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Fisica e guerra: gli accordi della Sapienza con i guerrafondai

Il 12 aprile scorso Roberto Cingolani è stato nominato amministratore delegato di Leonardo dal governo Meloni: un fisico a capo della dodicesima impresa di difesa del mondo e la prima nell’Unione europea per grandezza, con entrate dal settore difesa che rappresentano il 68% del proprio fatturato.

Cingolani non è un fisico qualunque, è stato dal 2005 al 2019 direttore scientifico dell’IIT ( Istituto Italiano di Tecnologia), il più grande istituto di ricerca a finanziamento statale, che però venne fondato come ente privato nel 2003 dalla Moratti e da Tremonti affinché potesse operare attraverso una struttura più simile a quella aziendale. Come scrisse sul Corriere della sera l’economista Francesco Giavazzi alla vigilia della sua fondazione: «L’IIT è uno strumento per far compiere un salto al Paese, perché introdurrà la competizione nel mondo dell’università e della ricerca e romperà lobby e baronie».

La carriera dell’ex ministro Cingolani è esemplare del processo di aziendalizzazione della ricerca italiana e dell’enorme peso delle aziende belliche nelle nostre università.

Anche nel dipartimento di Fisica alla Sapienza la filiera delle armi finanzia diversi progetti di ricerca: durante il consiglio di dipartimento del 18 maggio scorso è stata mostrata nel piano strategico triennale la lista di tutti i progetti di ricerca attivi nel dipartimento con finanziamenti superiori ai 100.000€. Tra questi saltano all’occhio un progetto finanziato dalla NATO  e uno dal Ministero della Difesa.

Il primo fa parte del programma Scienza per la Pace e Sicurezza (Science for Peace and Security Programme), una serie di grossi finanziamenti che la Nato usa per ripulirsi la faccia (social washing), facendo finta di promuovere lo sviluppo scientifico in paesi membri e paesi partner, mentre rafforza il suo controllo sulla ricerca e sviluppa (aumenta?) la sua presenza in paesi di importanza strategica. Subito dopo il golpe fascista del 2014 a Kiev, l’Ucraina è diventata il primo beneficiario del progetto come si può vedere dai grafici riportati.

Nel caso del dipartimento di fisica stiamo parlando di un finanziamento da 350.000€ al gruppo di spettroscopia TeraHertz per lo studio di nanotecnologie in grado di rivelare efficacemente agenti patogeni, in particolare il virus SARS-CoV-2.

L’altro finanziamento ambiguo è invece del Ministero della Difesa italiano: 100.000€ al gruppo di informazione quantistica per una ricerca che fa parte del progetto “FRONTCOM – Potenziamento dei Sistemi di Comunicazione Sottomarina” e che prevede in totale una spesa di 3.564.840€.

L’obiettivo operativo del progetto è di “rendere disponibile un sistema di comunicazione con alto livello di sicurezza basato sulla comunicazione quantistica, con l’impiego di nuove tecnologie di trasduttori che permettano di ottimizzare le prestazioni della comunicazione acustica sottomarina di antenne e protocolli per la comunicazione elettromagnetica che consentano di scambiare informazioni tra MUS (Maritime Unmanned System) sopra e sotto la superficie marina”.

 

Lo stesso gruppo di ricerca ha anche rapporti con la francese Thales in particolare all’interno dei Cluster Tecnologici Nazionali. Thales è una delle più grandi aziende di armi del mondo, che produce droni militari, veicoli corazzati, sistemi missilistici e altro ancora. Uno dei progetti più crudeli di Thales è lo sviluppo dei droni UAV watchkeeper portato avanti in collaborazione con l’israeliana Elbit systems.

I droni sono stati utilizzati per controllare i flussi migratori attraverso il Canale della Manica, ma anche per rafforzare la sorveglianza sulle popolazioni irachena, afghana e palestinese. In particolare a Gaza si parla spesso di come la presenza costante dei droni e il loro persistente ronzio, induca ansia e paura e si aggiunga al costante stato di trauma in cui vive la popolazione dell’intera striscia.

Thales inoltre ha visto crescere le proprie azioni del 60% a partire dalla escalation militare in Ucraina, una crescita simile a quella della Leonardo, con cui è partner nell’alleanza strategica Space Alliance, nata nel 2005, con due joint venture sull’aerospazio: Thales Alenia Space, dove la società francese ha il 67% e l’italiana il 33%, e Telespazio dove Leonardo ha il 67% e Leonardo il 33%.

Gli studenti di Fisica non sono rimasti a guardare e hanno chiesto spiegazioni sui diversi accordi. E’ stata ottenuta una prima vittoria: dopo un incontro con il direttore di dipartimento è stata ottenuta dai rappresentanti di Cambiare Rotta la pubblicazione della lista intera dei progetti di ricerca attivi, un primo passo verso un’inchiesta sull’attività della filiera bellica in università. Aspettando la lista delle ricerche è importante che si organizzi la componente studentesca e che si sensibilizzino su questi temi i professori, spesso condizionati dal ricatto della mancanza di finanziamenti pubblici.

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