Il 17 dicembre si è tenuta anche a Napoli, in contemporanea con altre città italiane, una street parade di protesta contro il cosiddetto “decreto anti-rave” emesso dall’esecutivo come suo primo segnale di esistenza in vita e caratterizzazione ideologica rispetto al “pilota automatico” imposto dalla gabbia euro-atlantica.
A Napoli, tale provvedimento si aggiunge al nuovo regolamento sul decoro urbano emanato dalla giunta del PD, anch’esso come prima dimostrazione di esistenza in vita dell’Amministrazione del sindaco Manfredi, il quale, rispetto a tutto il resto delle questioni riguardanti la città, fa registrare un’evanescenza imbarazzante.
Tale regolamento mira in maniera meschina a limitare gli orari e gli spazi di socialità di piazza in città, che sono proprio tratti tipici specialmente del centro storico (parliamo, fra le altre cose, di limitazioni al consumo di bevande alcoliche e di cibo per strada, nelle aree dello “street food” per eccellenza) con lo scopo di scaricare le responsabilità dei vari fattori di invivibilità per gli abitanti esclusivamente sull’aggregazione spontanea di piazza.
Nel contempo, ovviamente, si lascia mano libera ad alcuni dei reali fattori di invivibilità, quali l’invasione di tavolini di ogni angolo del centro storico dal dopo lock-down in poi e la turistificazione incontrollata, che sta mettendo il turbo alla già galoppante inflazione, sia per quanto riguarda i beni consumo, sia per quanto riguarda la questione abitativa.
Anche grazie all’assommarsi di situazione locale e provvedimenti nazionali, la costruzione della street-parade ha visto la collaborazione attiva fra spazi politici e collettivi collegati al mondo dei “free party” e dei sound tekno, reggae, drum & bass, in un arco di rivendicazioni che va da quelle riguardanti l’agibilità del conflitto sociale, minacciata dai provvedimenti oggetto della protesta, a quelle riguardanti l’agibilità non solo delle feste autorganizzate, ma anche della socialità in generale, nel momento in cui essa non è inserita all’interno dei circuiti di valorizzazione consumistica e turistica della città.
L’elenco delle adesioni, che va da spazi sociali pluridecennali come Officina 99 e lo Ska, a quelli più recenti, come Asilo, Mensa Occupata, Ex-Opg, Civico7, Mezzocannone Occupato, affiancati da sound o collettivi musicali come NaDir, Fe Zion, Family Tree, ecc., ben riflettono la pluralità di soggetti interessati (per l’elenco competo si veda qui: https://www.facebook.com/photo/?fbid=109889141955317&set=a.109893858621512).
Le diverse assemblee preparatorie, che hanno visto protagoniste tutte le varie anime, sono, pertanto, sfociate in un calendario comune di avvicinamento ed in un’organizzazione della giornata che ha visto alternarsi, nel corteo, i camion afferenti alle varie realtà politiche con quelli afferenti alle realtà musicali.
Dal punto di partenza di Piazza Dante, si è proseguito per le vie del commercio (via Toledo), per poi attestarsi a Piazza Municipio ed effettuare una lunga sosta di fronte al comune, in cui sono stati effettuati interventi e flash-mob contro il nuovo regolamento sul decoro urbano. Successivamente si è giunti a Piazza del Plebiscito, ove si è effettuata una seconda lunga sosta, per chiudere sul lungomare, a Largo Nazario Sauro.
Per il prosieguo della serata, i partecipanti sono stati invitati a spostarsi in massa per le strade del centro storico, oggetto dei tentativi di stretta di cui sopra, che sono rimaste gremite per tutta la notte come forse non si vedeva da prima del lock-down.
Nel complesso, la giornata è riuscita in quanto ha visto una partecipazione massiva di giovani e meno giovani legati alla socialità notturna cittadina, assieme a militanti politici, in un percorso politico che è necessario continuare ed estendere.
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