Agli sgoccioli del 2022, il Consiglio dei Ministri ha approvato un prestito-ponte da quasi 700 milioni per Acciaierie d’Italia, di cui il principale azionista rimane ArcelorMittal.
La multinazionale con sede in Lussemburgo doveva risanare l’azienda dal punto di vista economica e la produzione dal punto di vista ambientale e della salute. Invece, non ha fatto altro che ricevere sussidi e godere, come in questo caso, di deroghe penali per le azioni della dirigenza e per rimettere in attività l’area a caldo sotto sequestro.
Se lo stabilimento è stato riconosciuto “di interesse strategico nazionale”, perché la proprietà non viene immediatamente assunta dallo Stato, smettendo di assecondare i ricatti di una società inaffidabile?
La città di Taranto e i lavoratori chiedono un concreto piano di bonifica degli impianti, garantendo al tempo stesso i redditi di migliaia di famiglie legate all’acciaieria e al suo indotto. I sindacati hanno chiamato sciopero per il prossimo 11 gennaio, con una manifestazione a Palazzo Chigi.
Sosteniamo la mobilitazione, ricordando che non si può più accettare di scegliere tra salute, ambiente e lavoro, e che il pubblico deve tornare al centro del sistema produttivo del paese con una serie politica industriale. Lo stabilimento va chiuso, l’area deve essere bonificata, lo Stato deve garantire i redditi e l’occupazione locali e infine porsi alla guida di uno sviluppo del paese più giusto, equo e sostenibile.
*portavoce nazionale di Potere al Popolo
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