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“Isoliamo gli scafisti” (che arma e finanzia lo Stato italiano)

Bisogna dar atto a Giorgia Meloni di avere almeno grandi doti attoriali. Riesce a dire banalità o sciocchezze in modo davvero persuasivo, come se fossero comandamenti dettati da un dio e scritte sulle tavole di Mosè…

Orai ci “lavorano” su in tanti, per esempio rimandando un video di un suo comizio, di soli tre anni fa, quando grazie al suo “alleato” Salvini – allora ministro dell’interno effettivo (ora è solo il suggeritore del titolare) – esplose la precedente “emergenza migranti” con il caso della nave olandese Sea Watch.

Diceva allora: “Convocherei l’ambasciatore olandese per chiedere delle due l’una: o cara Olanda ti stai mettendo a fare traffico illegale di immigrati a casa mia, e quindi il tuo è un atto ostile e abbiamo un problema, o tu mi dici che quella nave non la riconosci, il che vuole dire che è una nave pirata e questo a casa mia significa sempre secondo le norme internazionali che tu devi arrestare l’equipaggio e la nave va affondata“.

Tra il dire e il fare ci passano gli oceani, come si dice… e arrivata ad essere presidente del consiglio si è ritrovata a fare i conti con un’altra mattata del titolare del Viminale (e del suo suggeritore), seguendo una strada fortunatamente meno esplosiva, ma altrettanto stupida. Aprendo in questo caso un penoso conflitto con quell’altro reazionario di Macron, presidente francese.

Nella conferenza stampa con cui ha cercato di mettere una toppa alla voragine, però, è inciampata nell’ennesima idiozia che è diventata “luogo comune” nel blablabla fascioleghista.

Credo che oggi il tema sia come l’Unione Europea debba affrontare questa materia: potrebbe scegliere di isolare l’Italia, io penso che sarebbe meglio isolare gli scafisti“.

Parole che sembrano sagge o scontate solo a chi non sa un tubo delle reali relazioni tra l’Italia (e tutto l’Occidente neoliberista) con il governo di Tripoli (la Libia, da quando è stato ucciso Gheddafi, è terra di conquista di diverse alleanze tribali, peraltro instabili).

“Bija” è il quarto da sinistra, nella sede centrale della Guardia Costiera italiana, a Roma

Nella realtà, come dimostrato da decine di inchieste internazionali e giornalistiche, mai smentite né “querelate”, l’Italia arma e finanzia “gli scafisti”, che altri non sono che la cosiddetta “guardia costiera libica” (lato Tripoli). E sono notoriamente capeggiati da tale Abdul Rahman Milan, detto “Bija”, un ricercato internazionale per traffico di esseri umani che è stato diverse volte ospitato anche in basi militari italiane quando si doveva “upgradare” gli accordi firmati a suo tempo da Marco Minniti (Pd) e poi implementati da Matteo Salvini.

La liste degli articoli, per chi vuole sapere, è piuttosto lunga e ve ne diamo qui soltanto una parte.

Dimenticavamo: le inchieste giornalistiche sono state pubblicate da L’Avvenire, che è il giornale di quei pericolosi “sovversivi” che sono… i vescovi italiani!

Si capisce dunque perché non ci sia mai stata alcuna smentita né querela. Mettersi contro il Vaticano non è consigliabile per chi si autorappresenta come “cristiano osservante”, madre o padre che sia…

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/il-superetrafficante-a-roma-libia-migranti

https://contropiano.org/news/internazionale-news/2021/11/05/e-ora-bija-sospetto-trafficante-seleziona-e-addestra-i-futuri-guardacoste-0143653

https://contropiano.org/news/politica-news/2020/10/10/cosi-italia-progettato-pagato-nascita-sar-libica-0132384

https://contropiano.org/news/politica-news/2019/10/04/gli-scafisti-libici-li-paghiamo-ed-armiamo-noi-cioe-lo-stato-0119308

https://contropiano.org/news/politica-news/2020/06/23/il-patto-libico-tra-governi-e-scafisti-petrolio-contro-migranti-0129360

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/la-beffa-dei-trafficanti-libici-con-busta-paga-del-governo

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1 Commento


  • Maurizio

    Giorgia meloni sarà ricordata come la locandiera che scambio’ il parlamento per una trattoria frequentata da papponi e cocainomani che per nomina diretta dell’oste si ritrovarono a fare i ministri e che venivano osannati tra scurregge e rutti usati al posto degli applausi dall’assemblea parlamentare

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