Sono bolognese di famiglia ebraica, ho pregato tante volte in quella sinagoga, ero tra i manifestanti l’altroieri sera, e non c’è stato alcun assalto.
Il sindaco Lepore, il ministro Salvini, e il presidente della comunità ebraica bolognese De Paz, stanno costruendo un castello di carta, sfruttando la nostra legittima paura dell’antisemitismo per i loro vari giochini politici.
Ognuno di loro ha il suo giochino, che sia screditare i manifestanti e difendere la polizia, legittimare la repressione violenta contro ragazzi razzializzati e militanti politici, o magari fare pressioni sul Comune per schierarsi in supporto dello Stato di Israele. Fatto sta che si stanno inventando una storia che non esiste, ingigantendo un singolo episodio per descrivere l’intero corteo.
Giusto per smentire i titoli dei principali quotidiani che hanno coperto la notizia, non c’è stato alcun “attacco premeditato”, nessuno ha “assaltato la sinagoga”.
La stessa Questura di Bologna ha smentito che ci sia stato un assalto contro la sinagoga. E nessuno dei tanti giornalisti e fotografi presenti ha riportato nulla di simile, tant’è che questa notizia è stata riportata dalle agenzie stampa solamente il giorno successivo, sulla base delle dichiarazioni dei politici di cui sopra.
Il corteo si è mosso in maniera spontanea per tantissime vie del centro, e su tantissimi muri ha fatto scritte di varia natura, soprattutto in solidarietà a Ramy Elgaml, e contro le forze dell’ordine che l’hanno ucciso.
Siamo partiti da piazza San Francesco, e siamo stati bloccati subito (ad altezza Trattoria Fantoni) nel tentativo di continuare per via del Pratello direzione via Ugo Bassi. A quel punto il corteo è stato spezzato a metà dalla polizia tra piazza San Francesco e via de’ Marchi. Poi, tutti confluiscono verso via Sant’Isaia, angolo piazza Malpighi. Da lì, dopo qualche esitazione, si decide di prendere via Barberia, e poi si svolta in via de’ Gombruti per arrivare di nuovo in via Ugo Bassi come inizialmente si era provato.
In via de’ Gombruti, dove c’è uno degli ingressi della sinagoga, è andata così: in fondo (a nord) la via è stata bloccata dalla polizia in assetto antisommossa, che ha respinto i manifestanti indietro, verso via Barberia (a sud), sparando numerosi fumogeni. Diversi manifestanti hanno divelto delle transenne di una piccola recinzione per lavori che si trovava sulla strada, a sud del portone della sinagoga, e li hanno posizionati in mezzo alla strada più avanti, verso nord, oltre l’ingresso della stessa, per rallentare l’avanzata della polizia.
Tutto questo accadeva di fianco a questo portone, senza che il corteo se lo filasse di striscio. Siamo stati bloccati per caso davanti a quell’ingresso per tanto tempo, senza che il corteo prendesse di mira la sinagoga, senza cori a riguardo, senza alcun assalto premeditato. Capito che in Ugo Bassi non saremmo riusciti ad arrivare, ce ne siamo andati, tornando su via Barberia, e ci sono stati scontri con la polizia in tante altre vie della città.
Abbiamo appreso il giorno successivo che, nel caos, qualcuno ha fatto quella scritta, “Free Gaza”, di fianco al portone di ingresso della sinagoga.
Tra gli ebrei, esistono tante concezioni diverse dell’antisemitismo. Per quanto mi riguarda, fare quella scritta vicino al portone di una sinagoga può essere definito un atto antisemita, perché responsabilizza tutti gli ebrei, come religione, per le azioni dello Stato di Israele. Oltre alla definizione categorica di per sé, serve pensare ai suoi effetti.
È un atto strategicamente stupido, perché rappresentare tutti gli ebrei della diaspora come supporter di Israele è proprio quello che il governo israeliano prova a fare. L’antisionismo non è antisemitismo (per quanto sicuramente alcuni antisionisti siano anche antisemiti), ed esistono tanti ebrei antisionisti.
Sono i sionisti che delegittimano gli ebrei antisionisti chiamandoli “self-hating Jews” (ebrei che odiano se stessi per essere ebrei), provando a porre il supporto ad Israele come una condizione necessaria per essere un vero ebreo.
* Testimonianza sui fatti di Bologna riportata dal Laboratorio ebraico antirazzista su Instagram
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Enrico
Articolo discutibile , quanto meno.: Quella scritta davanti alla sinagoga è sacrosanta proprio per l’atteggiamento a dir poco infame delle comunità ebraiche italiote e non solo,fatto di continui comunicati ufficiali vergognosi e pesanti intimidazioni,
come l’aver bloccarlo tanti importanti eventi! !
Redazione Contropiano
E’ una “testimonianza”, non un “articolo”. Ci sembra importante saper distinguere. Sempre
Anna
Sono d’accordo con l’Autrice:sicuramente è frustrante per un ebreo anti-sionista essere identificato con la politica genocida dei sionisti. Il primo a fomentare l'”antisemitismo” è Netanyau che definisce Israele lo stato DEGLI EBREI, creando così l’equivalenza dei termini. Aggiungo che, fatta salva la differenza, è anche molto frustrante per una compagna essere considerata fascista a causa del governo che abbiamo che è complice di genocidio