Nella Gazzetta ufficiale del 21 dicembre 2023 è stato pubblicato il decreto-legge n. 200 del 2023 (A.S. 974) che proroga fino al 31 dicembre 2024, previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, di cui all’articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, nei termini e con le modalità ivi stabilite.
Come recita l’articolo 1 del decreto legge: «È prorogata, fino al 31 dicembre 2024, previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina».
Di fatto, si è proceduto nuovamente ad una proroga senza che vi sia stata alcuna discussione parlamentare, ed i mezzi che il nostro paese continua ad inviare a Kiev rimangono tuttora secretati.
Il decreto dovrà essere convertito in legge dello stato entro fine febbraio.
Una scelta scellerata nel merito, anti-democratica nel metodo e decisamente impopolare.
Stando, infatti, ad un recente sondaggio Ipsos pubblicato sul Corriere della Sera il 2 gennaio, gli italiani contrari all’invio di armi all’Ucraina da parte del nostro paese sono ben il 46%, erano il 42% nel dicembre del 2022, ed il 47% nel giugno dello scorso anno.
Questa fetta della popolazione, all’incirca la metà, non è rappresentata di fatto né dal governo di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, né dal maggiore partito d’opposizione, il Partito Democratico.
I favorevoli all’invio di armi, oggi, sono solo il 29%, mentre aumentano coloro che non si schierano con nessuno dei due schieramenti in campo.
Il 19 dicembre 2023 il Ministro della difesa è stato audito dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica in ordine ai contenuti del cosiddetto “Ottavo pacchetto” di invio di materiali ed equipaggiamenti militari all’Ucraina.
Tale invio giunge sette mesi dopo il “Settimo pacchetto” di aiuti militari, ovvero il decreto del Ministro della Difesa del 23 maggio 2023, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 31 maggio 2023.
Come si legge sul comunicato stampa del ministero della difesa del 19 dicembre: «Su iniziativa del Ministro della Difesa, Guido Crosetto, del Ministro agli Affari esteri, Antonio Tajani, e del ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti, e con il consenso dell’intero governo, nel cdm di oggi è stata decisa la proroga, dal 1 gennaio al 31 dicembre 2024».
Una scelta quindi che porta la firma delle tre forze che sostengono il governo con un messaggio chiaro inviato a Washington e Bruxelles, oltre che a Kiev.
Come scrivevamo sopra, non ci sarà discussione parlamentare ma una semplice comunicazione del ministro Crosetto alle Camere, nella mattinata di martedì 10 dicembre.
Riporta infatti, il sito della Camera dei deputati: «nella seduta di mercoledì 10 gennaio, alle ore 9,30, hanno luogo le Comunicazioni del Ministro della Difesa, Guido Crosetto, in materia di proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina».
É quello che potremmo definire lo ‘schema Draghi‘ le cui scelte in materia di politica estera in quel contesto di guerra erano sostenute dagli attuali maggiori partiti dell’opposizione: Il Partito Democratico ed il Movimento 5 Stelle, con Conte che poi ha cambiato opinione, ma senza praticamente “fare le barricate” su questo tema.
Crosetto si è mosso sulle orme di Guerini, che si è infatti “complimentato”, a dicembre, con le scelte del suo successore; segno che sulle scelte strategiche in campo internazionale esiste una totale “unità”.
Ma nonostante la teorica secretazione del contenuto delle forniture, l’impegno dell’Italia sembra essere maggiore ed in perfetta direzione dei desiderata di Kiev.
Secondo quanto riporta infatti il sito di informazione militare Analisi Difesa alcuni giorni fa: «Nel prossimo pacchetto di aiuti militari italiani all’Ucraina vi saranno nuovi missili per la difesa aerea. Benché le forniture militari italiane a Kiev restino coperte da segreto, lo ha reso noto implicitamente ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Ho parlato con Giorgia Meloni per congratularmi con l’Italia per aver assunto la presidenza del G7 e ringraziarla per il suo costante sostegno nel G7 e nel percorso di adesione dell’Ucraina all’Ue.»
L’intesa tra Zelensky e Meloni sembra essere solida, un vero e proprio asse Roma-Kiev che non sembra scalfito dalle costanti indiscrezioni sul materiale fornito, per accelerare il processo d’integrazione dell’Ucraina all’Unione Europea, e garantire al paese una granitica sponda euro-atlantica.
Continua Analisi Difesa: «Non è certo la prima volta che fonti ucraine, ufficiali o meno, rendono pubblico il tipo di forniture militari italiane che nel settore della difesa aerea hanno incluso finora i portatili Stinger, i sistemi SPADA (con missile Aspide) radiati dalla nostra Aeronautica e forniti anche dalla Spagna e i missili Aster 30 per la batteria del sistema SAMP/T fornita congiuntamente con la Francia.»
Ma la fornitura di questi dispositivi militari è solo un tassello del più ampio coinvolgimento del nostro Paese alla guerra che la NATO conduce contro la Russia, ma che sul campo non produce gli effetti sperati da Washington e da Kiev.
L’Italia risulta di fatto co-belligerante, funzione che gli impedisce di avere qualsiasi ruolo diplomatico nel conflitto in corso, subendo ormai da due anni le conseguenze di questo suo schieramento internazionale.
Stando al database tedesco Ukraine Support Tracker del Kiel Institute, il nostro paese è decimo più grande fornitore d’armi dietro a USA, Gran Bretagna, Germania e Polonia che sono i maggiori finanziatori della “guerra per procura” contro Mosca.
Allo stesso tempo è anche uno dei paesi dove gli spazi di dibattito sulla guerra e la discussione sull’invio di armi sono stati di fatto annullati a beneficio di una propaganda ballista propinata dai media mainstream, talvolta con ogni sprezzo del ridicolo.
Un battage possibile anche grazie al sostegno bipartisan ed alla “timidezza” delle forze parlamentari che si opporrebbero all’invio di armi.
Anche per questo il movimento contro la guerra deve iniziare a farsi sentire di nuovo, dopo la riuscita mobilitazione nazionale del 4 novembre a Roma e l’iniziativa del 19 dicembre, sempre nella capitale, entrambe promosse dal Comitato Angelo Baracca.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
.. Binazzi Sergio
non ci si poteva aspettare nulla di diverso che un asse roma kiev da questa gentaglia, i loro antenati fecero l’asse roma Berlino Tokyo, quindi tutto normale. il nostro problema è che anche la cosiddetta ” sinistra ” di pd & Co è sulla stessa lunghezza d’onda, anzi fanno di più se osserviamo ciò che sta accadendo a Modena bologna ecc.. dove governano loro e dove censura e divieti sono all’ordine del giorno: una nuova ” repubblica di salo’ ” oserei dire.vergogna !!! nutro un profondo senso di ribrezzo nei loro confronti, forse anche più che per i fascisti, almeno quelli sono da sempre così , non ci si può aspettare nulla. un saluto comunista.
Mara
Ho seguito via radio il dibattito parlamentare dopo la relazione del ministro Crosetto sull’ottavo pacchetto di aiuti all’Ucraina consistente principalmente dalla nuova e reiterata fornitura di armi. Non mi meraviglio degli argomenti portati a sostegno.di questa decisione e nemmeno mi sento di parlarne tanto sono secondo me aberra nti e assurdi ma quello che è per me desolante è constatare per l’ennesima volta che in pratica l’opposizione alle tesi di questa maggioranza su un argomento di fondamentale importanza per la vita futura di tutti noi così debole da considerarsi irrilevante e per niente incisivo. Per cui andremo avanti verso un destino che non si sa dove ci porterà e un futuro da non considerare con ottimismo