Scopo di questo articolo è di andare oltre la cronaca per cercare di formulare qualche commento e riflessione critica sulla tardiva seduta consiliare svoltasi lo scorso 24 settembre che ha avuto carattere monotematico perché dedicata esclusivamente alla trentottesima edizione dell’Americas’Cup che, svolgendosi per buona parte nel quartiere occidentale di Bagnoli, è collegata anche alle scelte e ai progetti per questa importante parte del capoluogo partenopeo.
La tardività della seduta è dovuta essenzialmente al fatto che, ormai, è tutto deciso e, in tale situazione, il richiamo alla partecipazione dei cittadini e del territorio, più volte risuonato nel dibattito consiliare, ha, nei fatti, un valore meramente formale.
È innanzitutto mancata qualsiasi seria contronarrazione rispetto alla politica dei “grandi eventi” e specificamente all’America’s Cup tanto che in uno dei due ordini del giorno conclusivi (votati entrambi all’unanimità) si ripete stancamente l’indimostrata e indimostrabile affermazione che questa gara velistica internazionale per ricchi avrebbe un impatto socio-economico positivo per la città di un miliardo di euro.
In altri termini, siamo di fronte alla solita propaganda miracolistica che accompagna i grandi eventi dalle olimpiadi alle esposizioni universali, si tratta di entusiastiche previsioni che, poi, vengono puntualmente smentite a consuntivo.
Ad esempio, anche per l’Expo 2015 di Milano si formulavano previsioni entusiasmanti che la freddezza dei numeri s’è incaricata di smentire, infatti -osserva Gianni Barbacetto in un suo recente libro – che “alla Società Expò Spa sono arrivati oltre 2 miliardi di soldi pubblici. – I ricavi (da biglietti, royalties e sponsorizzazioni) sono stati poco più di 700 milioni. – Il risultato è dunque negativo per 1,3 miliardi”.[1]
A conferma di un dibattito consiliare prevalentemente edulcorato, nessuno ha ricordato che il Comune di Barcellona – che pure ha ospitato la precedente edizione dell’America’s Cup – s’è rifiutato di ospitare la prossima gara per non andare incontro a nuove spese e, fatto ancora più clamoroso, il governo neo-zelandese (il Paese dell’Emirates Team New Zealand attuale detentore della Coppa) non ha voluto finanziare il Comune di Auckland (sede prescelta) perché ha affermato che ha altre priorità mentre Valencia, anch’essa già sede di altre edizioni e citata nel dibattito consiliare, ha prontamente rinunciato alla propria candidatura in seguito alla forte alluvione che ha colpito la città spagnola nell’autunno dello scorso anno causando quasi 100 morti (se il grande evento fosse stato utile ai problemi di ricostruzione della città è ovvio che non si sarebbe rinunciato ad ospitare nuovamente il grande evento).
Basterebbero questi esempi per smontare buona parte della retorica intorno all’edizione napoletana della competizione.
Tuttavia, è chiaro che c’è ancora chi ha interesse allo svolgimento di questi eventi e sono quelli che gestiranno gli introiti dei diritti televisivi, le sponsorizzazioni, i gadgets e, com’è facile capire, non sono le città ospitanti.
In realtà, c’è una crisi dei “grandi eventi” che sono stati una delle espressioni della competitività internazionale legata alla globalizzazione, la crisi di quest’ultima, per i noti fattori geopolitici dell’ultimo decennio, influisce sull’attrattività di questi tipi di eventi.
Ciò che resta di questo tipo di eventi è il loro carattere di “acceleratore”, non a caso il Presidente del CONI Malagò, nel riferirsi alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, ricorda che “i grandi eventi sono acceleratori nel fare le cose” e questo carattere acceleratorio di progetti già in corso, naturalmente, è emerso anche nel dibattito consiliare.
È proprio su questi progetti già in corso o, meglio, sulle modifiche che vi si stanno apportando che emerge la sana diffidenza espressa dal presidio di Associazioni, Comitati e Reti cittadine che si è svolto in concomitanza e all’esterno della sede del Consiglio, le forti perplessità messe nere su bianco da Associazioni ambientaliste riguardano, in particolare, la definitiva rinuncia alla rimozione della colmata a mare fatta ai tempi dell’Italsider, un tentativo di ridimensionamento del previsto Parco pubblico in una parte dell’area da bonificare e il carattere di spiaggia pubblica del litorale occidentale della città da Nisida ai confini amministrativi col Comune di Pozzuoli.
A ulteriore conferma, le citate Associazioni nel documento di sintesi, pervenuto anche all’Amministrazione comunale, evidenziano che “sul sito di Invitalia[2] scompaiono bosco e spiaggia previsti dal PRG e dal PRARU approvati, mentre compare un vero e proprio approdo/porto per yacht che va ben oltre l’intervento temporaneo per l’America’s Cup, il cui costo (200 milioni) non sembra giustificare la provvisorietà dei lavori lasciando presagire la definitiva rinuncia alla spiaggia libera e gratuita e al mare pulito”.
C’è stato chi, tra i consiglieri, s’è opportunamente fatto interprete di queste osservazioni ma il risultato unanimistico sulle votazioni dei due ordini del giorno conclusivi svuota di significato la diversità di accenti degli interventi registratasi nel corso del dibattito, confermando, purtroppo, l’attuale Consiglio comunale come un’istituzione senza opposizione retto da un sostanziale “monocolore” anche se, sul piano formale, sono diverse le sigle di liste e Partiti che vi fanno parte.
In altri termini, anche i richiami alla delibera comunale del 2012, fatta sull’onda di oltre 14 mila firme di cittadini che affermava il carattere di spiaggia pubblica dell’intero litorale occidentale da Nisida a Pozzuoli più che un supporto a queste rivendicazioni e pertinenti obiezioni tecniche e normativa, sono state il tentativo di rinchiudere Associazioni e Movimenti in un’estenuante e poco produttivo confronto con una Giunta che ha un altro disegno di città anche per la zona flegrea.
Ciò è emerso con chiarezza dalle dichiarazioni del Sindaco Manfredi sia nell’introduzione al dibattito che in sede di replica: nel primo caso, il Sindaco ha riferito di contatti con la Federazione Italiana Canottaggio e la Federazione Italiana Vela e ciò l’ha messo in collegamento con l’“accesso pubblico” al mare dove occorrerà garantire dei servizi, insomma da queste ermetiche dichiarazioni del Sindaco non sono da escludere forme di concessione su tratti del litorale il che rafforza anche le forti perplessità sul carattere “temporaneo” delle strutture che verranno messe in piedi per l’America’s Cup.
Del resto, su questo punto, Manfredi è stato particolarmente reticente perché tutti sanno che nel “Patto per Bagnoli” firmato il 15 luglio del 2024 tra Manfredi – in qualità di Sindaco e Commissario – e la Presidente del Consiglio nell’auditorium della Porta del Parco sono previsti anche interventi sul water front con investimenti per 60 milioni.
In sede di replica, il primo cittadino ha espresso forti perplessità sul fatto che, attualmente, non è prevista possibilità di espansione edilizia nell’area del parco pubblico, tradotto fuori da linguaggi criptici, non è previsto un esplicito aumento delle cubature.
In realtà, se ci si vuole fare veramente interpreti delle critiche e perplessità dei Comitati ed Associazioni – rappresentate anche attraverso striscioni e volantini del presidio sotto la sede del Consiglio che definivano l’America’s Cup come un altro “Pacco” per la città – occorrerebbe una rottura politica con l’attuale Giunta cosa che, attualmente, non è all’orizzonte di chi si caratterizza come sinistra interna all’Amministrazione e al “campo larghissimo” che ne caratterizza azione e progetti.
I limiti di questa impostazione sono emersi tutti nella votazione del secondo ordine del giorno, non privo di elementi condivisibili, ma quando si è dovuto ribadire il carattere pubblico del litorale, per evitare spaccature nella maggioranza, si è usata l’espressione di “uso pubblico” del litorale, con un concetto non molto dissimile dall’espressione “accesso pubblico” alla spiaggia usata dal Sindaco segnando, così, un evidente arretramento rispetto alla citata deliberazione del 2012 molto più chiara in merito alla caratteristica di spiaggia pubblica del litorale flegreo.
Purtroppo, la scelta fatta da alcuni – che nel passato hanno anche fatto parte di quella positiva “anomalia napoletana” che ci ha portato l’acqua pubblica e a Bagnoli l’ordinanza “chi inquina paga” – ha indebolito e diviso la sinistra di classe e i Movimenti proprio quando ci si trova di fronte ad un’Amministrazione che ha aperto all’ingresso dei fondi immobiliari d’investimento e persegue una sorta di “via partenopea al modello Milano”.
Ora si tratta di capire se, invece, esistono energie, volontà politica e tensione sociale per rafforzare la costruzione di alternative d’opposizione per salvare ciò che resta della città pubblica e sociale contro la città liberista e finanziarizzata della Giunta Manfredi e Bagnoli può essere un importante banco di prova per un processo riaggregativo
[1] Cfr. Gianni Barbacetto in Contro Milano pag. 45
[2] INVITALIA Spa è una Società Partecipata controllata al 100% dal Ministero dell’Economia e Finanze ed è il “soggetto attuatore” del progetto Bagnoli.
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