Dopo aver colpito Jorit, la macchina del fango si è scagliata contro il Papa, proclamandone la fine della sua infallibilità. Chiunque osi mettere in dubbio il nuovo dogma della Vittoria dell’Ucraina, diventa il bersaglio degli attacchi squadristi coordinati della libera e democratica stampa, quant’anche fosse il vicario di Dio in terra (secondo i cattolici).
La nuova religione della guerra della NATO contro il Male si impone con il martellante bombardamento dei media, alla faccia della libertà di espressione, di pensiero, di stampa e del pluralismo di idee e posizioni politiche. In questo antistorico manicheismo 2.0 l’artista Ciro Cerullo si inserisce come un perno, per distruggere la bolla totalizzante della propaganda di guerra.
Jorit sei in buona compagnia. Che effetto ti fa essere sbattuto davanti al tribunale della Santa Inquisizione mediatica assieme a Papa Francesco?
L’Italia è sostanzialmente un paese in guerra, le guerre vanno di pari passo con la propaganda di guerra, per un pacifista essere attaccato è la norma, sarebbe stato strano il contrario. Certo che per i guerrafondai diventa un po’ più complicato attaccare il Papa, ma a quanto pare per questi estremisti eversivi nei confronti della Costituzione Italiana non ci sono limiti.
Se c’è una cosa che accomuna te e Francesco è la parola “pace”. Tu parli di costruire ponti fra fra i popoli, il Papa del coraggio di negoziare per porre fine al bagno di sangue. Dal tuo punto di vista, perché la stampa “mainstream” ha bisogno di demonizzare chi chiede pace?
Appunto perché la stampa è l’alfiere del potere, in un Paese in cui il potere impone la guerra, deve attaccare chiunque parli di pace. Ma non tutti cadono nel tranello. I nuovi mezzi di comunicazione permettono una circolazione di notizie che prima non era possibile e per quanto i guerrafondai possano spingere per la guerra, un sentimento pacifista prende sempre più piede.
A proposito di demonizzazione, sei stato accusato da Fanpage di essere un “pacifinto” per un video in cui assistevi alla fabbricazione di una rete mimetica. Come rispondi?
Alcuni giornalisti di Fanpage come Antonio Musella sono quelli che Domenico Losurdo definiva la “sinistra imperiale”, ovvero quell’ apparato di propaganda e mistificazione che cammina in parallelo (o per interesse economico o per idealismo) ai carri armati. Sono agenti (consapevoli o meno) della macchina di propaganda del dipartimento di stato degli Stati Uniti d’America. Sono incommentabili.
Parlando dell’episodio di Sochi, persino io sono rimasta perplessa davanti al video con il presidente russo. Putin è pur sempre un uomo al vertice di un sistema di potere. In che modo una foto con lui dimostra che “è un essere umano come tutti gli altri”, come hai detto durante l’evento? O meglio ancora: in che modo il tuo atto rompe la bolla di propaganda occidentale?
Il tempo della guerra sta volgendo al termine perché lo scontro sta raggiungendo un grado di intensità che può portare soltanto o a una soluzione diplomatica o alla terza guerra mondiale. I politici europei o inizieranno un dialogo con Putin o ci porteranno alla fine dell’Umanità.
Io spero che alla fine la ragione trionfi e l’umanità si salverà. A quel punto saranno in molti a farsi la foto con Putin. Io ho fatto il primo passo e provato a distruggere quell’immagine di Putin “mostro”. Lavorando con le immagini so quanto queste sono potenti, anche più delle parole. E l’immagine di Putin che si “apre” al mondo ha mandato in tilt l’idea costruita del mostro che ci descrivono. Detto questo non ho mai dato giudizi morali su Putin, da occidentale non ho alcun diritto di giudicare l’operato del presidente russo.
In un post su Instagram hai scritto che questa visita in Russia è coerente rispetto al percorso di militanza artistica che porti avanti da anni. Per quale ragione?
Da sempre mi batto per la razza umana per far sì che questa strana creatura che abita questo minuscolo granello di sabbia nell’universo non diventi così stupida da distruggersi con le sue stesse mani. Il rischio di una escalation nucleare credo che attualmente sia il rischio maggiore che l’umanità tutta stia correndo. Mi sento in dovere di fare qualcosa e questo è il sentimento che muove le mie azioni.
Il Primato Nazionale (giornale di area CasaPound) si aspetta mozioni per far rimuovere i tuoi murales, un esponente locale di Forza Italia vuole cancellare ogni traccia del tuo passaggio. La scorsa settimana una tua opera è stata sfregiata con vernice bianca. Questi episodi potrebbero apparire risibili, non fosse che nella democratica Ucraina, che finanziamo perché ‘difende i nostri valori’, la cancel culture va avanti da dieci anni, con la distruzione di monumenti, libri e persino il divieto di musica ritenuti politicamente “ostili”. Secondo te che ruolo sta avendo l’arte e la cultura in questo conflitto? Temi che l’Italia possa intraprendere lo stesso percorso?
Che li cancellino pure, l’unica cosa che conta è la pace, anzi spero che lo facciano così aumenta il livello dello scontro e si separano ancora più i campi tra pacifisti e guerrafondai. Non voglio che queste polemiche si plachino, anzi vorrei che aumentassero di intensità; solo così si può portare tutti a dover scegliere da che parte si sta.
Lunedì su Libero, Luca Beatrice ha dichiarato morta la Street Art, perché dalla “strada non arriva nulla di buono”. Cosa rispondi a questa affermazione?
Dai palazzi del potere che siano quelli della politica o quelli della stampa guerrafondaia non arriva niente altro che propaganda di guerra, dalla strada viene il desiderio di pace. Ormai c’è uno scollamento evidente tra la popolazione e la classe politica e intellettuale. Questi personaggi non rappresentano più nessuno.
In quanto alla tua attività, dopo l’uscita della Picierno, pensi che continuerai a dipingere i muri delle città italiane o credi che dopo questa pensate bufera mediatica qualcosa cambierà?
A me non è mai interessato collaborare con chi non mi lascia libertà d’espressione, ma mi dispiace per la Picierno perché non solo le richieste di opere non sono diminuite, ma anzi sono aumentate.
Quindi ora la Picierno (e quelli come lei) deve decidere: cosa vuole fare arrestarci tutti? Sono contento che esista questa Picierno perché ci fa capire il vero volto dei guerrafondai, presunti esportatori di democrazia ma nel profondo uguali a quello che dicono di voler combattere.
In Italia le più famose rock band (come i Maneskin) ricevono i complimenti da personalità come Draghi, mentre l’artista che va contro il sistema viene messo alla gogna mediatica. L’arte è stata addomesticata, esistono ancora spazi di libertà artistica e culturale?
Non mi interessa parlare di altri “artisti”, ma è sbagliato pensare che gli artisti in quanto tali debbano avere una visione più ampia e strutturata. Gli artisti nella maggioranza dei casi semplicemente si accodano al potere e alla visione dominante.
Tornando al tema iniziale, le tue parole di pace sulla necessità di negoziati, dopo due viaggi in Russia, che prospettive vedi per questo conflitto?
Non si può prevedere il futuro ma credo che sempre più persone stiano iniziando a rendersi conto che ormai il dialogo è l’unica strada. Probabilmente si arriverà a una spartizione territoriale molto simile a quella precedente all’entrata nel conflitto della Russia, o ancora più favorevole per la Russia.
Soltanto che non dobbiamo dimenticarci che questi personaggi che ora a tratti aprono al dialogo hanno le mani sporche di mezzo milione di morti e di un Paese distrutto e dell’economia europea al collasso. Se riusciremo a uscire da questa guerra come spero, queste persone dovranno essere processate per crimini contro l’umanità e per aver sovvertito i valori costituzionali.
* da L’Antidiplomatico
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