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In fiamme lo STIR di S. Maria! Ribelliamoci al dominio della morte!

Impianti, roghi, emergenze a orologeria: benvenuti nell’inferno della monnezza! Nessuno verrá a salvarci: costruiamo la sollevazione contro il dominio della morte!

Alla fine hanno incendiato anche lo STIR di Santa Maria Capua Vetere, un rogo enorme che ha fatto salire al cielo colonne immense di diossina, al resto ha pensato la copiosa pioggia caduta nella notte, che ha riversato i veleni nella terra. Ci si indigna, ma ormai sembra quasi un dovuto esercizio di autocompassione, i roghi come quello di Santa Maria sembrano ormai routine per le genti che abitano queste terre, da luglio ad oggi sono stati ben 4 i roghi di enormi dimensioni, senza contare quelli più piccoli: Marcianise, Pastorano, Bellona, Caivano, infine Santa Maria.

Il disegno criminale che soggiace a tutto ció é più che palese: si appiccano i roghi ai siti di stoccaggio per far ripiombare la regione di nuovo nell’emergenza per giustificare il proliferare di impianti di stoccaggio e di trattamento, per poi appiccarvi di nuovo le fiamme per smaltire illecitamente rifiuti di ogni sorta, in particolare quelli industriali.

Tutto ciò si pone all’interno del fallimento totale dei piani per rifiuti sia Regionale che Provinciale, fallimento che ha aperto le porte a una corsa selvaggia dei gruppi imprenditoriali cammorristici alla costruzione di tanti impianti privati dislocati sul territorio che, in un modo o nell’altro, dovrebbero sopperire alle enormi lacune lasciate dallo Stato su questi territori. Nessuno (o quasi) di questi impianti di cui tanto si sta parlando ultimamente in provincia di Caserta, sono impianti finali, nessuno di loro cioé é stato pensato e progettato per portare a termine il ciclo dei rifiuti e il motivo é chiaro: del ciclo dei rifiuti non importa nulla a nessuno, si vogliono costruire gli impianti per poterci depositare all’interno rifiuti, come quelli industriali, che é quasi praticamente impossibile smaltire, accumularne tonnellate e tonnellate e al momento opportuno appiccare le fiamme. Questa é la nuova strategia dei signori della monneza a Caserta e in Campania in generale, modello, quello sperimentato negli ultimi mesi, che ormai viene “esportato” anche nelle regioni del nord.

Lo Stato cosa fa? Chiaramente getta la spugna con gran dignitá, parafrasando una canzone di De André; basti pensare che il sito Ex Ilside di Bellona, andato in fiamme quasi 2 anni fa, non ha ancora ricevuto un normalissimo intervento di messa in sicurezza, operazione che andrebbe fatta nel giro di poche ore dallo spegnimento del rogo, anzi lo Stato ha ben pensato anche di denunciare 11 persone del locale comitato, che chiedevano semplicemente di mettere in sicurezza e bonificare il luogo del disastro. Dopo mesi e mesi le operazioni erano anche cominciate, ma dopo pochi giorni si é bloccato di nuovo tutto. Per non parlare della ExPozzi, la discarica di rifiuti tossici più grande d’Europa, che giace indisturbata dopo i proclami fatti a destra e a manca dopo che venne portata alla luce. In realtá ci sono anche dei fondi giá stanziati, ma tutto resta immobile.

E a fronte di questo quadro giá di per se tragico, queste terre devono fronteggiare un vero e proprio assalto di decine di gruppi imprenditoriali che presentano alla Regione altrettante richieste per realizzare impianti di tutti i tipi, tutti legati al ciclo della monnezza: siti di stoccaggio, trattamento dei fanghi, centri di trasformazione e anche centri di compostaggio. Si il compostaggio, che di base potrebbe anche andare bene, ma ci si spieghi allora perché all’interno della cosiddetta “Cittadella della Monnezza”, a cavallo tra Santa Maria La Fossa e Casal di Principe, ce n’é uno enorme, statale, mai entrato in funzione, con i macchinari ancora imballati? La risposta é semplice: a tutto questo codazzo di affaristi, camorristi, politici e burocrati collusi, non importa risolvere il problema, anzi gli importa mantenerlo vivo per poter continuare a fare profitti.

Il super Ministro Costa ha, come da tragico e funereo copione, subito annunciato che lo Stato é presente e non lascerá sole queste popolazioni, il solito comunicato di 20 parole scritto per circostanza a cui poi segue il solito e assordante silenzio. Al Ministro Costa, queste popolazioni lo conoscono da quando era il Generale Costa, anche all’epoca, dopo la scoperta della ExPozzi, il supergenerale in capo aveva promesso mari e monti, salvo poi dimenticarsi completamente dell’Agro Caleno. Il Ministro sta facendo i conti con una realtá che é ben più complessa del paradiso legalitario che aleggia nelle menti di chi, da Roma, vorrebbe cercare di fare qualcosa, ma l’unica soluzione che si vede all’orizzonte é la militarizzazione del territorio, che, come da copione anch’essa, sortirá l’unico risultato di inibire le lotte popolari e di chiudere i siti al controllo popolare, che fino ad oggi é stata l’unica arma nelle mani di questi territori.

Cosa possiamo fare noi?

Continuare a costruire la sollevazione popolare contro impianti e roghi, bloccare tutto, compattare la forza che possa imporre allo Stato soluzioni reali e durature per porre fine al massacro, non ci aspettiamo mani salvifiche che possano tirarci fuori da questo gorgo.

Sono già tante le esperienze che sul territorio si battono per le bonifiche e contro i nuovi impianti in progetto, bisogna implementare il loro sforzo, interconnetterle, farle interagire per elaborare piani di attacco e proposte comuni, solo attraverso questo tipo di ricomposizione possiamo mettere in campo la forza necessaria per ribaltare il tavolo.

Per questo motivo oltre a continuare i percorsi di lotta giá intrapresi, daremo il nostro sostegno a quelli nuovi che stanno nascendo e invitiamo comitati, movimenti e singoli abitanti di Terra di Lavoro a sederci quanto prima intorno ad un unico tavolo per mettere in campo la sollevazione di questi territori contro il dominio della morte. La soluzione é nelle nostre mani!

Ci vogliono seppellire, ma non sanno che siamo semi”

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