Uno spettro si aggira per Bologna: lo spettro dell’indifferenza. E della guerra tra poveri.
Gli studenti sono per definizione quei soggetti sociali che si nutrono di sapere, formandosi una coscienza critica, capace di spingere più in avanti la società. Si deduce quindi che abbiano cervelli attivi, lucidi, reattivi agli input esterni, e che abbiano la capacità di prendere posizione rispetto al mondo che li circonda. Il mondo vero, attenzione, non il loro piccolo orticello.
Persino per Wikipedia “gli studenti si sono spesso distinti nella storia sociale mondiale come un corpo unico dotato di caratteristiche specifiche in grado di condizionare la società”. Di condizionare, attenzione, non di farsi condizionare.
E invece uno spettro si aggira per Bologna: lo spettro dell’indifferenza. Perché a fronte di centinaia di studenti e studentesse che in queste lunghe settimane hanno animato la lotta contro i “tornelli” del 36, ovvero contro un controllo fisico degli accessi a una biblioteca pubblica, in tanti oggi stanno prendendo parola -da facebook… mica in faccia, scherziamo?- contro il disturbo della quiete pubblica, la rottura della serena quotidianità, lo sfacelo dei tavolini ribaltati in piazza Verdi. Perché bisogna studiare, bisogna andare a lezione, bisogna dare gli esami.
Bisogna prepararsi a vincere quella lotta di tutti contro tutti per un posto degno nella società, ché se i posti al sole sono sempre meno non c’è da chiedersi il perché ma correre ad accaparrarsi l’ultimo disponibile. Se la guerra tra poveri fomentata dalle destre (mica solo Salvini e fascisti vari, perché ci pare che gli ultimi governi macellai siano targati PD..) non è più indicazione strategica per lo sviluppo made in FMI e UE, ma è ormai la realtà del paese, non si può perdere tempo a capire perché gli accessi controllati nelle biblioteche, perché i numeri chiusi nelle facoltà, perché le pochissime borse di studio nei dottorati. L’indifferenza non porta una persona ad avvicinarsi agli altri nelle tue stesse condizioni, ma solo a considerarli avversari. E non puoi lasciarti sorpassare dai tuoi avversari nella corsa al posto di lavoro. Gli avversari bisogna bruciarli in partenza, bisogna distanziarli nell’accumulo dei CFU, bisogna eliminarli nella corsa contro il tempo che è la formazione. Questo bisogna fare agli avversari.
E i nemici? Dove sono i nemici in questo mondo tutto plasmato a meritocrazia e “vincismo”? Chi è che ci sta mettendo il cappio al collo, imponendoci false alternative: vuoi emigrare, essere sfruttato o morire? Cosa abbiamo da dire sui nemici degli studenti, dei lavoratori, dei precari, dei migranti, dei disoccupati? Cosa abbiamo da dire sui nemici delle classi popolari e di quelle ormai ex classi medie che tali non sono più? Cosa abbiamo da dire su chi impone politiche d’austerità che non sono solo brutti titoli sui giornali ma hanno ricadute pratiche sulla vita di ogni giorno, di tutti noi, mietono vittime ogni giorno, tra tutti noi, e cui qualcuno tenta di resistere non piegando la testa ma lottando e -anche- rimuovendo tornelli, occupando biblioteche e resistendo alla polizia?
Su questi nemici noi abbiamo da dire tanto. E hanno da dire tanto anche le centinaia che in queste settimane hanno animato la lotta e la resistenza del 36.
E se voi, piccoli animali da tastiera, con le vostre dita rapide a scrivere commenti e con le vostre gambe lente ad alzarsi per andare in piazza,non avete nulla da dire a riguardo, o siete solo le ennesime vittime della guerra tra poveri o fate parte di quell’uno per mille che ce la sta facendo e avete deciso di essere nemici anche voi. In caso contrario potete ancora riscattarvi. Venite con noi.
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Daniele
Cari compagni, non sperateci nemmeno un po': gli imbecilli di feisbuc che chattano cazzate e idiozie fino alle 2 di notte, poi si alzano alle 6 del mattino per essere i primi a salutare il giorno dalla tastiera, dicendo idiozie tipo: "buongiorno algi amici, che bella giornata" e cazzate simili per poi addormentarsi sul lavoro senza neanche aver fatto o preparato la colazione, sono poveri morti in piedi che fanno finta di vivere, figuriamoci se sanno (o vogliono sapere) cosa sono le lotte! A meno che non l'abbiate già letto, andate a leggere "L'uomo senza qualità" di Musil, è un po' veccho, ma molto attuale. Un abbraccio affettuoso.