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In piazza in tutta Italia contro i rincari, bruciate le bollette

Si è svolta lungo tutto lo stivale, suddivisa in ben 14 piazze del paese, la giornata di mobilitazione organizzata dell’Usb, contro il carovita e la speculazione delle grandi aziende nazionali e multinazionali che, con la scusa del perdurare del conflitto, stanno speculando sugli aumenti delle materie prime legate alla produzione energetica.

Il gesto simbolico che sta accompagnando le proteste di questo inizio autunno, il bruciare le bollette di luce e gas in piazza, ha segnato tutti i concentramenti organizzati, rimarcando la non disponibilità da parte della popolazione di pagare rincari e speculazioni che svuotano i già magri portafogli di chi vive in Italia.

La giornata si è svolta nel contesto di mobilitazione internazionale lanciata dalla Federazione Sindacale Mondiale (Fsm, o Wftu nell’acronimo in inglese), organizzazione sindacale che raccoglie più di cento milioni lavoratori in tutto il mondo.

Da Taranto a Torino, da Cagliari a Trieste, passando per Napoli, Firenze, Bologna, Milano ecc. (elenco completo qui), i lavoratori organizzati nell’Usb, assieme ad associazioni, studenti e organizzazioni politiche conflittuali, hanno protestato contro i simboli del potere politico, economico e finanziario che stanno avallando, quando non perpetrando, questa “rapina di Stato”.

Prefettura di Taranto, la multiutility Hera di Bologna, sedi dell’Eni di Torino e dell’Enel di Cagliari. Questi sono alcuni dei luoghi attraversati dalle contestazioni, a sottolineare la comunanza tra supposta “funzione pubblica” e speculazione privata nei rincari che colpiscono le tasche degli abitanti.

Le bollette di gas ed elettricità stratosferiche che stanno arrivando a lavoratori, famiglie, piccoli commercianti, ma anche studenti fuorisede, impegnano anche il 30% di un salario medio e non sono contrastate in nessuna maniera da parte del governo”, dichiara Paolo Leonardi della segreteria europea e dell’Fsm dal presidio di Roma sotto la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp).

Proprio Cdp è una società controllata al 83% dal Mef (il restante 17% dal gotha del settore bancario privato del paese) ed è azionista del colosso Eni, “la più grande tra le 300 aziende che in Italia hanno maturato 40 miliardi di extraprofitti con la speculazione sui prezzi del gas”, dice Guido Lutrario dell’esecutivo Usb da Roma, gas acquistato a una cifra e venduto a una decisamene più alta secondo le logiche truffaldine della finanza internazionale.

Ci sono dei profitti e degli extra-profitti enormi che non vengono tassati da questo governo e molto probabilmente poco cambierà con il prossimo guidato da Giorgia Meloni, già succube dell’agenda Draghi, impedendo così la redistribuzione di una ricchezza ingiustamente appropriata dalle grandi aziende che operano nel comparto energetico.

E questo succede anche in quelle aziende sotto il controllo dello Stato, il quale anziché occuparsi del benessere dei propri cittadini, alimenta la guerra con l’invio di armi in Ucraina e segue ciecamente i voleri dell’Unione europea e della Nato, impoverendo la maggior parte della popolazione.

I salari sono stagnanti, vogliono mette mano al reddito di cittadinanza, ma nulla si fa per fermare questa rapina ai danni della cittadinanza. Questo è inaccettabile, oggi più che mai è arrivato il momento di organizzarsi e mobilitarsi”, conclude Leonardi.

Per questo, l’Usb ha inoltrato una denuncia penale nelle procure di tutta la penisola per fare giustizia delle responsabilità di tutti quelli che hanno avuto un ruolo in questa vicenda di “furto di Stato”. Si deve requisire e restituire interamente il maltolto per supportare i cittadini che si trovano in difficoltà nell’affrontare i pesantissimi aumenti.

Oltre a ciò, a breve verrà diffuso un sistema di reclami collettivi che permetterà, soprattutto agli abitanti più colpiti dalla crisi, di cominciare a contrastare le conseguenze dell’economia di guerra in cui l’indecente classe politica ha trascinato il paese.

Noi non pagheremo la vostra crisi”, conclude il presidio da Roma Beatrice Gamberini, candidata alle ultime elezioni per Potere al Popolo/Unione Popolare, rilanciando la campagna “Noi non paghiamo” che promette di dare battaglia nel prossimo autunno in tutte le città della penisola.

Dai quartieri popolari, alle scuole ai luoghi di lavoro, organizziamoci e rispediamo al mittente le false promesse dei vari governi fantoccio, costruiamo l’alternativa possibile e necessaria al partito unico della guerra”, conclude.

I vai frammenti per una stagione di lotta cominciano a formare il mosaico politico dell’autunno alle porte.

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