Ieri 4 febbraio l’università Statale di Milano ha aperto le porte, militarizzandole, ad un’iniziativa di propaganda sionista organizzata da alcune associazioni pseudo-studentesche, alcune delle quali legate direttamente alla maggioranza di governo.
Il titolo dell’iniziativa – “Vogliamo studiare. Contro le occupazioni violente e l’odio verso Israele” – d’altronde esprimeva senza mezzi termini la linea messa in campo dalle destre filo-sioniste, e non solo, dell’ultimo anno e mezzo: legittimazione delle politiche d’apartheid e genocidarie dell’entità sionista, negandone addirittura l’esistenza, e criminalizzazione delle mobilitazioni a sostegno del popolo palestinese, unita alla sempre verde retorica vittimistica degli “studenti buoni che vorrebbe solo studiare in pace“.
Fatto ancor più grave, ma tutt’altro che inedito, che i luoghi del sapere si prestino organicamente a questo tipo di propaganda, nel nome della libertà di espressione – ovviamente a targhe alterne – e per di più blindando e militarizzando l’università con digos e celere, a difesa di un’iniziativa partecipata (poco) da soggetti per altro avulsi, materialmente e politicamente, dal tessuto studentesco.
Alla Statale come nella gran parte degli atenei italiani infatti le mobilitazioni e le iniziative di boicottaggio accademico contro la complicità di università e ricerca con i crimini di Israele sono state e continuano ad essere numerose, esprimendo un dissenso sempre più generalizzato verso un mondo della formazione strutturalmente piegato a logiche che niente hanno a che fare con la funzione di emancipazione culturale e sociale che invece dovrebbe svolgere.
Anche in questo caso, infatti, nonostante i tentativi di lasciar passare in sordina l’iniziativa, gli studenti si sono prontamente mobilitati mettendo in campo una contestazione determinata e capace non solo di disinnescare l’operazione di normalizzazione della propaganda sionista, ma inchiodando alle proprie responsabilità la nuova governance d’ateneo che, mentre si autorappresenta come interessata e aperta al dialogo con gli studenti, reprime il dissenso e approfondisce la propria funzione di megafono delle politiche criminali e guerrafondaie delle classi dominanti occidentali.
“Nessuno spazio ai sionisti nelle università“: con queste parole d’ordine Cambiare Rotta al termine della contestazione ha poi attraversato gli spazi della Statale, rilanciando la lotta contro le complicità del mondo della formazione con Israele e l’industria bellica, saldando le mobilitazioni degli studenti nei luoghi del sapere con l’iniziativa politica a sostegno del popolo palestinese e contro il sionismo che va sempre più affermandosi in tutto il paese; e che ci siamo impegnati a rafforzare nella costruzione di una rete nazionale antisionista e anticolonialista capace di rompere ogni complicità dell’Italia con i crimini e la guerra di Israele.
Video: https://www.instagram.com/reel/DFqApxptGlb/?igsh=X2tiTlhOczdu
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