Continuano le rimostranze dei lavoratori nella città del corallo, che questa settimana si sono riversati per le strade tappezzando di striscioni alle mura e alle ringhiere di Via Cesare Battisti, in Villa Comunale, nei pressi della scuola Sasso, sul Porto e a via Fontana.
Tra i vari striscioni, si evince chiaramente lo stato di abbandono e sfruttamento della categoria, che come nei precedenti articoli abbiamo detto, si trova al punto di dover rifiutare cure mediche e accettare paghe da miseria viste le precarie condizioni di vita a cui sono sottoposti sul luogo di lavoro. La tortura non finisce qui perché il marittimo col suo stipendio a volte è l’unica fonte di reddito all’interno del nucleo familiare, e una paga bassa accentua la precarietà economica e il tasso di povertà presente nella città, con persone che sono talvolta obbligate a svolgere due lavori una volta scesi dalla nave.
A tutto ciò la categoria non ci sta, ed è questo ciò che è stato dimostrato dai lavoratori con una simbolica striscionata, proprio mentre si teneva l’assemblea nazionale di USB a Roma, in vista dello sciopero “Generale e Generalizzato” del 13 dicembre.
La mobilitazione ad oltranza dimostra a che punto di esasperazione è arrivata la rivendicazione per un salario, un indennità sulla malattia e condizioni di vita migliori a bordo.
Come tutto il mondo dei lavoratori, degli studenti e degli educatori, anche il mondo dei Marittimi (e quindi parte integrante della città di Torre del Greco) è coinvolta nella lotta contro una azione di governo antipopolare e che fa gli interessi di una sola parte della società. Con il DDL 1660 che incombe e che toglierà capacità di lotta ai lavoratori sfruttati criminalizzando il blocco stradale ed imponendo una censura anche alla libertà di espressione con il reato di “terrorismo della parola“.
I marittimi rilanciano la loro lotta con due date: il 6 novembre nella chiesa di Porto Salvo a Torre del Greco con un’ assemblea di Formazione sindacale ed il 15 a Roma con un presidio sotto l’ Inps
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