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Bologna: censura, intimidazioni e repressione non fermano le mobilitazioni

Poco dopo le 13 di mercoledì 28 di fronte al civico 33 di via Zamboni a Bologna si è svolta una conferenza stampa congiunta chiamata dall’Unione Sindacale di Base “Pubblico Impiego” e da Cambiare Rotta – Organizzazione Giovanile Comunista contro “la censura di guerra in ateneo” come scritto dal comunicato di convocazione.

Lo scorso 22 febbraio, Giovanni Molari, ha dichiarato di avere negato l’autorizzazione per l’iniziativa svoltasi nell’ateneo bolognese – nell’aula Santa Caterina – in presenza di Omar Barghuti, co-fondatore di BDS, accademico e autore palestinese.

In realtà già dal primo intervento della conferenza stampa da parte di Giuseppe Curcio – RSU USB dell’UNIBO – è stata ribadita la regolarità della procedura con cui è stato chiesto spazio, dopo che, all’interno della stessa giornata, si era svolto un incontro in Comune proprio con il fondatore del BDS, contro cui si era scagliato il presidente dalla Comunità Ebraica bolognese Daniele De Paz.

Siamo sconcertati” aveva dichiarato De Paz “dalla scelta dei relatori che non faranno altro che gettare acqua sul fuoco e dalla malafede con cui gli organizzatori presentano un evento di parte come un momento di riflessione sulla pace”.

L’invito avanzato da Barghuti – come riportato tra l’altro anche da Il Resto del Carlino – durante l’incontro è stato quello di non essere complici a livello non solo governativo, ma delle varie istituzioni tra cui l’Università a quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza.

Come hanno scritto giustamente USB e CR nel comunicato di convocazione della Conferenza Stampa di mercoledì “non si comprende per quali avrebbe dovuto essere negato: per ragioni di opportunità politica?”.

Appare chiaro come il Rettore abbia ceduto alle pressioni “esterne” all’ateneo dando il fianco ad una forma di censura, diciamo postuma, rincarando la dose con una velata minaccia rispetto all’iniziativa del 27 febbraio promossa ad Economia da professori, personale tecnico-amministrativo e studenti – cui ha partecipato anche sia USB che Cambiare Rotta -, per costruire un incontro che esamini il ruolo che l’Ateneo bolognese ha rispetto al genocidio in atto in Palestina e la guerra in corso, e formulare una exit strategy a cominciare dalle possibili iniziative che l’UNIBO può prendere.

Aderire formalmente alla richiesta di cessate al fuoco immediata in tutti i conflitti in corso, contribuire all’apertura di canali diplomatici, sanitari e diplomatici predisporre aiuti accademici e opportunità di mobilità di studio per docenti e giovani palestinesi e interrompere accordi o partnership con realtà, specie aziendali, legati ai conflitti: sono alcuni dei punti che i partecipanti aspirano a portare all’attenzione del rettore”, riporta l’edizione locale de La Repubblica di questo mercoledì rispetto all’incontro svoltosi dopo un mese che era stata firmata da un centinaio di docenti una petizione per prendere una posizione decisa rispetto al conflitto, diversa dal “cerchiobottismo” della Conferenza dei rettori che si è nascosto dietro una vaga equidistanza.

Anche Potere al Popolo ha preso una posizione netta con un comunicato dal titolo “Bologna: la città più censurata d’Italia (anche dentro l’Università)”, in cui rivendica “la legittimità della pratica del boicottaggio e in particolare del boicottaggio accademico, una pratica che nel caso del Sud Africa ha dato un contributo fondamentale alla lotta per la fine del regime razzista. Rigettiamo il tentativo di criminalizzare il dissenso anche dentro UNIBO”.

Molari sembra per ora negare qualsiasi forma di confronto diretto, nonostante la richiesta esplicita fatta propria dall’unanimità dei presenti alla riunione delle Rappresentanze Sindacali Unitarie dell’Ateneo (tra cui Flc-Cgil, USB e CUB) di “impegnarsi fattivamente e in tutte le sedi a portare avanti le istanze a favore del cessate il fuoco”, come scritto nel comunicato delle RSU.

Curcio denuncia in conferenza stampa il “clima di censura” in particolare sulla guerra su Gaza, che di fatto è divenuto un “tabù”, e la volontà che si è “arenata” rispetto alla possibilità di un incontro tra la comunità accademica e chi ne gestisce la governance. In un momento in cui il nostro Paese è capofila della Missione in Mar Rosso…

Ricorda in chiusura dell’intervento che il cessate il fuoco e l’impedire di essere complici sono le principali richieste fatte proprie dalla maggioranza della RSU.

Leili, di Cambiare Rotta, denuncia la ragione del restringimento dell’“l’agibilità politica” perché l’Ateneo “pullula” di accordi con Israele, l’industria bellica e la NATO.

Ricorda, inoltre quello che sta avvenendo nel nostro Paese rispetto alla criminalizzazione e di vera e propria repressione dai presidi di fronte alla RAI fino alle recente manganellate a Pisa.

“Dal momento in cui il nostro paese entra in guerra, i manganelli si alzano e la censura di guerra si amplia“, è la sintesi del ragionamento portato dalla compagna di CR che da mesi cerca di denunciare e rompere la complicità del mondo accademico con Israele.

E proprio a Bologna, venerdì 1 marzo, è stata promossa una manifestazione dall’“Inter-scolastico” (un coordinamento tra i vari collettivi che riunisce diversi istituti delle Medie Superiori bolognesi) che oltre alle parole d’ordine già previste – contro la “scuola-gabbia” e la riforma Valditara – ha allargato il suo spettro ai recenti episodi repressivi nei confronti degli studenti scesi in piazza in solidarietà con la Palestina.

L’Opposizione Studentesca d’Alternativa sostiene la mobilitazione che partirà con un concentramento in Piazza San Francesco dalle ore 15 e terminerà in piazza Verdi in piena zona universitaria.

OSA nel comunicato di promozione della manifestazione scrive: “Anche nella nostra città, baluardo del Partito Democratico, siamo stati caricati dalle forze dell’ordine mentre eravamo in presidio sotto la sede della RAI: la violenza a cui sono stati soggetti gli studenti pisani non è altro che l’esempio di una repressione sempre più aspra in tutto il paese di cui sono responsabili sia il governo Meloni (…) sia le false opposizioni di centrosinistra” che, come durante il governo Draghi, da loro appoggiato, ha visto reprimere gli studenti che manifestavano “contro il PCTO e la morte di Lorenzo Parelli”.

Anche Cambiare Rotta scenderà in piazza venerdì a Bologna al fianco degli studenti medi.

Un segnale importante, quello che viene da Bologna dove un fruttuoso asse studenti-lavoratori in università ha sfidato il clima di censura e le intimidazioni, e dove gli studenti medi non ci stanno alle strumentalizzazioni che il centro-sinistra cerca di articolare attorno alla repressione che viene costantemente subita, cercando di rifarsi una verginità politica fuori tempo massimo a fini elettorali.

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