Amnesty International Italia, insieme alla rete “No ddl Sicurezza – A Pieno Regime”, hanno convocato per oggi una mobilitazione nazionale in tutte le città contro il disegno di legge Sicurezza (ddl 1236). A Roma l’appuntamento sarà alle ore 18, in Piazza Sant’Andrea della Valle nei pressi del Senato dove dovrebbe iniziare la discussione sul provvedimento che trasforma il nostro paese in un vero e proprio stato di polizia.
In questi giorni un’attivista di Extinction Rebellion ha denunciato come, dopo essere stata fermata durante un’azione diretta non violenta a Brescia, sia stata portata in Questura e costretta ad andare in bagno davanti agli agenti e a fare degli squat dopo essersi dovuta spogliare. Protestava contro la Leonardo e la macchina bellica complice del genocidio in Palestina.
Strumentalizzando alcune manifestazioni seguite ai video che hanno fatto luce sulla morte di Ramy Elgalm a Milano, i partiti di governo puntano a radicalizzare ancora di più il Ddl Sicurezza, arrivando a sostenere uno scudo penale e l’impunità per gli agenti che reprimono chi manifesta il proprio dissenso.
Nel paese si respira un brutto clima. Alimentato ad arte dai media della destra e dagli esponenti della maggioranza. Un clima volto a spaventare chi dissente e chi manifesta.
La mobilitazione“100.000 luci contro il buio del regime” contemporaneamente con Roma avverrà anche in altre città, tra cui Napoli, Bologna, Asti, Bergamo, La Spezia, Reggio Emilia e Pesaro, punta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’impatto negativo che il disegno di legge 1236 potrebbe avere sui diritti umani una volta definitivamente approvato. Il testo, attualmente in discussione al Senato, prevede un ulteriore inasprimento delle leggi penali in materia di sicurezza pubblica e antiterrorismo, ampliando l’ambito delle sanzioni e criminalizzando forme di dissenso pacifico.
Tra gli aspetti più preoccupanti del provvedimento, emergono la trasformazione di alcune infrazioni amministrative in reati penali; il ricorso a misure preventive, come i fogli di via, anche in assenza di effettivi danni o comportamenti violenti; l’effetto deterrente che tali norme avrebbe sulla partecipazione a proteste pacifiche, mettendo così a rischio le libertà fondamentali di espressione e di riunione pacifica.
Sono ormai numerosissime le forze, i movimenti e le associazioni per i diritti umani che ritengono queste misure come tese a restringere ulteriormente gli spazi di democrazia, in un contesto in cui il dissenso è già ampiamente criminalizzato.
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