Così come sanno altrettanto bene quanto la partecipazione popolare possa essere un ostacolo alla realizzazione dei loro piani e per questo ogni manifestazione di protagonismo popolare deve essere smorzata e affievolita, limitandola al solo momento elettorale, l’unico in cui la casta ha la necessità di appellarsi direttamente al popolo elettore.
Negli ultimi 7-8 anni la questione sicurezza, sulla quale si sono giocate le fortune politiche ed elettorali degli ultimi due decenni, è stata espunta dalle priorità politiche dei governi, più concentrati a ragionare di rating, spread, debito, austerity e a eseguire le direttive della troika scaricando sui settori popolari più deboli i costi delle loro politiche lacrime e sangue.
Una chiara stretta securitaria verso ogni forma di opposizione sociale e la sperimentazione di nuovi dispositivi giuridici sui migranti e rifugiati che poi potrebbero estendersi a cascata sull’intero corpo sociale nazionale, come è stato negli anni scorsi con le novità normative precarizzanti in materia di lavoro. Un chiaro cambio di paradigma nell’agire politico dei governanti realizzato attraverso lo smantellamento del welfare, la precarizzazione dei rapporti di lavoro, la guerra interna, ai movimenti anticapitalisti e quella esterna combattuta contro governi e popolazioni che ancora resistono ai disegni di saccheggio, devastazione e neocolonizzazione delle potenze imperialiste. Un rovesciamento delle politiche inclusive che hanno caratterizzato gli anni del boom economico capitalistico e di governo democristiano e socialdemocratico, tendenti al “far morire”, ad escludere ampie quote sociali insubordinate al nuovo ordine sociopolitico disegnato dalle elitè e “lasciar vivere” quelle quote di popolazione ammaestrate e funzionali al loro progetto.
E quando la rabbia di quella enorme massa di disoccupati, precari e mobilitati si è organizzata con L’Unione sindacale di base in una manifestazione che ha voluto testimoniare il proprio disagio agli stati maggiori del PD riuniti a Lamezia per celebrare le loro “birichinate” ai danni del popolo, la risposta del partito al governo di questa regione e di questo paese è stata quella che ormai la contraddistingue a livello generale: DENUNCE E REPRESSIONE.
Ridicolo ed assurdo l’impianto che sta alla base della motivazione della sentenza di condanna dei sindacalisti USB che per il solo fatto di aver osato “prendere parola con l’On. Enza Bruno Bossio”, in una manifestazione “pubblica non autorizzata” sono stati giudicati (in contumacia per non essere stati neanche avvertiti del processo) e condannati alla cifra di 800€ (beneficio di legge perché incensurati altrimenti la pena avrebbe previsto 9 giorni di galera). Questo è il pacchetto confezionato ad arte per quanti avranno l’ardire di contestare i politici del PD. Questo lo scenario per i disoccupati, i precari, gli studenti, i migranti, i senza casa, i compagni e le compagne calabresi se non si piegheranno ai diktat di Oliverio, Guccione, Adamo, Bruno Bossio, Censore, Bruno… e tutti gli altri dis/onorevoli affamatori del popolo calabrese.
Sempre ai nostri posti ci troveranno, con la testa e la schiena sempre ben dritte, col pugno chiuso e alzato e senza cedere di un centimetro, assieme ai lavoratori, alla nostra classe e ai tanti altri compagni che non vogliono arrendersi insieme alla USB ad un’esistenza di precarietà miseria e sfruttamento cui vorrebbero condannarci questi infami.
A Enrico, Giuseppe, Delio, Aurelio, Antonio, Rocco e Dino la nostra solidarietà di classe e militante.
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