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Armi a Israele. Sanchez chiede di interrompere le forniture, ma troppi governi fanno i finti tonti

Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez è tornato a sollecitare la comunità internazionale affinché cessi l’esportazione di armi verso Israele. L’appello di Sanchez è arrivato insieme alla condanna agli attacchi delle forze armate israeliane contro l’Unifil, la forza di pace delle Nazioni Unite in Libano. “Penso che sia urgente, dato ciò che sta accadendo in Medio Oriente, che la comunità internazionale smetta di esportare armi al governo israeliano”, ha affermato Sánchez. “Il governo spagnolo dallo scorso 7 ottobre non esporta alcun tipo di arma o materiale militare in Israele, nessuno”, ha aggiunto nel corso di una conferenza stampa all’Accademia di Spagna di Roma, a seguito dell’incontro con Papa Francesco. 

Venerdì mattina l’esercito israeliano ha sparato due postazioni dell’Unifil ferendo almeno due peacekeeper cingalesi. Si tratta del secondo attacco delle forze armate israeliane alle forze di pace delle Nazioni Unite dopo gli spari contro una base dell’Unifil a Naqoura, in cui erano rimasti feriti due caschi blu indonesiani.

L’esercito israeliano aveva colpito anche due basi italiane dell’Unifil, la 1-31 e la 1-32A.

La scorsa settimana anche il presidente francese Emmanuel Macron aveva accusato di incoerenza i governi che chiedono un cessate il fuoco a Gaza continuando a rifornire le forze israeliane di armi letali, attirandosi un duro attacco da parte di Netanyahu (e un bombardamento “mirato” su una raffineria della francese Total in Libano, ndr). Ma nel giugno scorso il media investigativo francese Disclose ha rivelato che la Francia ha fornito attrezzature per la produzione di droni israeliani utilizzati nell’offensiva su Gaza.

Secondo il Sipri (Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma), tra il 2019 e il 2023 quelle degli Stati Uniti rappresenteranno oltre due terzi (69 per cento) di tutte le armi vendute a Israele dall’estero, mentre la Germania è stato il secondo fornitore con il 30 per cento. Berlino è di gran lunga il maggior fornitore europeo di armi a Israele.

L’Italia rappresenta formalmente quasi l’1% degli armamenti forniti a Israele, ma la filiale statunitense della Leonardo, la Drs, ha continuato regolarmente a inviare armi in Israele. Da tempo la campagna internazionale Bds chiede un embargo militare verso Tel Aviv.

E’ evidente come solo delle durissime sanzioni – a cominciare dall’embargo sulle armi – possono costringere Israele a interrompere l’escalation militare e annessionista scatenata nell’anno appena trascorso e tutt’ora in svolgimento.

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