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La santa alleanza del pensiero unico: Molinari e Feltri uniti nella campagna de Il Giornale e Libero

Mancava solo Vittorio Feltri, tra i professionisti della menzogna de Il Giornale e Libero, a prendere parola contro di noi.

Giovedì scorso ci siamo mobilitati con un presidio a Milano sotto le redazioni di questi due fogliacci, denunciando il ruolo attivo che hanno avuto nella preparazione di un terreno politico funzionale alla criminalizzazione delle nostre organizzazioni e “di accompagnamento” alle infiltrazioni poliziesche ai nostri danni.

La riuscita della manifestazione è stata tale che Fratelli d’Italia ha dato vita a una generale alzata di scudi in difesa dei propri “agenti a mezzo stampa”, confermando così la giustezza delle nostre ragioni e dimostrando che la preoccupazione generata dai “quattro gatti” è maggiore di quanto vorrebbero far credere.

A questi si è unito ovviamente tutto il club della destra ufficiale, fino a Matteo Renzi, e nel fine settimana anche Maurizio Molinari de La Repubblica. Dopo averci estenuato dalle colonne del giornale campione di europeismo e faro della sinistra “liberal” e dalle ospitate in TV con la propria opposizione ai “post-fascisti” della Meloni, ora si concede in intervista nientemeno che a Il Giornale.

Il che, da una parte, dimostra la grave difficoltà in cui si trova l’apparato politico-comunicativo, dall’altro smaschera il teatrino delle polemiche mediatiche tra “destra e sinistra” nel paese, che ormai trova l’astio e il disgusto della maggior parte della popolazione.

Non è un caso che ovunque vadano vengano accolti dalle contestazioni: Molinari in lungo e in largo, da Napoli alla Sardegna, così come Porro a Bari e Capezzone a Roma, solo per citarne alcune.

Il punto è che si può anche “farsi la guerra” sui prodotti e sostenere il gioco delle parti sulle questioni più indolori, ma contro chi mette in discussione le politiche guerrafondaie e antipopolari, l’appoggio al sionismo, il riarmo e la guerra, la santa alleanza tecno-liberalista non può che compattarsi, anche al costo di smarcherarsi.

Quanto emerge dall’intervista a Molinari è poco più di qualche sfumatura dentro una generale condivisione del punto di vista e della lettura della realtà da parte de Il Giornale. Non solo, ma l’editorialista di Repubblica partecipa attivamente alla rimozione delle ragioni della protesta così come stanno facendo Giornale e Libero da dieci giorni a questa parte, collaborando a coprire con piagnistei e rumore il silenzio assordante del Governo su quanto accaduto.

Infiltrare un partito politico che si candida alle elezioni e che svolge la sua attività alla luce del sole d’altronde è cosa gravissima e senza giustificazioni. Allo stesso modo lo è l’utilizzo di spyware ai danni di giornalisti e attivisti.

Altrettanto grave è l’aver messo in campo per mesi e mesi da parte di questi “giornali” una campagna denigratoria sistematica nei nostri confronti e mirata a criminalizzare il dissenso politico, legittimando e creando le condizioni favorevoli a questo tipo di operazioni.

Rimuovere dal dibattito la vicenda delle infiltrazioni, le responsabilità politiche, sviare l’attenzione trasformando il dissenso alle politiche di questo governo in un non meglio precisato attacco alla libertà di stampa e alla democrazia, dando fiato alla criminale propaganda sionista, sta palesando tutta la loro debolezza.

La toppa insomma è peggio del buco, ma proprio per questo va presa con estrema serietà. Siamo davanti a una classe dirigente che, di fronte alle proprie contraddizioni, non esita a ricorrere agli strumenti più disparati, tanto sul piano politico che mediatico, scavalcando anche ogni linea formale tra campi “avversi”, per cercare di zittire e colpire, preventivamente e non, ogni forma di opposizione coerente e ogni idea alternativa di società fondata sulla di pace, solidarietà e giustizia sociale.

La chiamata alle armi di questa santa alleanza mediatica, riflesso di una classe politica complice di un genocidio e che prepara miseria generalizzata per andare alla terza guerra mondiale, non ci spaventa, anzi: se più indizi, e ormai sono tantissimi, fanno una prova, siamo sulla strada giusta. E la strada è quella che migliaia di persone, provenienti da diversi settori della società, hanno saputo esprimere e rappresentare al corteo nazionale “Disarmiamoli!” del 21 giugno a Roma contro guerra, riarmo, NATO e genocidio.

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1 Commento


  • Anna M.

    mi meraviglia che non ci sia Il foglio

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