Lo scorso 17 maggio all’Università di Verona i giovani della campagna Noi restiamo, in collaborazione con la Rete dei Comunisti, hanno presentato la loro prima opera “Tempesta perfetta”, una serie d’interviste a dieci economisti non allineati alle prese con un pensiero impotente a spiegare una crisi che sembra non avere soluzioni.
Entriamo nel decimo anno di una lunga e profonda crisi economica che sembra non avere vie d’uscita e che, soprattutto nell’eurozona, si sviluppa accentuando la frattura tra un’area mediterranea che si va sempre più deindustrializzando e trasformando in grande esportatrice di manodopera, qualificata e meno qualificata, e in un Nord Europa che, sebbene cresca, continua a mantenere una politica di compressione dei salari e di sfruttamento dentro e fuori dai suoi confini.
Il relatore di Noi restiamo ha sottolineato come, ormai, anche gli stessi economisti mainstream parlino di stagnazione secolare del capitalismo, ammettendo, di fatto, che la crisi non è semplicemente di natura congiunturale, ma è una realtà con la quale il modo di produzione capitalistico dovrà necessariamente convivere per lunghissimo tempo.
Stante questa situazione di perdurante depressione che produce in Italia, come in tutto il Sud dell’Europa, una lost generation destinata dal sistema a emigrazione forzata, disoccupazione, sottoccupazione, a salari da fame e a lavori dequalificati, l’unica via per invertire la rotta non è certo quella di limitarsi alla battaglia delle idee e ai modellini economici in competizione tra loro, ma, affermano i giovani di Noi Restiamo, quella di provare a ricomporre un blocco sociale che metta insieme le istanze di questa generazione di sfruttati senza prospettive e le declini in un’ottica politica di rottura con le istituzioni europee che hanno costruito una gabbia di austerità neoliberista che si nutre di sfruttamento, sottoccupazione e disoccupazione di massa.
Il relatore della Rete dei Comunisti ha sottolineato come, in questa situazione di stagnazione permanente, vi sia il pericolo di una stretta autoritaria che si sta già concretizzando in fenomeni di guerra interna contro dissenzienti, marginali e migranti, finalizzata a tenere a freno e disciplinare la protesta sociale, e di guerra esterna, portata avanti dal sistema per cercare di mettere in moto una ripresa che non arriva con la leva della spesa militare (non è un caso che la UE abbia scorporato le spese per armamenti dal Patto di stabilità).
L’incontro si è chiuso con l’invito di Noi Restiamo ai giovani presenti ad organizzarsi per la ripresa della conflittualità sociale e politica, finalizzata al recupero dei diritti che il capitale sta negando a un’intera generazione.
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