La salute di centinaia di medici, infermieri e operatori sanitari di numerose strutture della sanità dell’Emilia-Romagna è a rischio per colpa di una gestione inadeguata, per non dire criminale, dell’emergenza.
Da giorni riceviamo segnalazioni di operatori sanitari costretti già a lavorare in condizioni estreme, aggravate dalla mancanza di adeguati dispositivi di protezione individuali. L’Unione Sindacale di Base sta inviando esposti alla Procura della Repubblica per denunciare le condizioni di chi quotidianamente rischia il contagio nei reparti e opera senza che gli siano garantiti gli standard di sicurezza previsti, ad esempio senza un numero sufficiente di camici monouso o continuando a utilizzare mascherine “chirurgiche”, inservibili per più turni.
È inaccettabile che le strutture sanitarie regionali, laddove è maggiore il rischio di contagio, e quindi maggiore deve essere la prevenzione e la sicurezza per chi lavora “in prima linea” per combattere l’epidemia, si registrino tali gravissime carenze, che mettono a repentaglio non solo la salute dei lavoratori ma di tutta la popolazione.
I medici già contagiati, come dimostrano le ultime statistiche della Fondazione Gimbe, sono già migliaia a livello nazionale, diversi in terapia intensiva. Arriva perciò con grande ritardo il provvedimento annunciato da Bonaccini riguardante l’aumento del numero di tamponi per il personale sanitario asintomatico. Fin dai primi casi conclamati in Emilia Romagna i lavoratori della sanità hanno richiesto questa misura: aver atteso che i contagiati aumentassero prima di prendere tale provvedimento è una responsabilità che la Regione dovrà presto assumersi.
Gli elogi e i ringraziamenti non bastano, servono misure tempestive su tutto il territorio, più risorse per un settore che era già definanziato e privatizzato prima di questa emergenza, e una gestione pianificata che metta al primo posto la prevenzione e la sicurezza dei lavoratori della sanità, delle loro famiglie e di tutta la popolazione.
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