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Quale futuro per la Galleria Principe di Napoli?

Riflessioni sul processo di messa a valore dello spazio urbano della città.

Le ultime vicende riguardanti la Galleria Principe di Napoli, importante bene monumentale della città, nonché bene comune ad uso civico rivendicato e agito da attiviste e attivisti da oltre un decennio, sembrano disegnare la definitiva dismissione, di fatto, della funzione pubblica che ha storicamente rappresentato.

Dopo decenni di silenzio amministrativo ed abbandono urbanistico, nonché di continue rincorse emergenziali ai crolli strutturali, negli ultimi tre anni è tornata al centro delle attenzioni politico-amministrative.

Nel 2021 è divenuta oggetto del Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) per il Centro Storico di Napoli, in funzione del quale sono stati stanziati 10 milioni di euro per la relativa riqualificazione dei locali, di cui 7 milioni di euro per gli effettivi lavori, oltre 1 milione di euro per i lavori di progettazione, direzione lavori e collaudo, quasi 800 mila euro per spese generali e la restante parte per spese tecniche, allacciamenti, forniture e iva.

Conti che è doveroso fare per chiarire che gli investimenti effettivi in termini di lavori non sono quelli giornalisticamente caldeggiati, essendo compresi nella cifra anche costi di progettazione che il Comune ha deciso di affidare esternamente, ancorché il riassetto dell’assessorato all’urbanistica abbia rappresentato un corollario dell’amministrazione Manfredi.

Su questi presupposti, lo scorso febbraio sono state apposte delle impalcature per l’avvio dei lavori, ma a distanza di dieci mesi nulla si è realmente mosso. Impalcature che, allo stato attuale, sembrano cristallizzarne la condizione di degrado in un perdurante immobilismo amministrativo.

Più di recente, invece, abbiamo assistito all’ultimo e inequivocabile atto che sembra tracciare la destinazione d’uso futura del bene. Dopo essere divenuta oggetto di alienazione a favore della società InvimitSgr S.p.A., che ha previsto il conferimento di due cluster di immobili nell’ambito degli impegni che il Comune di Napoli ha assunto con la stipula del Patto per Napoli, la Galleria Principe ha rappresentato l’espressione anticipatoria della riorganizzazione urbanistica di quello che, con ogni probabilità, rappresenterà il nuovo corso di messa a valore economica dello spazio urbano con il nuovo Piano Urbanistico Comunale.

A rendere visibile questa tendenza è stata, infatti, la Variante “Invimit” alla vigente disciplina urbanistica, adottata con deliberazione di Giunta comunale n. 466 del 4/11/2024 e depositata il 25/11/2024, che ha previsto, attraverso un gioco a somma zero del tutto discutibile, l’eliminazione del vincolo conformativo di attrezzatura di quartiere destinata per attività di interesse comune, aprendo a nuove e possibili destinazioni d’uso del bene. Variante cui è possibile presentare delle osservazioni entro il 25 dicembre.

Cosa potrebbe significare, dunque, per il futuro della Galleria Principe di Napoli?

È evidente che il processo di “valorizzazione” della Galleria, insieme agli altri beni già conferiti a Invimit con la delibera n. 97 del 30/11/2023 tra cui anche i depositi ANM di Posillipo e Miano, Palazzo Cavalcanti, Villa Cava e il palazzo di via Egiziaca a Pizzofalcone, va letto nell’ipotesi di ottimizzazione nel processo di estrazione del valore urbano di questi beni.

Per la Galleria, nello specifico, per quanto le opere di ristrutturazione siano necessarie e non più rinviabili, potrebbe significare la cessione degli spazi ai grandi attrattori commerciali del turismo, aggravando ulteriormente la deriva turistificatoria dell’ultimo decennio.

Una tendenza che, nel suo concretarsi, andrebbe a negare il “diritto alla città” rivendicato oggi dalla Rete SET e dalle altre forme di resistenza alle trasformazioni urbane a danno della dimensione sociale della città. Tema che, più complessivamente, riguarda in prospettiva anche gli altri beni comuni della città e la loro posizione di fronte all’aggressione predatoria di questo ciclo di trasformazioni della città neoliberista.

In questo senso, dopo anni di denunce sullo stato di abbandono in cui versa la Galleria, che ci hanno visti protagonisti in tanti momenti di rivendicazione votati a una riqualificazione ad uso civico del bene, crediamo sia importante allargare il dibattito su queste riflessioni, considerando l’attuale “partita” in corso sulla Galleria Principe, e sugli altri beni menzionati, come uno specifico momento di scontro sul futuro della città.

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