Dopo 39 anni a Roma ritornano d’attualità i Punti Verdi Qualità, anche se poi hanno cambiato nome. Il tutto è iniziato nel 1995 con la Giunta Rutelli, ma è proseguito con tutte le amministrazioni di centrosinistra e di centrodestra.
Su questo enorme progetto, che a Roma è stato sostenuto con grande dispendio di risorse economiche, hanno indagato sia i magistrati della Procura e sia quelli della Corte dei Conti, che hanno valutato il danno erariale.
Quindi lavori bloccati dalla magistratura, con perquisizioni ed arresti di architetti del Comune di Roma e di alcuni imprenditori, che avrebbero ottenuto la gestione delle aree pagando tangenti ai funzionari del Campidoglio (con le accuse di truffa pluriaggravata, corruzione, falso e false fatturazioni le accuse).
I 78 Punti Verde Qualità, per un totale di oltre 400 ettari, vennero dati in concessioni gratuite dal Comune di Roma ad imprese private, per la progettazione e realizzazione di attività commerciali, sportive e ricreative della durata di 33 anni, in cambio della manutenzione con garanzia fideiussoria quasi totale (95%) del Comune presso le banche creditrici sui singoli interventi privati, per complessivi 600 milioni di euro.
Gli stessi privati, una volta ottenuti i soldi, grazie alle fidejussioni comunali, interrompevano i lavori per vari motivi o perché avevano già intascato abbastanza ed era tempo di dileguarsi nell’ intricato mondo della burocrazia.
Ad oggi, dei 78 PVQ, solo 11 sono attivi, mentre le aree dove dovevano sorgere gli altri, sono sprofondate nel degrado.
Una gestione spregiudicata delle finanze pubbliche. Un terreno fertile per affaristi senza scrupoli, speculatori, faccendieri e criminalità. Insomma, un regalo dei politicanti a palazzinari e costruttori, mettendo sul piatto le risorse pubbliche della comunità.
Al di là delle inchieste giudiziarie, il risultato per i Punti Verde Qualità è stato un fallimento. Al netto dei cantieri bloccati, anche per i progetti realizzati, non sono state rispettate quelle contropartite minime in termini di manutenzione dell’area verde circostante e le numerose clausole non onorate dalle imprese concessionarie, come nel “PVQ” Stardust Village del Torrino, quartiere della periferia ovest di Roma, chiuso d’autorità recentemente.
Il Punto verde qualità “La città del Rugby” di Spinaceto, un vero enorme Punto Grigio nato con una delibera del Consiglio Comunale approvata all’unanimità nel 2004, senza predisporre alcun bando pubblico e procedendo con un’assegnazione ad personam di circa 33 milioni di euro d’importo, per un’opera mastodontica rimasta incompiuta, è diventato una cattedrale del cemento che ha devastato la bella area verde del Parco Campagna.
I Punti Verdi Qualità (si fa per dire), con poca o nulla qualità e tanto grigiore, sono sprofondati nel pantano di lavori non ultimati e in una truffa colossale.
Quindi, dopo tanto degrado, la giunta Gualtieri con la delibera di agosto 2023, propone i PIU (Parchi Integrati Urbani), riproponendo così sotto mentite spoglie gli ex Punti Verde Qualità, che si erano segnalati soprattutto sui bilanci con un buco nero del Comune e solo la trattativa con le banche creditrici (Bcc e Credito Sportivo) ha potuto ridurre il copioso debito da 176 milioni a 110 milioni di euro pubblici.
I PIU, diversamente dai PVQ, sono ridotti a 34 aree molte estese e verranno concessi con formule pubblico-privato dai famigerati Project Fnancing.
Per concludere, nulla di nuovo, Da Rutelli a Gualtieri, la speculazione è sempre dietro l’angolo e l’uso del Project Financing è la cartina di tornasole. Sta di fatto che il verde per abitante, sancito dalle Norme Tecniche del Piano Regolatore, lascia il passo alla cementificazione privata con la regia dell’Istituzione Pubblica Comunale!
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