Cosa fa chi se ne accorge?
Visto che si fa spesso il confronto con la Shoah, in merito al genocidio in corso a Gaza, andiamo indietro nel tempo a quello che ci compete e connota come popolo italico.
Nel 5 settembre 1938, col Regio decreto legge n. 13901 si esclusero i bambini e i docenti di “razza ebraica” dalle scuole italiane. Questi provvedimenti anticiparono le leggi razziali, che furono promulgate nel 17 novembre successivo.
I docenti furono quindi i primi a veder sparire i propri alunni e i propri colleghi.
La reazione generale fu di silenzio, di complicità e di opportunismo. Gli intellettuali reagirono allo stesso modo, per cui gli oppositori al regime e alle leggi razziali furono una minoranza molto esigua234.
In questa maggioranza possiamo ritrovare due movimenti rintracciabili in ogni epoca: la scelta del silenzio e del conformismo per paura di pagarne le conseguenze, e approfittare della situazione, per quanto iniqua e immorale.
I docenti dell’epoca furono ben felici di accaparrarsi i posti vacanti e organizzare le prime mostre razziali.
E ci fu chi, come Gaetano Pietra, preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova e stimato studioso di statistica e demografia, vedeva nelle nuove leggi antisemite l’opportunità di procedere a una redistribuzione della proprietà agricola a favore dei contadini, attraverso l’esproprio dei terreni appartenenti agli ebrei.
Restano le commemorazioni e cambiano gli interessi
Le giornate di commemorazione non si contano.
Da quella della memoria, fino a quelle in nome per la tutela di minoranze e varie patologie, e per la sensibilizzazione verso particolari tematiche.
Si riconoscono gli errori commessi un tempo e si dice: Mai più!
“Inciviltà e barbarie sono state spesso giustificate, a volte promosse, dalla cultura e dalla scienza. Il caso delle leggi che dettero il via alla persecuzione degli ebrei in Italia è uno di questi esempi.” Queste le parole pronunciate dal Direttore della Scuola Normale Superiore nel 2018.
Ciò che accade è che l’orrore si ripete in altra forma, ma nella stessa sostanza.
Forse pure peggio visto che i sistemi e le armi a disposizione diventano sempre più sofisticati e invasivi per il controllo, lo sfruttamento, l’oppressione e la manipolazione. Basta vedere quanti sono i conflitti in corso e qual è il volto contemporaneo della nuova colonizzazione finanziaria e non.
Eppure quante Ong ci sono? Quante associazioni e istituti per i diritti dei casi più disparati? Ma il diritto di veto nel Consiglio di sicurezza dell’Onu è in mano alle stesse 5 nazioni, che dovrebbero preservare la pace, ma sono in realtà i maggiori aggressori.
Ne consegue quindi una lotta impari tra grossi interessi economici, politici e finanziari e redistribuzione, egualitarismo, incremento ed evoluzione dei diritti umani.
Cosa accade nella scuola oggi?
Pochi giorni fa, dopo che il collettivo “Docenti per Gaza” ha promosso una mozione per il primo giorno di scuola, in cui si invitava a un minuto di silenzio per le vittime di Gaza, l’Usr del Lazio ha ben pensato di inviare una circolare in cui si comunicava che, vista la rilevanza degli eventi geopolitici in corso “è necessario sottolineare l’esigenza di assicurare le specificità dei luoghi e dei momenti della vita scolastica, quali le riunioni degli organi collegiali, che devono essere esclusivamente finalizzate alla trattazione delle tematiche relative al buon funzionamento dell’istituzione scolastica e sottratte a qualunque altra finalità.”
Gli organi collegiali a cui si fa riferimento sono sempre più spesso ridotti a spazi claustrofobici, soffocati dai soli monologhi di dirigenti, che snocciolano in maniera univoca le disposizioni ministeriali del momento, senza possibilità di appello, né di intervento. Usano minacce e mobbing sottili, e difficilmente dimostrabili.
Incapacità, potere e abusi finiscono per diventare i testimoni, che li investono di un ruolo, intoccabile fino alla pensione.
La totale degenerazione dei tre sindacati, che da decenni firmano contratti a perdere e tengono fumosa una legislazione, quella scolastica, in cui troppo è lasciato all’interpretazione (che ovviamente avverrà dall’alto), e la disgregazione del corpo docenti, sempre meno organizzato e politicizzato, fanno sì che non ci sia argine all’abuso, che resta sempre impunito e perciò dilaga.
Il tutto con la connivenza dello stato e di tutti gli organi preposti.
Mancando sostegni interni ed esterni, si soccombe come singoli a disposizioni, che sono sempre più assurde, ingiuste e vessatorie.
Cosa può un docente?
Nonostante sia stato devitalizzato, insieme agli organi collegiali, da anni di riforme e decreti, dettati per lo più da tagli, bonus e aziendalizzazioni, il potere del docente è enorme, così come le tutele che gli restano. Certo molto spesso non agito e concesso chissà per quanto.
Ma ora il docente, da intellettuale5, non può esimersi dal prendere posizione di fronte a un genocidio in atto.
Ora che l’Onu l’ha definito tale.
Ora che non c’è più spazio per storici asserviti (tra tutti Paolo Mieli6, che fa la conta dei morti per confermare o meno) per influencer, politici, giornalisti o persone comuni, che ripetono “E allora Hamas?”, come se ci fosse una giustificazione a un genocidio, o che si debba aspettare chissà chi o cosa per lasciar passare aiuti umanitari, che impediscano a migliaia di civili di continuare a morire di fame, malattie e bombardamenti, dopo avergli distrutto anche quel poco che gli era stato permesso da quell’unico stato, riconosciuto da oriente a occidente: Israele.
Dopo che Amnesty International ed Emergency, tra le tante altre associazioni, decidono di scendere in piazza il 22 settembre, non partecipare perché ci si ripete ancora come una cantilena, che gli scioperi non servono a niente e che alla fine sono tutti corrotti e non cambia niente, identifica piuttosto chi pronuncia queste parole. Perché finisce per essere egli stesso ignavo, corrotto e complice di ciò che accade e in futuro dovrà fare i conti con la propria coscienza.
Immobile, quando la propria azione non gli costerebbe nulla più di 50 euro dallo stipendio. Immobile con una casa, una famiglia, del cibo su cui poter contare. Immobile e muto, nonostante la sua libertà d’insegnamento sia sancita dalla costituzione. Immobile e muto, contravvenendo al suo ruolo di educatore, che significa coltivare il dialogo, il dubbio e il senso critico, aprendosi costantemente alla realtà che lo circonda.
Si parla tanto di compiti di realtà nelle scuole, per approfondire l’apprendimento e acquisire nuove e fantasmagoriche competenze.
Eppure l’unico compito di realtà, con cui dovrebbero fare i conti oggi, docenti e studenti, insieme a tutta la cittadinanza, sarebbe quello di misurarsi con un genocidio in diretta, di cui tutti sanno, ma per cui nessuno muove un dito, se non una parte che manifesta in vari modi e viene costantemente criminalizzata, derisa e vessata.
1 https://www.cdec.it/formazione/percorsi/per-la-storia-della-shoah/le-leggi-antiebraiche-dellitalia-fascista/
2 https://www.italia-liberazione.it/portalenuovo/60moliberazione/PAGINE/REL_5.HTM?utm_source=chatgpt.com
3 https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/13545710600658511?utm_source=chatgpt.com
4 https://www.corriere.it/cultura/18_agosto_28/massimo-bontempelli-docente-leggi-razziali-72a7788a-aae4-11e8-8af0-f325f3df3076.shtml?utm_source=chatgpt.com
5 Il docente ha una laurea e spesso altri titoli (master, tfa, corsi di formazione, dottorati).
Ciò gli permette, oltre che di trasmettere il sapere acquisito, anche di riflettere criticamente sui sistemi educativi, economici e politici del tempo in cui vive. Aiutando i suoi studenti a costruire pian piano questa capacità critica, li apre alla cittadinanza attiva e consapevole. In più, se capace e soprattutto se messo in condizione se sgravato da tutti gli obblighi burocratici che lo schiacciano, potrebbe intervenire, a vario modo, nel dibattito culturale, ricoprendo a pieno titolo la funzione di intellettuale.
6 https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/09/19/gaza-mieli-montanari-genocidio-israele/8132395/
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