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Anche per il Napoli la festa è negata

Già dopo lo scudetto della stagione 2022/2023, quando dopo 33 anni dall’era Maradona il Napoli aveva vinto il suo terzo titolo, alla città era stata negata una festa per un’impresa storica, realizzata dopo lustri di delusioni e fallimenti.

Mai era successo che il comune avesse impedito di fatto “l’abbraccio” della cittadinanza alla squadra, per quello che è da sempre un rapporto -non solo calcistico- tanto viscerale ed emotivo quanto simbolicamente “politico” perché legato ad una dimensione di riscatto sociale e di rivalsa popolare.

Mai era stata negata alla città la possibilità e la gioia di celebrare i propri “eroi sportivi“: né quando il Napoli, dopo il fallimento, ritornava in Serie A; né quando conquistava le prime vittorie in Coppa Italia e Supercoppa.

Ma non vogliamo stare qui a magnificare i successi della squadra. Il nostro obiettivo è invece evidenziare come questi eventi vengano “capitalizzati” da chi siede attualmente a Palazzo San Giacomo.

Da un lato si sfrutta ogni occasione per creare un brand vendibile al miglior prezzo (i concerti a pagamento in Piazza del Plebiscito o a Piazza Ciro Esposito a Scampia, per monetizzare anche luoghi ed eventi pubblici, stanno lì a dimostrarlo accanto alla svendita di monumenti e palazzi storici); dall’altro, prendendo il minor rischio possibile, si creano kermesse a misura di un’élite borghese e istituzionale, lasciando poche briciole al resto della popolazione.

In occasione del primo scudetto dell’era moderna tutto fu praticamente vietato, impedendo addirittura alla squadra di atterrare vittoriosa a Capodichino per evitare il bagno della folla esultante, facendola viceversa atterrare a Grazzanise.

Mentre per la commemorazione dei 10 anni dalla scomparsa di Pino Daniele è stata organizzata una piazza a dir poco scandalosa, denunciata sia dai partecipanti che da alcuni degli artisti invitati: uno spazio comodo allestito sotto al palco per i “regnanti” in festa, transennati e protetti dal resto degli spettatori.

Non sarà diverso nemmeno questa volta, con qualche dispositivo adeguato per impedire alle persone di partecipare. Così ha deciso il Sindaco. Sì perché se prima c’era qualche dubbio ora ne abbiamo la certezza.

All’indomani della vittoria del quarto scudetto, il sindaco/fantoccio Manfredi non si è pronunciato sulla festa fino a quando non ha ricevuto ordini da quello che possiamo definire il vero capo della città: il prefetto Michele Di Bari.

Niente festa di domenica. Si farà lunedì alle 15:00 sul lungomare, ad un orario quindi non proprio inclusivo. Si transenna tutto, si costruiscono palchi per Vip -celebrità, borghesia e politicanti- e si concede l’ingresso ad un massimo di 90.000 persone all’interno della festa. Il resto della popolazione dovrà arrangiarsi con TV o Maxischermi. Insomma, siamo di fronte all’ennesimo tentativo di brandizzazione della città.

D’altra parte, anche su altri versanti l’amministrazione comunale latita. Non prende decisioni per la festa scudetto ma nemmeno per la crisi bradisismica o l’emergenza abitativa. Tutto passa attraverso Di Bari e una governance collocata più in alto.

Siamo perciò fermamente convinti che Napoli meriti di meglio e che la sua popolazione debba cominciare a prendere parola. Opponendosi a un governo imposto dall’alto e rigettando categoricamente un modello istituzionale che teatta i propri cittadini alla stregua di animali in gabbia. Da esporre al miglior offerente.

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