La deputate della componente “ManifestA” – quattro, elette nel 2018 nelle liste Cinque Stelle e poi espulse per il rifiuto del sostegno al governo Draghi – si sono presentate solo ieri, ma hanno subito cominciato la loro “nuova vita parlamentare” ospitando una conferenza stampa alla Camera.
Invitati e protagonisti gli studenti che in queste settimane stanno dando vita a una lunga serie di mobilitazioni per i molti problemi vissuti da una scuola che proprio non rientra tra le priorità del “governo dei migliori”.
Ma che sono esplose con la morte del giovanissimo Lorenzo Parelli, morto schiacciato da una trave di ferro in una fabbrica, e ancor più con la morte del sedicenne Giuseppe Lenoci, su un furgone in provincia di Ancona, a 70 km dal paese e dalla sua scuola.
La prima rivendicazione è diventata perciò abolizione pura e semplice dell’alternanza scuola-lavoro, in quanto ormai chiaramente solo un modo per garantire manodopera gratis alle imprese. Non c’ infatti nulla da “monetizzare”, né da “rivedere”…
Su queste mobilitazioni è calata la mannaia repressiva, con manganellate a pioggia da parte di quegli stessi celerini che avevano accompagnato benevolmente i boss di Forza Nuova all’assalto della sede centrale della Cgil.
Ma ancora più scandalo ha suscitato la copertura offerta agli agenti dal ministro dell’interno Lamorgese, evidentemente più presa dagli stigmi della sua carriera – prefetto, ossia funzionario di polizia – che non dalla funzione politico-amministratva che ricopre ora.
Anche le parlamentari – Doriana Sarli, Yana Ehm, Silvia Benedetti, Simona Suriano, presenti in aula per le comunicazioni del ministro – sono rimaste molto colpite dalla sua insistenza sugli “infiltrati” che avrebbero giustificato, con la loro sola presenza, le manganellate sugli studenti inermi.
Ancora più colpite quando il ministro – senza rendersi conto dell’enormità di quel che diceva, probabilmente – ha provato a “identificare” questi “infiltrati”, nominando esplicitamente “centri sociali” e delegati sindacali”. Come se queste figure fosse nella sua testa dei fuorilegge o quasi.
Come se al Viminale ritenessero che “i cittadini” in generale possano (e fino ad un certo punto) manifestare solo per “corporazioni”: solo studenti, solo lavoratori, solo centri sociali, ecc. Una sorta di divide et impera che, in quelle teste, dovrebbe sancire l’impossibilità di qualsiasi comunanza sociale e politica intorno a problemi che riguardano tutti noi.
Questa enormità, però, corrisponde al millimetro con il comportamento dei “dirigenti di piazza” che nei giorni scorso hanno minacciato di caricare gli studenti che portavano solidarietà ad un presidio sindacale. O con i prefetti che ora possono prendere contatto diretto con i presidi delle scuole per imprecisate “esigenze di sicurezza”. Trasformando così una funzione dell’istruzione pubblica – già sfregiata dall’equiparazione a “manager” – in una specializzazione del ministero dell’interno o dei “servizi”.
Anche contro questo, hanno assicurato tutti gli intervenuti – tra cui Giuliano Granato per Potere al Popolo (il movimento che sostiene questa “componente” insieme a Rifondazione e altri soggetti interessati ad avere una sponda parlamentare) – domani gli studenti scenderanno in piazza in tutta Italia, supportati fra l’altro dallo sciopero proclamato dall’Unione Sindacale di Base.
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