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Depistaggi e depistatori, Ranucci “aiutato” da Francesco Pazienza per la puntata sul sequestro Moro

Per denunciare un depistaggio è opportuno rivolgersi a un depistatore di professione, condannato per questo dalla giustizia?

Per denunciare il presunto ruolo avuto da Servizi segreti occidentali, insieme a massonerie e consorterie varie, è normale chiedere laiuto di colui che è ritenuto una delle figure apicali del cosiddetto «Sismi parallelo», stretto collaboratore del generale Santovito, capo del Sismi ufficiale?

Sarebbe come se la pecora chiedesse al lupo di scoprire chi ha mangiato i suoi agnellini. Ebbene, è proprio quello che ha fatto Sigfrido Ranucci per confezionare la puntata di Report sul sequestro Moro, andata in onda ieri sera dopo un impressionante battage pubblicitario sulle “verità nascoste e finalmente rivelate”.

Francesco Pazienza interviene per «dare una mano» a Report

Siamo venuti in possesso di uno scambio whatsapp tra Francesco Pazienza e Cristiano Lovatelli Ravarino, giornalista italo-americano, avvenuto nella fase preparatoria della trasmissione.

Pazienza, in un inglese alquanto incerto, chiede a Ravarino se può aiutarlo «con particolari mai svelati riguardanti la tragedia di Moro?».

Si tratta prosegue – «di una nuova ricostruzione del rapimento e della morte da parte della televisione italiana. Mi hai accennato ad alcuni particolari riguardanti il luogo di Roma dove era stato ritrovato il corpo di Moro».

Pazienza fa riferimento alla parentela di Ravarino con la nobile famiglia Caetani, via nella quale venne fatto trovare Moro allinterno della Renault 4 la mattina del 9 maggio 1978 ed è situato palazzo Caetani.

A quel punto Ravarino chiede se «è un collega giornalista americano che ti sta intervistando?» e Pazienza risponde: «No, Rai e non mi sta intervistando. Se posso cerco sempre di dare una mano», quindi informa Ravarino: «Ti contatterà Sigfrido Ranucci se mi dai lok per dargli il tuo numero».

Ravarino accetta anche se alla fine non è stato coinvolto nella trasmissione.

Ma il punto, diremmo lo scandalo, la vergogna, la presa in giro per tutti gli ascoltatori e utenti della televisione pubblica, è il coinvolgimento di Pazienza nella costruzione della “inchiesta”.

Una inaspettata circostanza che spiega a quale mondo gli autori di Report si sono abbeverati per raccontare i presunti segreti del sequestro Moro.

Un mondo di depistatori, fatto di agenti informali dei Servizi, di relazioni ambigue e poco trasparenti, abituati ad agire nellombra, dietro le quinte, e che secondo i giornalisti di Report avrebbero il dono di fare luce su vicende come il sequestro dello statista democristiano.

Singolare paradosso per una trasmissione a tesi che ri-propina la versione, ormai screditata, del ruolo giocato nella vicenda dai servizi americani-inglesi-mossad-massoneria-P2-ndarngheta fino al commissariato di Montemario, per bloccare «l’accordo rivoluzionario tra DC e Pci», come ha detto in trasmissione lo stesso Ranucci.

Un pocome chiedere al leone di raccontare la storia della gazzella, tramanda un vecchio proverbio africano.

Una contraddizione inquietante che solleva dubbi sulla genuinità degli intenti e sulla correttezza del lavoro svolto. Potremmo fermarci qui senza aggiungere altro, perché l’ingombrante figura di Francesco Pazienza è già molto, anzi troppo.

Una discarica della dietrologia

Su quello che ci ha propinato la puntata di ieri sera, una sorta di discarica dellultima dietrologia raccolta tra i rifiuti della commissione Moro 2 e la relazione del magistrato Guido Salvini, presentata nella scorsa legislatura per la commissione antimafia, in realtà si è già scritto e detto molto negli anni passati.

Ripercorrere ogni questione, punto per punto, richiederebbe lo spazio di uno o più libri già scritti e pubblicati, per questo rinvio ai lavori di Clementi, Satta, Lofoco, Armeni, e ai miei, nonché alle molte pagine di questo blog dedicate a queste vicende, dove i fake propinati sono stati smontati e chiariti ampiamente.

La memoria scivolosa di Claudio Signorile

Ieri sera il succo della trasmissione ruotava attorno alla testimonianza dellex segretario del partito socialista Claudio Signorile, personaggio dalla memoria scivolosa che ha cambiato più volte versione nel tempo, arricchendola di particolari mai citati in precedenza e anticipando ogni volta gli orari dellincontro con Cossiga, la mattina del 9 maggio 1978 al Viminale, e larrivo della telefonata che lavvertiva del ritrovamento del corpo di Moro.

Davanti alla Corte d’Assise del primo processo Moro, quando i fatti non erano lontani e la memoria fresca, Signorile non accennò mai allepisodio.

La sua versione è sostanzialmente cambiata tre anni dopo la morte dellex presidente della Repubblica (2010), lunico che poteva smentirlo, e le dichiarazioni di uno degli artificieri chiamati il 9 maggio in via Caetani per aprire la Renault 4.

Modificando nel 2013, a distanza di decenni, la sua versione, lartificiere sostenne che Cossiga sarebbe arrivato sul luogo prima della telefonata dei brigatisti che annunciavano la riconsegna del corpo.

Vitantonio Raso, questo il suo nome, dopo una inchiesta che verificò l’inattendibilità della sua nuova versione, venne indagato per calunnia e depistaggio dalla magistratura.

Lepisodio riaccese lincerta memoria di un Signorile attempato e senile che, dimenticando la ragione politica per cui era andato da Cossiga quella mattina, ovvero perorare la trattativa proprio il giorno in cui Fanfani aveva promesso di dire qualcosa durante i lavori della Direzione democristiana – cosa che non fece, tacendo – accusa lallora ministro dellInterno di aver saputo in anticipo della morte di Moro e di essere per questo in qualche modo coinvolto nella sua uccisione, non più per mano brigatista o solo brigatista, ma di altre forze – i servizi inglesi – che sarebbero subentrati.

De relato, morti che parlano o non possono replicare

La tecnica narrativa impiegata nella puntata e ripresa dai lavori di noti dietrologi e ipercomplottisti è interamente costruita su congetture, ipotesi, periodi ipotetici della irrealtà, de relato di secondo o terzo grado, che hanno come fonte originaria dei defunti, morti che parlano – come per la vicenda di via dei Massimi, uno degli ultimi topos della dietrologia, che tanto ha ossessionato i lavori della commissione Moro 2 presieduta dal Giuseppe Fioroni.

Un pallino, in realtà, di alcuni suoi consulenti, come il colonnello dei carabinieri Giraudo e il giudice Salvini, abili nel far parlare i defunti, come il portiere del palazzo che avrebbe raccolto le confidenze dellaltro defunto, il generale DAscia (sembra unagenzia funebre), militare del genio, fonte della guardia di finanza con il compito di monitorare una palazzina frequentata dal cardinale Marcinkus (implicato nello scandalo dello Ior) e da altri prelati vaticani e diplomatici.

Surreale la testimonianza dei figli del portiere presentata durante la trasmissione.

In questa sua veste, DAscia, o meglio i suoi de relato riferiti al portiere e riportati dai figli, avrebbero dato sfoggio alla sua mitomania attirando lattenzione su una giornalista, corrispondente dei più importanti settimanali tedeschi e della televisione pubblica, che aveva avuto una figlia con il parlamentare del Pdup Lucio Magri, ed era amica di Franco Piperno.

Le accuse mosse contro la donna dalla commissione Moro 2 hanno dato luogo ad una querela contro uno dei suoi membri, Gero Grassi, è oggi sono approdate alla corte europea di Strasburgo, dove è stato depositato un ricorso contro lo Stato italiano.

Abbiamo così saputo che Marcinkus amava banchettare in giardino con carni arrostiste sul barbecue e che la prima prigione di Moro sarebbe stata una dependance abusiva situata sul balcone dellalloggio dellambasciatore dello Scia di Persia, che non era ancora lIran di Khomeini.

In una città super blindata, Moro non sarebbe mai approdato in via Montalcini, ma avrebbe trascorso una vacanza nella villa degli Odescalchi a Palo Laziale, passeggiando sulla sabbia che gli rimase nel risvolto dei pantaloni, quindi ricondotto lungo la via Aurelia, dove ogni chilometro cera un posto di blocco con nido di mitragliatrici, avrebbe transitato per il ghetto per poi essere ucciso in un deposito di via della Chiesa Nuova.

Anche qui rivelazione ricavata dai de relato di due morti: [il dietrologo, ndr] Giuseppe De Lutiis e Vincenzo Parisi, ex capo della Polizia e del Sisde.

Un pezzo da «Blob» è stata invece la lunga testimonianza dellanonimo travisato nel buio di una stanza, una sorta di teste della corona presentato come un poliziotto esperto a cui venivano fatte raccontare circostanze inverificabili o già note, perché riportate nelle relazioni annuali della Cm2 (la seconda Commissione parlamentare di inchiesta sul caso Moro, ndr].

Insomma un giornalismo che non ha nemmeno il coraggio di presentare le sue fonti in chiaro, accettando il principio della verificabilità.

Ne è venuto fuori un racconto obliquo, opaco, immerso nella melma acquitrinosa e malarica del complottismo.

E chissà alla fine cosa penserà il povero Paolo Bolognesi, presidente dellassociazione familiari della vittime della strage di Bologna, per essere intervenuto in una trasmissione che ha visto tra i collaboratori anche Francesco Pazienza, condannato per il depistaggio su quella strage.

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5 Commenti



    • Redazione Contropiano

      Di Ladu non sappiamo dire. Di via Gradoli, invece, è certo – dai passaggi proprietà – che alcuni appartamenti furono acquistati dai servizi molto dopo la fortuita scoperta del “covo”. Evidentemente avevano trovato che la zona garantiva abbastanza “riservatezza”.

      Ma poi, ad essere seri: se fossero stati appartamenti di spioni il “covo” non sarebbe stato trovato, no? E’ l’abc della logica, anche dietrologica…


  • Andrea Vannini

    bravissimo, come sempre, Paolo Persichetti. grazie per il tuo prezioso lavoro.


  • antonio

    non ho visto Report ne tantomeno penso che lo vedrò!
    Ciò comunque mi fa tornare alla mente una storia molto antica e molto attuale, direi: postmoderna.
    E’ la storia che riguarda la riesumazione del “cadavere” – senza testa – di Oliver Cromwell.
    Riesumazione avvenuta anni dopo la sua morte per poi poterlo processare; condannare a morte ed esporre – appeso – il suo “scheletro” dentro una “gabbia”; fuori le mura di Londra come monito contro quanti potessero emularne le gesta; le pratiche e la rivolta!
    Cromwell era accusato di aver ucciso il re Carlo I° (giustiziato il 30 gennaio 1649) mettendo così fine alla monarchia inglese.
    Il figlio Carlo II° tornato al trono nel 1660., come prima mossa fece quella riesumazione; il processo e la condanna a morte “esemplare”!
    PS: https://www.vanillamagazine.it/impiccato-sventrato-e-squartato-l-esecuzione-postuma-di-oliver-cromwell-a/
    per non farla troppo luinga ma: la storia bisogna saperla conoscere e sopratutto …capire.
    Ebbene, questa “riesumazione” dell’affaire Moro; molto semplicemente mi riporta a questa storia! ..avete capito la morale?
    A buon rendere!


  • Mara

    Da unna lettura delle varie pubblicazioni sull’affare Moro reperite anche su you tube la versione a cui io do credito e quella secondo la quale i servizi segreti americani nemmeno tanto segreti intervennero pesantemente nella trattativa tra lo stato italiano e le brigate rosse per influenzarne l’esito e impedire la liberazione di Moro. Ma solo a livello di governo e alto livello non materiale te. Suggerisco di andare a rivedere cosa ha detto la famiglia di Moro al riguardo anche a distanza di anni e in relazione ai pentiti del sequestro e uccisione di Moro

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