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Poveri ricchi!! Ma non è invidia, è odio di classe

Sembra una follia eppure abbiamo scoperto che esiste il “coefficiente di invidia sociale”. Il quotidiano Il Foglio ha infatti dato voce ad alcune serie preoccupazioni per le sorti dei ricchi, o meglio per la crescita di ostilità sociale nei confronti dei ricchi. Eppure a ben guardare la realtà sembra dirci esattamente il contrario.

I ricchi, i “borghesi”, da una trentina d’anni hanno ripreso saldamente in mano le leve del potere e conducono una spietata lotta di classe dall’alto verso il basso. Non occorre scomodare sempre e solo il miliardario Warren Buffet, in Italia è sufficiente sentire gente come Briatore o, peggio ancora, vedere come agiscono concretamente accanendosi contro il Reddito di Cittadinanza (unica misura concreta contro la povertà partorita dai governi degli ultimi trenta anni) oppure sventolando il premio ricevuto per aver contribuito a licenziare430 operai. Ma fiutano anche l’aria e sentono che nei loro riguardi sta montando un odio sociale che vorrebbero esercitare esclusivamente a senso unico.

Ma chi ha in mano soldi, potere e reputazione non solo non vuole sentir parlare di redistribuzione della ricchezza, patrimoniale, progressività delle imposte, non vuole neanche sentire qualcuno che glielo ricordi apertamente o che, come direbbe il prof. Gattei, manifesti egreferenza (1) nei confronti dei padroni. Insomma pretendono anche la pubblica benevolenza o addirittura la riconoscenza.

L’autore e giornalista tedesco Rainer Zitelman (2) si è visto tradurre in italiano il suo libro “Ricchi! Borghesi! Ancora pochi mesi! Come e perché condanniamo chi ha i soldi”, pubblicato pochi giorni fa dall’Istituto Bruno Leoni (un istituto di ossessi e ossessionati ultraliberisti che però ha i suoi zampini nel governo Draghi, ndr) e nel quale ha analizzato l’invidia sociale in cinque paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Italia e Germania.

Ne parla ampiamente lo stesso Rainer Zitelman in un suo articolo pubblicato su Il Foglio dal titolo “Morte ai ricchi. Storia di un’ossessione”, secondo cui in molti paesi del mondo, si sta alzando una marea crescente di pregiudizi e persino di odio contro i ricchi.

Zitelman scrive che “Recentemente, dei dimostranti hanno eretto una ghigliottina davanti alla casa del fondatore di Amazon, Jeff Bezos, uno degli uomini più ricchi del mondo. La loro protesta è stata pensata con l’intento di richiamare la Rivoluzione francese, durante la quale i rivoluzionari usavano le ghigliottine per giustiziare gli aristocratici (e talvolta anche i loro stessi compagni d’armi). Nella mia città natale, Berlino, anche le manifestazioni “contro la città dei ricchi” erano promosse utilizzando immagini di ghigliottine, e sui manifesti e sugli striscioni era presente lo slogan: “Uccidi il tuo padrone di casa”. Oggi siamo sensibili, e a volte anche qualcosa in più di “sensibili”, ai pregiudizi contro le minoranze. I ricchi sono forse l’unica minoranza contro la quale si ritiene accettabile spargere odio nei talk-show televisivi senza che nessuno si arrabbi”.

Seriamente preoccupato per le sorti dei ricchi, Zitelmann arriva a scrivere che: “I ricchi non hanno preoccupazioni materiali e sono ampiamente ammirati, ma questo è solo un lato della medaglia: l’invidia e l’ostilità nei loro confronti rappresenta invece l’altro lato della medaglia. Nel corso della storia, le minoranze che hanno avuto successo da un punto di vista economico sono state spesso (e lo sono tuttora) bersaglio di ostilità. Sfortunatamente, a volte le parole non rimangono parole, ma si tramutano in fatti. L’unico modo per impedire che parole d’odio diventino azioni d’odio è affrontare e combattere i pregiudizi, compresi quelli che prendono di mira le persone con grandi patrimoni. Anche se non è noto a tutti, recentemente (cioè nel corso del Ventesimo secolo) i ricchi non solo sono stati regolarmente bersaglio di ostilità, ma sono stati anche perseguitati e uccisi”.

Ovviamente tra i casi in cui i ricchi se la sono vista brutta, Zitelmann cita in modo decisamente improprio sia la Rivoluzione Sovietica che i riot contro i commercianti cinesi in Indonesia, cita Cuba  e, inesorabilmente, l’Olocausto degli ebrei in Europa. Ma sul piano fiscale ci mette anche la Svezia a causa della alta tassazione sui patrimoni.

A vedere la storia, secondo Zitelmann “In tutto il mondo si accumulano orrori e cadaveri, nella perenne lotta per liberarsi della minaccia costituita dai ricchi: banchieri, mercanti, commercianti, imprenditori…”. In generale, le minoranze prese di mira sono state oggetto di pregiudizi molto prima di essere annientate o allontanate. Di solito erano stati considerati per lungo tempo dei “capri espiatori”, accusati di essere i responsabili per complessi sviluppi sociali che erano incomprensibili alla maggior parte delle persone. Durante le crisi sociali ed economiche, questo odio di lunga data è esploso in violente aggressioni contro queste minoranze che fungevano da capri espiatori”.

Per realizzare il libro, Zitelmann ha utilizzato dei sondaggi condotti da Ipsos Mori che hanno fornito i dati per calcolare un “coefficiente di invidia sociale” in paesi come Francia, Germania, Stati Uniti, Regno Unito e Italia. Più alto è il coefficiente di invidia sociale, maggiore è la porzione di persone, all’interno della popolazione di un paese, che provano astio verso i ricchi.

I coefficienti di invidia sociale registrati in Francia e Germania (pari rispettivamente a 1,26 e 0,97) sono significativamente più alti di quelli riscontrati negli Stati Uniti (0,42) e nel Regno Unito (0,37).

L’Italia, con un coefficiente di invidia sociale dello 0,62 si pone a metà strada tra gli alti coefficienti di Germania e Francia e i bassi coefficienti di Stati Uniti e Gran Bretagna.

Lo studio rivela anche che gli statunitensi più giovani (tra i 16 e i 29 anni) sono molto più critici nei confronti dei ricchi rispetto ai loro connazionali più anziani. Gli statunitensi con oltre 60 anni, invece, hanno un’opinione molto diversa: solo il 15 per cento è d’accordo, mentre il 50 per cento rifiuta categoricamente questo giudizio.

In Italia accade il contrario che negli Stati Uniti: i giovani hanno una visione molto più positiva dei ricchi rispetto agli italiani più anziani. Come detto, la media per l’Italia nel suo complesso è di 0,62. Per gli italiani più giovani, il “coefficiente di invidia sociale” è addirittura di 0,31, mentre per gli italiani più anziani sale fino a posizionarsi al livello di 1,32.

Insomma le “pantere grigie” sembrano avere il dente avvelenato con i ricchi assai più dei giovani. Sarà così forse perché hanno assistito direttamente alle conseguenze sociali della restaurazione di ricchezza, potere e arroganza dei ricchi nel nostro paese dagli anni Ottanta in poi, mentre hanno visto concretamente i benefici sociali e diffusi di quando i ricchi “stavano sotto botta”. E siccome stare sotto botta ai ricchi italiani non è piaciuto affatto, da questo nasce l’odio di classe dei ricchi contro i ceti sociali subaterni ben richiamato da Edoardo Sanguinetti. Ma poi chi li ha visti all’opera come fa – in tutta reciprocità – a non odiarli? Altro che invidia sociale!!

E se qualcuno, come è capitato nel backstage di uno studio televisivo, ti dice: ma perchè voi ce l’avete sempre con le imprese? La faccia che fanno quando rispondi che “voi le chiamate imprese, noi li chiamiamo ancora i padroni!” non ha prezzo.

Ci si può anche trastullare con i coefficienti per provare a giustificare l’ingiustificabile. Ma la realtà, come i fatti, hanno la testa dura. La storia della società è e rimane la storia della lotta tra le classi e non si può accettare che sia solo dall’alto contro il basso.

 Note:

(1) Il concetto di “egreferenza” riscoperto dallo storico dell’economia Giorgio Gattei, rappresenta il contrario della “deferenza”, atteggiamento con cui le classi subalterne si rapportavano ai loro padroni prima che il movimento operaio cominciasse a pareggiare i conti. Un atteggiamento “egreferente” non è ancora apertamente oppositivo o antagonista ma manifesta il primo passo verso la fine della subalternità. E’ quello che possiamo vedere nel silenzio ostile quando parlano i padroni o nel fatto che non ci si tolga più il cappello o ci si alzi in piedi in loro presenza. E’ ostilità sorda, vicina e propedeutica alla soglia di esplosione.

(2) Raineir Zitelmann, giornalista del DieWelt, da giovane era maoista ma ben presto scoprì che i ricchi erano più affascinanti dei proletari. Nel 2017 le ricerche di Zitelmann sugli individui con un patrimonio di decine e centinaia di milioni di dollari sono state raccolte nel libro “The Wealth Elite”.

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