ma questo è un punto di vista prettamente individuale che per un lavoratore inglese, per esempio, potrebbe realizzarsi proprio al contrario. Perciò far osservare come si realizzano le manipolazioni da parte del potere non è “rompere il cazzo” ma fornire strumenti di conoscenza visto che giornali come il Corriere della Sera mirano a diffondere cocaina per tutti. Mia sorella, fortunatamente, è una donna molto intelligente e sa divertirsi senza fare uso di cocaina.

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