Che la tolleranza e la complicità di regime verso il neofascismo degradi tutta la politica italiana lo dimostra Giorgia Meloni. Che ogni giorno può permettersi di fare affermazioni sempre più incivili e infami, senza che nessuna istituzione le dica nulla e con il sistema mediatico che la esalta.
Appena conclusa la campagna per le dimissioni da rettore di Tomaso Montanari, reo di antifascismo, la ex ministra di Berlusconi è tornata alla sua principale fissazione da alcuni mesi, per altro condivisa con Renzi, Salvini, Briatore, Bonomi e tutti i peggiori politici e padroni: abolire il reddito di cittadinanza.
Per mettersi alla testa di queste vergognose campagna e compagnia, Giorgia Meloni ha raschiato il fondo dell’odio di classe che da sempre ispira il fascismo e ha detto che i poveri sono come i tossici. E che il reddito di cittadinanza è come il metadone.
Giorgia Meloni, come tutti i fascisti è ottusa e ignorante, neppure sa quale sia la funzione reale del metadone nella tossicodipendenza. Ma soprattutto è razzista verso i poveri e gli sfruttati, che per lei sono solo dei drogati da mandare a lavorare a 300 euro al mese, così gli passa.
Se qualcuno vi viene ancora a dire che Giorgia Meloni rappresenta il popolo contro il palazzo, sputategli in un occhio.
Lei, come il fascismo di ieri e quello di oggi, sta coi ricchi, anzi coi ricchi peggiori, con gli schiavisti sfacciati. E lo dice con il linguaggio spudorato, violento e miserabile degli squadristi di cento anni fa.
A questo aggiunge l’arroganza impunita della casta, di cui fa parte da sempre, e che le garantisce in un mese il doppio di quanto prenda in due anni un povero con il reddito. Il partito dei rolex ora l’acclama leader.
Giorgia Meloni è fascista, razzista, schiavista e ogni definizione diversa è complicità.
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