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L’Aquila sezione distaccata della procura di Tel Aviv

Evidentemente gli apparati antiterrorismo italiani e israeliani non erano sicuri dell’estradizione di Anan Yaeesh di cui si discuterà in relazione alla custodia in carcere in udienza domani alla corte di appello dell’Aquila.

E quindi al mandato di arresto emesso da Tel Aviv del quale è stata chiesta la revoca da parte dell’avvocato Flavio Rossi Albertini se n’è aggiunto un altro firmato dal gip del capoluogo abruzzese con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al terrorismo internazionale che riguarda anche altri due palestinesi.

I tre avrebbero fatto operazioni di proselitismo e sarebbero stati pronti a compiere attentati anche suicidari. Questo riportano le agenzie di stampa e i siti online dei giornali insieme a dichiarazioni di politici entusiasti del blitz a cominciare dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Pare di capire che l’estradizione di un cittadino palestinese verso Israele, che è un paese in guerra, sarebbe complicata. Di qui la decisione di arrrestarlo per decisione della magistratura italiana.

In questo modo c’è la sicurezza di tenerlo in galera e di non doverlo liberare in caso di un rigetto della richiesta di consegnarlo a Israele.

Le indagini – il condizionale è più che mai d’obbligo – avrebbero accertato la costituzione di una struttura operativa militare denominata “Gruppo di risposta rapida – Brugate Tulkarem articolazione delle Brigate dei Martiti di Al Aqsa” che si propone il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo anche contro uno stato estero.

Per gli avvocati della difesa ci sarebbe il rischio concreto ed effettivo che Yaeesh venga sottoposto a trattamenti inumani e degradanti, compresa la tortura.

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1 Commento


  • Tiberio

    Il solito film, già visto.

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