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Il Pap Camp 2024 segna un deciso passaggio di crescita politica

Il primo settembre si è concluso il Pap Camp 2024, il campeggio organizzato ogni estate da Potere al Popolo. Dal 28 agosto, centinaia di militanti e attivisti provenienti da tutta Italia, ma anche semplici simpatizzanti e qualche curioso/a, hanno campeggiato a Paestum, tra momenti di convivialità e dibattiti politici. Insomma un mix che ha consentito di respirare un bel clima dentro e intorno ad una comunità politica in crescita.

E’ importante sottolineare come questo campeggio politico sia arrivato alla sua sesta edizione. Già questo è un segnale importante, perché parla di continuità e della scommessa vinta da Pap, nato e cresciuto con lo scopo di non essere il solito cartello elettorale della sinistra ma con quello di rimettere in campo una ipotesi di cambiamento politico e sociale del paese.

Chi ha dato vita a Potere al Popolo, ed ha continuato a farlo crescere in questi anni, vuole costruire un soggetto politico a tutto tondo.

In Italia c’è grande bisogno di una rappresentanza politica delle classi popolari adeguata alla complessa fase politica, e Pap è sulla strada per diventare questo soggetto.

Oggi Pap è a pochi mesi dal suo settimo compleanno, ha aperto varie case del popolo in tutto il paese, si presenta quando lo ritiene opportuno alle elezioni di tutti i livelli, ha eletto consiglieri comunali e municipali, ha sviluppato campagne politiche e ha presentato proposte di legge.

Soprattutto, si è via via strutturato per poter decidere e agire, si è reso una vera e propria organizzazione politica. E lo ha fatto dibattendo, animatamente e senza mai far mancare la presenza nelle piazze e nei quartieri, in alcuni dei passaggi storici più delicati degli ultimi decenni.

È chiaro che non tutto è perfetto né facilmente a portata di mano, ma la scommessa è proprio il costruire questo soggetto all’altezza del tornante storico che viviamo, segnato dalla guerra, da crescenti e insopportabili disuguaglianze sociali e dall’infarto ecologico del pianeta.

Non è solo una questione di esistere, ma anche di come si esiste. Il Pap Camp 2024 ha avuto degli stupendi momenti ludici, ma sono state soprattutto le sue iniziative politiche ad aver mostrato un altissimo livello e un salto di qualità, con un orizzonte che si è mosso dal piano ideologico a quello pratico.

Il 29 agosto i workshop hanno dibattuto e studiato come attivarsi in maniera concreta alcuni nodi della politica odierna: l’antirazzismo, il governo dei territori, la necessità di un punto di vista di classe di fronte ai referendum istituzionali e sull’autonomia differenziata, e infine la comunicazione.

C’è stato spazio anche per la presentazione dell’ultimo libro di Giorgio Cremaschi, sindacalista storico e primo portavoce di Pap, insieme a Viola Carofalo. Con Liberalfascismo, si è cominciato a spostare il focus del campeggio verso una compiuta analisi di fase e i compiti del partito.

Nella crisi sistemica del capitale, la tendenza alla guerra va di pari passo con l’avvitamento autoritario delle democrazie occidentali. In questo processo, i liberali stanno aprendo la strada ai fascismi, con politiche sempre più marcatamente antipopolari.

Questo respiro internazionale e l’inserimento degli eventi che si susseguono a livello globale in un quadro in cui diventano i sintomi di questa crisi, è divenuto evidente con l’iniziativa del 30 agosto: Palestina libera tutti? Il confronto non si è tuttavia fermato alla semplice solidarietà.

Nel dibattito (con Bassam Saleh, Khaled Al Qaisi e le realtà universitarie protagoniste delle lotte di questi mesi) sono stati affrontati nodi concreti sul come dare maggiore respiro e impatto all’ondata di indignazione mondiale – soprattutto nelle nuove generazioni – contro il genocidio dei palestinesi ma anche discutere l’impraticabilità della soluzione a due stati, tutti fattori che servono a sviluppare la posizione politica sul tema da parte di un soggetto politico. Ma la riflessione non si è conclusa nel semplice rilancio dell’agitazione e della solidarietà al fianco dei palestinesi.

Da una parte, si è indicato lo stato israeliano come l’avamposto dell’imperialismo euroatlantico in Medio Oriente, collegando Tel Aviv nella filiera che arriva a Bruxelles e Washington. La resistenza palestinese è stata intesa come una lotta antimperialista, sorella delle nostre.

Dall’altra, si è ribadito come, di conseguenza, la nostra attività debba tenere di conto di questo quadro. L’internazionalismo che portiamo avanti deve dare la spinta alle nostre battaglie e collegarle agli altri fenomeni di lotta nell’orizzonte della trasformazione sociale.

L’internazionalismo è indubbiamente forte nelle corde di Potere al Popolo come è emerso anche nell’incontro i rappresentanti consolari di Cuba e Venezuela all’insegna di un antimperialismo convinto.

Nell’ultima serata di eventi, sabato 31 agosto, l’assemblea conclusiva è stata la sintesi perfetta dei temi seminati nei giorni precedenti. Il titolo rimandava alla costruzione dell’opposizione al governo Meloni, e proprio dalla riuscita manifestazione nazionale dello scorso primo giugno si è partiti, con l’introduzione di Marta Collot.

Una bella sintesi tra i singoli fronti del conflitto è stata ben rappresentata dagli interventi di Mariam (Movimento Migranti e Rifugiati), Enzo De Vincenzo (Usb) e quelli da remoto di Paolo Di Vetta (Blocchi Precari Metropolitani) e Nicoletta Dosio (storica attivista no Tav di nuovo agli arresti domiciliari).

L’essere organizzazione, sviluppare una propria linea politica e mantenere un certo protagonismo, mentre non ci si chiude su se stessi, ma si rafforzano alleanze con altri soggetti sociali e politici, è stato questo il compito che Pap si è dato.

Il diritto alla casa, il contrasto al disegno di legge liberticida 1660, la battaglia contro l’autonomia differenziata e il definitivo smantellamento della sanità pubblica, il miglioramento delle condizioni dei lavoratori, il saldarsi delle nostre lotte con quelle del proletariato migrante: questi sono i terreni su cui alimentare tali alleanze.

L’intervento conclusivo di Giuliano Granato ha indicato però che la prima forza che bisogna costruire è quella di Pap stesso. Organizzarsi è il compito che il portavoce ha voluto affidare agli iscritti, costruire il partito e farlo vivere nei settori popolari.

Organizzare i lavoratori, i pensionati, i giovani, i migranti, far crescere la coscienza di classe e rendere più forte il partito dei subalterni. Questo è lo strumento con il quale percorrere la strada verso il socialismo – ha affermato Giuliano Granato – e questo è il senso che abbiamo sentito nell’intervento conclusivo.

Insomma, un campeggio che è indubbiamente servito a ricaricare le batterie dei militanti, ma anche per rilanciare l’iniziativa politica su un piano ancora più alto di quello raggiunto fino ad oggi. Un’ottima verifica per Potere al Popolo.

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